Libreria delle donne di Milano

l'Unità - 6 dicembre 2001

"Tutti pazzi per i No-Global"
Lidia Ravera

Leggo Paolo Cento sul Corriere della Sera: "L'idea del partito no-global è molto interessante" e mi vengono i brividi. Ho seguito con attenzione i passi del "popolo di Seattle", anche con apprensione.
Li ho visti bastonati come cani a Genova e sminuiti come figli di papà che fanno le vacanze rivoluzionarie dovunque si riuniscano i G8 dato che Frisco e Katmandu sono out.
Li ho visti denigrati e lusingati. Speravo di non doverli vedere strumentalizzati. Invece, ovviamente, li vedrò.
Sono troppi per non far venire l'acquolina in bocca alle smarrite compagini della sinistra. Sono tanti, sono giovani (il che, a torto, è ancora ritenuto un plusvalore), sono "la novità".
Sono molto frazionati e variegati alloro interno, ma di questo gli aspiranti egemoni non si danno problema: cooptane uno grosso e gli altri verranno appresso, come un branco di tonni. La gara è aperta: ce la faranno i Verdi che da movimento fondamentale (la qualità della vita passa per ecologia territorio risorse cibo) si sono trasformati in partitello marginale, oppure i Ds che, a forza di perdere consonanti, finiranno per chiamarsi soltanto più "Esse"? Spero che non ce la faccia nessuno.
Non perché io ce l'abbia particolarmente con la partitizzazione della politica (una volta ce l'avevo, ma vi parlo degli anni Settanta), quanto perché temo la riduzione a slogan cacciavoti della complessità d'analisi cui si rifanno i militanti della guerra contro la globalizzazione.
Una mia amica, psicanalista freudiana, una di quelle donne che nutrono, per l'esercizio dell'intelligenza, una vera e propria devozione, mi ha parlato, con gli occhi lucidi di gioia, dei libri che si possono (devono?) leggere per capire che cosa è la globalizzazione, per quali meccanismi passa il mantenimento della ricchezza, l'aggravarsi della povertà.
Mi ha parlato di nuove forme di lotta politica: il boicottaggio, il rifiuto di consumare certi merci, la propaganda contro certa pubblicità, la disobbedienza, la resistenza attiva al condizionamento strisciante.
Mi ha detto: "Capisci? Non siamo più padroni o borghesi o operai. Siamo, tutti, consumatori, valiamo quanto compriamo. Contiamo soltanto per la nostra capacità d'acquisto".
Chi non compra, quindi, non esiste, può essere sterminato, può morire di fame, può essere raso al suolo e sostituito da più appetibili culture.
L'inferno prossimo venturo sarà l'omologazione. Certo che sono giovani, quelli che reagiscono, sono stati i primi a capire, non sono appesantiti da una tradizione di lotta a misura di fabbrica, piazza, scuola.
Hanno poco da perdere, da guadagnare hanno un futuro decente: se il mondo continua a precipitare nella sua "ingiustizia infinita", loro, quelli che adesso hanno vent'anni, a quaranta saranno pochi carnefici, idiotizzati dal lusso, alla mercé di miliardi di vittime. Cariche d'odio.