28 Ottobre 2001
 

Pensatrici tutte anime e corpi
Francesca Rigotti


"Pensare senza balaustre" (denken ohne Geländer) chiamava Hannah Arendt un modo di esercitare l'attività del pensiero autonoma e irriducibiile a una scuola, originale e diversa dal modo in cui la tradizione filosofica ci ha consegnato l'esperienza del pensare. Questo modo di pensare unifica le filosofe del '900 (Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein e Maria Zambrano) intorno alle quali altre filosofe contemporanee scrivono i saggi qui raccolti. E un modo specifico di fare filosofia - illustra Francesca De Vecchi - nel quale si profila una nuova e diversa forma di soggettività del sentire, che trae alimento da varie esperienze pratiche e teoriche: la politica, l'amicizia, la mistica, l'amore. E nel quale il rapporto tra pensiero e vita, tra filosofia e biografia, è questione nodale, che va riannodata e ricomposta.
Ma è anche un modo di fare filosofia che Roberta de Monticelli definisce, specialmente nel caso di Edith Stein, ma io vi aggiungerei Maria Zambrano e forse anche le altre pensatrici qui considerate, Simone Weil e Hannah Arendt "paradossale". Dove il paradosso consiste nella convivenza tra un volto aurorale, diurno, candido ed evidente e un velo notturno, oscuro, misterioso, ascetico. E' vero che la vita di Edith Stein è stata per una metà
"aurora, luce nascente, felicità, presenza, esercizio dei sensi, comprensione, e per l'altra metà notte e "croce", dove in luogo della luminosa vita del filosofo c'è il mistero che crocefigge l'intelligenza" (pag. 83). Ma non lo fu anche la vita di Maria Zambrano, sospesa nella situazione liminare dell'esilio, durante il quale peregrinò da un paese all'altro senza mai poter approdare nel proprio ? avendo voluto però mantenere, per amore, per rispetto,
la lingua madre, lo spagnolo ?sospesa tra l'aurora della vita e la notte della morte come la sua eroina Antigone, che fa la spola tra le sponde dell'essere, tra il dominio dell'oscurità e la luce crepuscolare dell'aurora? E non lo sono forse anche le vite di Hannah Arendt, anch'ella esiliata, proiettata fuori (ek?silio) dalla storia e della vita abituale, e di Simone Weil, che rivive nella sua eroina Proserpina, destinata a far la spola tra regime
diurno e regime notturno, e sulla quale Maria Concetta scriveparole toccanti? Le corrispondenze si dilatano dal modo di pensare al, modo di vivere e al loro parallelismo: vivere e pensare discorsivi e deambulanti, tra l'andare e il venire corporale e l'andare e il venire i discorsivo (dis?curro, correre qua e là) del pensiero.

Laura BoelIa, Roberta de Monticelli, Rosella Prezzo, Maria Concetta Sala, "Filosofia ritratti corrispondenze" (a cura di Francesca De Vecchi), Tre Lune edizioni, Mantova 2001, pagg. 140, L. 25.000