1 Marzo 2010

Bilanci in rosso e finanziamenti clienterali?

Stiamo assistendo a un dissennato disegno di progressiva demolizione della scuola pubblica.
Il governo taglia i finanziamenti alla scuola pubblica, mentre assistiamo ogni giorno al moltiplicarsi di episodi di corruzione e sperpero del danaro pubblico, sperpero che viene effettuato anche dal ministero dell’ istruzione, con il lancio di piccoli progetti imposti e non necessari (cui le scuole ricorrono per ottenere briciole di finanziamento in più), con corposi progetti di formazione del tutto inutili, con il finanziamento mai lesinato alla scuola privata.
Il taglio delle risorse è un dato macroscopico e ben visibile, ormai denunciato da più parti: sindacati, movimenti di genitori e insegnanti, qualche consiglio di istituto, coordinamenti dei dirigenti scolastici in varie regioni.
La sottrazione di risorse alla scuola pubblica sta vanificando il diritto costituzionale all’istruzione (a prescindere dal censo) e la gratuità della scuola pubblica. Nei bilanci scolastici ormai metà delle entrate sono di provenienza privata, ossia provengono dai genitori degli alunni, chiamati a versare contributi volontari e non, per sostenere il funzionamento didattico (carta, fotocopie, pennarelli, allestimento di laboratori didattici di vario tipo), nonché per l’ampliamento dell’offerta formativa (visite di istruzione, attività sportiva, presenza di esperti in vari progetti) .
Come amministratrici direttamente coinvolte siamo in grado di vedere anche altri aspetti più nascosti e altrettanto insidiosi e poiché non vogliamo assistere al degrado senza assumerci la responsabilità di una denuncia, lanciamo un allarme che riguarda la trasparenza della gestione pubblica e la possibilità di mantenere le scuole come presidi contro l’illegalità.
Nel corso del 2009 il ministero dell’istruzione, dopo aver inizialmente attribuito alle scuole una dotazione finanziaria inadeguata e insufficiente a coprire i fabbisogni, ha poi versato fondi alle scuole in maniera del tutto arbitraria. Ci sono state scuole che hanno ricevuto consistenti finanziamenti aggiuntivi per funzionamento o supplenze, ed altre nulla. Si sono anche verificati casi in cui alcune scuole hanno ricevuto erroneamente un finanziamento duplicato e altre finanziamenti superiori ai parametri stabiliti dalla contrattazione sindacale nazionale.
Da qualche anno le scuole non ricevono più le tabelle dimostrative della ripartizione dei finanziamenti (in ambito nazionale, provinciale o regionale), così che ogni confronto e controllo è diventato impossibile.
Tuttavia le notizie circolano e le scuole si parlano, perché nel disorientamento causato dalla perdita di punti fermi e di elementi basilari del diritto conosciuto, il confronto tra colleghi rimane l’unica vera risorsa, anche se non sempre è facile, perché a volte prevale l’adesione a coltivare il proprio orticello, beati di essere stati beneficati, anche se non si sa a quale titolo. E’ un altro degli effetti indotti dalla volontà di porre le scuole in concorrenza tra loro.
Il ministero ha dichiarato di aver aiutato le scuole in disavanzo di cassa e che continuerà su questa linea anche nel 2010. A nostro avviso non è un criterio accettabile.
Occorre dire che la carenza di soldi in cassa ha cominciato a fare la sua comparsa solo da quando il ministero ha negato le risorse necessarie e pertanto, in primis è dimostrativa solo di questa volontà punitiva. Ma poi, può essere ottenuta in modi che non hanno nulla a che vedere con una corretta gestione e si può arrivare al paradosso di premiare l’illegalità.
Se nelle casse delle scuole ci sono in gran parte fondi non statali e il ministero privilegia la cassa che piange, può sorgere la tentazione di non inserire in bilancio questi fondi, di nasconderli, lasciandoli gestire furori bilancio, in modi non ortodossi. Ma questa scelta alimenterà il lavoro nero: prestazioni di contratti d’opera non più assoggettati a ritenuta d’acconto, acquisto di beni e prestazioni non assoggettati ad Iva, con un effetto moltiplicatore dell’ evasione fiscale e contributiva.
Nella circolare di predisposizione del programma annuale 2010 (e poi anche negli incontri successivi con i sindacati) il ministero chiede alle scuole di “impegnare le spese” anche quando non sono ancora erogate, il che vuol dire iscrivere poste soltanto presunte. Nasce così la possibilità di porre a bilancio spese che non hanno i necessari documenti giustificativi a supporto, solo per dimostrare che i fondi sono tutti impegnati. Quello del ministero è un invito a redigere i bilanci al di fuori di ogni principio contabile.
Che amarezza, per chi ha creduto che la trasparenza fosse un valore non solo da dichiarare , ma da praticare costantemente nella quotidianità e si è prodigata per questo!
A seconda della convenienza il ministero ci indica di volta in volta di seguire criteri opposti, competenza e cassa, e ci tira dentro questo balletto col rischio di venire anche accusate di distrazione di fondi e di essere additate come incompetenti.
In questa situazione è facile che prevalga il senso di sconforto per l’inutilità dei nostri sforzi di continuare a garantire, con responsabilità, un servizio pubblico diretto a cittadini e non a clienti, così come crediamo accada purtroppo anche a molti insegnanti.
Abbiamo bisogno di luoghi di per parlarci, per fare della narrazione della nostra esperienza di lavoro un momento di presa di coscienza e di trasformazione.

 

Paola e Marina
Direttrici amministrative di scuole pubbliche

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