18 Gennaio 2002
 

Il diario di un'anima
di IAIA VANTAGGIATO

Etty Hillesum "DIARIO 1941-1943. Un mondo 'Altro' è possibile". Da domani a Roma incontri, dibattiti, spettacoli teatrali e una mostra fotografica per ricordare la figura della intellettuale ebrea olandese morta ad Auschwitz a 29 anni. Un progetto promosso dall'assessorato alle politiche culturali con le Biblioteche del Comune e l'università degli studi Roma Tre

Terrestre, solare, appassionata e sempre innamorata dell'amore. Questa era Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese che a soli 29 anni trovò la morte ad Auschwitz. E che così rimase nonostante gli orrori della guerra e di una deportazione che lei stessa aveva scelto: per condividere il destino dei suoi famigliari e degli altri ebrei ma anche per dare testimonianza. Tanto che - sino alla fine - Etty fece di tutto per salvare i Diari cui quella testimonianza aveva affidato, nulla per salvare se stessa. E tanto amore mise nella scrittura che questa finì per trasformarsi in scrittura dell'amore.
A lei, ai suoi Diari e alle sue Lettere è dedicato il progetto Etty Hillesum, Diario 1941- 1943. Un mondo 'Altro' è possibile che si aprirà domani a Roma per proseguire sino al 26 febbraio. Promosso dalle Biblioteche del comune di Roma e dal dipartimento di filosofia di Roma 3, il progetto presenta un calendario fittissimo di incontri che a seguirli tutti ci vorrebbe proprio la bicicletta di Etty, quella con cui amava girare per le strade di Amsterdam, sempre curiosa di tutto, pronta ad acchiappare qualsiasi brusio della vita.
E quando leggiamo che è radiofonico il primo appuntamento - domani sui Radio tre, alle 12,15 - chissà perché ci tornano in mente alcune annotazioni di Etty: "Le ultime notizie dicono che tutti gli ebrei saranno deportati dall'Olanda in Polonia...e secondo la radio inglese dall'aprile scorso sono morti 700.000 ebrei in Germania e nei territori occupati... sono già morta mille volte in mille campi di concentramento, eppure non riesco a trovare assurda la vita". Cosa avranno pensato le otto detenute di Rebibbia ospiti del programma radiofonico di Gabriella Caramore leggendo nei Diari frasi come questa? "E' stata una esperienza straordinaria - racconta Pia Mazziotti, ideatrice del progetto insieme a Claudia Gioia -, una delle detenute ha persino portato una pagina scritta e commentando i Diari tutte hanno usato le stesse parole: pace, amore, solarità. Mi hanno colpito, soprattutto, le loro considerazioni su dio: quello di Etty, dicevano, non è necessariamente il dio del cattolicesimo; ognuna di noi può avere una spiritualità e chiamarla dio". E proprio a Rebibbia, il 29 gennaio, è previsto un intervento teatrale - che sarà trasmesso in diretta da Rai radio 3 e presentato da Gianfranco Capitta - di Barboni Teatro, per la regia di Pippo Delbono e dal titolo: "La rabbia...dove le parole di Etty Hillesum risuonano come un grido di libertà". Non era, forse la stessa Etty a scrivere: "Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta e risolve il dolore e se si riesce a mantenere intatto un pezzo della propria anima"?.
Già, l'anima, la spiritualità di Etty: tanto intensa da far pensare ad una altrettanto intensa sensualità. Non riducibile, quest'ultima, all'amore corporeo e appassionato che - per un periodo - la legò a Julius Spier ma riconducibile piuttosto al suo rapporto vibrante con la natura. "Etty - spiega Francesca Brezzi, docente di filosofia morale a Roma 3 e tra le artefici del progetto che verrà presentato domani pomeriggio alle 16,30 al Campidoglio - non evade verso il silenzio della morte ma continua ad affrontare il silenzio della vita che parla attraverso la natura, una pianta fiorita, il faggio rosso vino della sua adolescenza, le orchidee profumate e i narcisi gialli, una amica o un amico caro". E anche qui risuonano le parole del Diario: "C'è la guerra. Ci sono i campi di concentramento... Eppure in un momento di abbandono io mi ritrovo sul petto nudo della vita e le sue braccia mi circondano dolci". La vita è bella, ripeteva sempre Etty anche quando si trovava nel campo di smistamento di Westerbork, anche quando - il 7 settembre del 1943 - diretta ad Auschwitz lasciava cadere dal treno dei deportati una cartolina su cui era scritto: "Abbiamo lasciato il campo cantando".
