Libreria delle donne di Milano
paradiso
"A volte penso che il paradiso debba essere un continuo infinito leggere"
(Virginia Woolf, luglio 1934)


Bianca Pitzorno
Donna Tartt, IL PICCOLO AMICO
Rizzoli, 2003
pagg 681 Euro 18

L'ho comprato perché ne avevo letto la recensione. Pensavo di tenerlo da parte per quando a avessi finito i due o tre libri già in lettura. (Non conosco il precedente romanzo della stessa autrice, DIO DI ILLUSIONI, ma lo leggerò al più presto). L'ho aperto per dargli un'occhiata, ho cominciato a leggerlo in immersione totale e in tre sole tappe -leggo a letto ogni notte prima di addormentarmi- l'ho finito.
E' la storia di Harriet, dodici anni, né bella né dolce, ma intelligente e amante delle risse, sola senza rimedio né speranza nonostante viva al centro di un universo femminile che in un libro meno amaro e disperato, dovrebbero garantirle l'ambiente migliore in cui una bambina possa crescere. Una famiglia di sole donne nel Mississipi degli anni Cinquanta. Il padre è andato a vivere altrove, l'unico fratello è stato misteriosamente ucciso all'età di dodici anni, impiccato a un albero del giardino in presenza delle due sorelline di quattro anni e di otto mesi. La madre, in seguito a questa morte, si è rifugiata nelle nebbie degli psicofarmaci. La sorella maggiore Allison, che ha completamente rimosso ciò che ha visto il giorno dell'assassinio, passa il tempo a dormire. Della casa si occupa Ida, la domestica di colore. Dell'educazione formale e scolastica delle due ragazzine si occupa la nonna Edith, che però non riesce ad amarle come amava Robin e non lo nasconde. Nello stesso quartiere vivono tre pro-zie, vedove e senza figli, sorelle di Edith, il cui unico centro affettivo parrebbero le due pro-nipotine, ma che nella loro svagatezza non vedono quello che accade sotto i loro occhi.
Harriet è sola, non può condividere con nessuno i suoi pensieri, i suoi entusiasmi, le sue paure. Nemmeno col suo amico-succube Hely, che finisce per tradirla. Unico conforto i libri. Harriet è una fortissima lettrice e desidera, come don Chisciotte, rendere vita la letteratura. Così l'estate dei suoi dodici anni decide di scoprire e punire l'assassino di quel fratello che non ha nemmeno conosciuto. Non importa se questa ricerca la porta fuori dal tranquillo quartiere altoborghese dove vive la sua famiglia e la fa precipitare in un sordido ambiente di poveri violenti, di drogati e di spacciatori, di predicatori folli, di crudeltà e di squallore. Harriet, i cui eroi sono Houdinì e il capitano Scott che scrive il suo composto diario mentre con i suoi compagni di spedizione sta morendo assiderato al Polo Nord, non ha paura di affrontare e usare pistole e coltelli. Si rende conto, a ogni nuovo passo, di rischiare la vita, ma è proprio questo rischio a conservarla viva, a strapparla al torpore della sua famiglia. Ogni suo incontro col 'nemico' tiene il lettore col fiato sospeso. Trepidiamo per la sorte della bambina, che intrepida affronta la violenza più efferata, viene uccisa e resuscita, uccide e si sente morire per il senso di colpa.
E' un 'noire' che pur avendo una bambina per protagonista, non concede niente al patetismo né alle descrizioni stereotipate ed edulcorate dell'infanzia.