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vita alla radice dell'economia. Katia Ricci Ci si può commuovere ad un convegno sull'economia? Sì, è successo a molte e molti di quelli che ascoltavano Babacar Mbow sabato 12 Maggio presso la Sala Convegni della Banca Popolare di Verona. Il convegno, durato l'11 e il 12, è stato organizzato da varie associazioni, tra cui: MAG di Verona, Rete delle Città Vicine (di cui fa parte anche La Merlettaia di Foggia), l'Università del Bene Comune e la Libera Università dell'Economia Sociale. Il titolo del convegno racchiude una riflessione, che è anche un invito agli economisti: far diventare centrale nell'economia degli specialisti quello che si fa nel quotidiano. La commozione nasceva dall'ascoltare parole autentiche, vere, aderenti alla realtà, quelle di Babacar Mbow, senegalese, figura carismatica e ieratica, capo spirituale dei Bay Fall, una confraternita religiosa mussulmana legata al sufismo, che ha presentato l'esperienza del villaggio di N'dem, situato a 150 Km.da Dakar, al limite del deserto del Sahel. A un certo punto della sua vita Babacar, che viveva con la moglie in Francia, ha deciso di fare qualcosa di concreto per il suo paese di origine, rifacendo il percorso inverso di tanti, troppi giovani senegalesi, ritornando con la moglie Aissa in quella regione che da 35 anni soffre di una siccità devastante. Che cosa ha spinto Babakar e Aissa? "L'amore- dice in un francese asciutto e senza ombra di retorica, tradotto con calda partecipazione da Serena Sartori-. Al centro dei grandi eventi del mondo c'è l'amore. Solo attraverso l'amore le difficoltà del mondo possono essere risolte". E di difficoltà, risolte man mano, se ne sono presentate davvero tante. E tanti i problemi urgenti: le malattie, a cui ha cercato di far fronte Aissa, creando subito un centro di cura, la desertificazione, l'insufficienza di acqua potabile sia per gli uomini che per le bestie, l'emigrazione di massa dalle campagne Ma dal 1985, quando Babakar cominciò a far rivivere il villaggio, insieme alle donne, vecchi e bambini, che erano rimasti, il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti, documentato durante il convegno dalla proiezione di un video sulla vita del villaggio di N'dem. Vi vivono stabilmente 8.500 persone, dedite a varie attività artigianali, tessili, di strumenti musicali, oggetti, mobili per arredamento e giocattoli. Quasi tutti i prodotti sono realizzati con materie non importate. Attorno al villaggio è stata creata un'associazione che raggruppa 15 villaggi da cui è derivato il GIE, gruppo di interesse economico, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita, realizzando un centro di mestieri artigianali, una scuola e un'attività di ortocoltura. Tra i risultati positivi è da segnalare il piccolo prestito senza interessi, messo in atto da una cassa di solidarietà e il potenziamento di attività varie, dall'allevamento al rimboschimento, all'invenzione di un combustibile, ottenuto mescolando le cortecce di arachidi, il prodotto locale, con una particolare argilla. Sembra, dunque, vinta la scommessa di Babakar di rivitalizzare l'humus e le risorse locali di donne e uomini di un villaggio, che chiede di non stare nella competizione del mercato globalizzato, come ha sottolineato la filosofa Luisa Muraro, che è intervenuta subito dopo Babakar. Ci sono paesi dell'Africa e di altre parti del mondo che vogliono essere "dignitosamente poveri", vogliono un'economia di sussistenza, che il mondo globalizzato non vuole lasciare vivere. Per la filosofa è fondamentale porre con forza agli economisti questioni importanti, essenziali perché vicine alle forme di vita e al quotidiano. Le donne, che in alcune zone dell'Africa sono il volano della rinascita, possono farlo, a patto di far vivere una forte soggettività femminile, che, invece, oggi si presenta debole, come dimostrano quelle che sono nei posti di potere, dove hanno difficoltà a "esserci con la competenza simbolica della loro umanità di essere donne". Molte le pratiche del femminismo ancora vitali: il partire da sé, il rapporto tra donne, la costruzione delle relazioni, tutte ancora buone e forti, se sono trasformatrici di sé e della realtà. L'invito è a non chiudersi in "piccole chiese", ma a tenere aperti i rapporti se si ha il desiderio di "fare grandi cose", di stare in un orizzonte ampio. Non bisogna demonizzare nulla, raccomanda L. Muraro, neanche il demonio, tantomeno il denaro, ma restituirgli "il valore di segno". Il denaro, infatti, porta con sé una promessa di felicità, è "un sacramento di felicità". Negativo è concentrarsi sul denaro come valore in sè, dimenticando ciò di cui è segno. E' necessario, invece, risalire ai moventi, a ciò che davvero ci interessa e consideriamo importante. Il
giorno prima, M. Teresa Giacomazzi della MAG, associazione no-profit, di Verona,
introducendo i lavori, si è richiamata alla necessità che l'economia
affondi le radici nella vita.
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