Non si fa fatica allora a comprendere il continuo andirivieni di Etty dall'anima al corpo, dalla trascendenza a una realtà sempre fotografata nuda. Così Etty pensa e interroga il male del suo - e del nostro - tempo: "Se non sapremo offrire al nostro mondo impoverito dal dopoguerra nient'altro che i nostri corpi salvati ad ogni costo, e non un senso nuovo nelle cose, attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e desolazione, allora non basterà". Pensare il male diventa per Etty una straordinaria convergenza di pensiero, azione e sentimento: "Dal pensare il male - spiega Brezzi - Etty passa all'azione. Che è sempre azione destinata agli altri, a lenirne le sofferenze. Pensare il male vuol di reagire contro il male. Ed è quello che Etty fa nei campi, a Westerbork prima, ad Auschwitz poi. Attingendo forza interiore da questo amore". E sono il male l'odio, la resistenza esistenziale i principali temi dell'incontro di apertura. A dibatterne, tra gli altri, Lia Levi, Giancarlo Gaeta, Nadia Neri e Marco Deriu. Non si fa fatica del resto neanche a comprendere il titolo dell'incontro - "Scrivere e sentire la vita" - che si svolgerà lunedì alle 17.00 alla facoltà di filosofia di Roma 3 e a cui parteciperanno Denise De Costa, Marcella Filippa, Chiara Zamboni, Paola Ricci Sindoni e Gabriella Farina.
Sempre lunedì, inaugurazione della mostra fotografica e documentaria "Etty Hillesum: il cuore pensante tra le baracche e il fango": nelle immagini, gli anni della gioventù trascorsi a Deventer, i fratelli Mischa e Jaap, e poi Spier e ancora le amiche, Tide, Maria, Christine. Immagini da cui traspare quanto l'Eros fosse per Etty un mezzo di comunicazione spirituale.
Cuore pensante della baracca: è un termine tedesco - Hineinhorchen, il pensare col cuore - a indicare quell'atteggiamento di ascolto interiore che portò Etty a essere il "cuore pensante" del campo di concentramento. Ed è dedicato proprio al rapporto di Etty con la cultura tedesca - e in particolare con Rilke, il suo poeta preferito - l'incontro che si terrà martedì 23 presso il Goethe Institut. Un rapporto che rifiuterà sempre qualsiasi vezzo formale o preziosità intellettuale: "Per Etty - spiega Laura Boella che parteciperà al dibattito insieme a Gabriella Caramore, Joseph Sievers e Giacomo Marramao - il tedesco è la lingua delle cose importanti da pensare".
Ma l'ascolto interiore di Etty si fa ancora più vibrante e attento quando intrattiene i suoi dialoghi con dio, alterità che accoglie dentro di sé e a cui si lega come in una intimità amorosa, fondendo in quel loro comune sentire il finito e l'infinto. Lei stessa scrive che "in fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d'amore che si dovrebbero scrivere". Dell'amore e dell'amicizia con Dio si parlerà nel corso degli incontri del 24 e 26 gennaio, rispettivamente alla Biblioteca Pigneto e a quella dell'Orologio: al primo appuntamento parteciperanno Paul Lebeau, Giacoma Limentani e David Meghnagi. Ospiti del secondo saranno - tra gli altri - Laura De Salvo, Annarosa Buttarelli, Wanda Tommasi.
Ma la memoria - oltre che con le parole - si nutre di immagini. E questo è ancora più vero quando a dover essere ricordata è l'immane tragedia della shoh: il 27 gennaio, Giornata della Memoria, il centro ebraico Pitigliani ricorderà Etty Hillesum con la proiezione del documentario di Jaap Walvis e Almar Tjepkema, Una vita spezzata. Non l'ultima, purtroppo, perché le guerre non sono terminate nonostante Auschwitz. "E' per questo - ci spiega Brezzi - che abbiamo voluto organizzare una tavola rotonda sui 'Cuori pensanti nell'orrore e nella guerra'. A parteciparvi saranno per lo più donne: afghane, serbe, algerine, israeliane". Alle donne, le organizzatrici del convegno, sembrano così riconoscere una maggiore capacità di comprendere l'orrore della guerra e maggiore forza nell'esprimere una riflessione che abbia la guerra come oggetto. "Non è in gioco il sentimento - precisa Brezzi - ma la potenza di una riflessione che non si dà solo come razionale e chiama in causa, di nuovo, la comprensione e l'ascolto. E' questo che c'è in Etty: molto di più che non un ragionamento astratto".
Dedicato al Giorno della Memoria anche lo spettacolo - presso il Teatro India e sempre il 28 gennaio - "La ragazza che non sapeva inginocchiarsi" con Elisabetta Pozzi e Evelina Meghnagi e per la regia di Pia Di Bitonto. Il testo - liberamente adattato dai Diari e dalle Lettere - è di Gabriella Schina: "Scrivere questo testo è stato un viaggio nell'orrore...per tutto il tempo che ho lavorato, ho avuto una foto di Etty sulla scrivania....attendevo di incontrarla....ascoltavo la sua voce, entravo nella sua baracca, ne immaginavo i vestiti e lo zaino". E vicini come siamo a un Giorno della memoria dimenticato dalle istituzione è bene ribadire che "Non si può rimanere indenni dopo aver guardato nell'orrore della shoa". E mentre le istituzioni neanche ci provano, sono i più giovani a intraprendere un sentito "Viaggio al centro del cuore". Questo il titolo del raccontostoria di Jobel Teatro, su testo di Roberta Palombo con Marinella Montanari e Gabriele Tozzi. Lo spettacolo - per la regia di Lorenzo Cognatti - ha un palcoscenico speciale: l'Istituto di rieducazione minorile Casal Del Marmo. A Etty sarebbe piaciuto.
Gli ultimi due incontri sono previsti per il 4 e il 9 febbraio presso le Biblioteche Rugantino e Borromeo: dell'Altro tra di noi ma anche dentro di noi parleranno Emilio Baccarini e Francesca Koch.