3 Aprile 2009
Duoda

La redazione “carnale”. Come la Libreria delle donne ha incontrato il web

Apparso sulla rivista Duoda con il titolo www.libreriadelledonne.it: hacer red en la red, trad. Gemma del Olmo Campillo, “Duoda, estudis de la diferència sexual” n. 36, 2009. Il testo si può scaricare dal sito RACO (Revistes catalanes amb Accés Obert)
http://www.raco.cat/index.php/DUODA/article/view/139430


La Libreria delle donne di Milano, storica realtà del femminismo italiano, nel 2001 ha incontrato il web e qualcosa è capitato. Il desiderio di praticare la differenza sessuale nella realtà della rete ha dato inizio a questa avventura, e un gruppo di riflessione composto da giovani donne[1] ha legato questo desiderio a una riflessione e a una pratica di scambio. Siamo partite da ciò che abbiamo ereditato: la Libreria come progetto politico e dono prezioso da curare, custodire. Un dono che desideravamo fare nostro contaminandolo con nuove pratiche e nuove modalità di espressione. Abbiamo visto nel sito una possibilità di raccogliere questa sfida, innanzitutto per la familiarità che abbiamo con lo strumento informatico, la sua contiguità con la nostra vita quotidiana. Così ci siamo messe in gioco in prima persona, tentando una mediazione con chi era estranea a questo mezzo.

Il nodo era una riflessione sul linguaggio: le modalità espressive del saggio politico o dell’articolo sono diverse da quelle di internet; l’interattività chiede presenza intellettualmente attiva, e la velocità di comunicazione ha grandi potenzialità ma anche molti rischi, prima di tutto per una certa superficialità, perché spesso si tende a dare risposte affrettate a ciò che capita, perdendo di vista il senso di quello che succede, che viene dalle riflessioni e scambi approfonditi con altre e altri.

Noi siamo convinte che internet e la rete rappresentino una modalità di comunicazione che ha modificato la pratica e il linguaggio della politica, anche la politica delle donne. La rete ha il grande vantaggio che facilita la possibilità di fare politica in prima persona, pensiamo alla grande quantità di siti, mailing list, liste di discussione, blog, comunità di condivisione dei saperi (wiki). La modalità tradizionale dei volantini, riunioni, convegni è stata modificata profondamente da questi nuovi linguaggi, che permettono un’immediatezza e una velocità di scambio delle informazioni che per certi aspetti agevola la comunicazione, specialmente per le più giovani. Il linguaggio che si usa in internet è particolare: sta a mezza via tra il linguaggio parlato e quello scritto, i neologismi abbondano, l’interazione avviene attraverso la scrittura ma è come se si parlasse, perché c’è la percezione della medesima immediatezza. Pensiamo anche alla grafica, utilizzata normalmente negli scambi in rete: la stessa frase può contenere colori e caratteri differenti, può essere caratterizzata da tratti emotivi con le “faccine” (smiley) che esprimono gioia, tristezza, disappunto, divertimento. La maggiore facilità nella comunicazione è data da un tempo di interazione più dilatato rispetto allo scambio di persona, dove si può riflettere maggiormente, dove c’è più tempo per gestire l’emotività, ma allo stesso tempo è uno scambio molto più veloce di quelli epistolari, precedenti l’avvento di internet.

Un altro rischio della rete è la mancanza di fisicità. La sfida – all’inizio della nostra impresa – ci è sembrata molto alta, perché ci stavamo avventurando in un mondo che pare caratterizzato da un linguaggio universale e neutro e da una comunicazione priva di corpo, elementi che avrebbero potuto annullare la differenza sessuale, il nostro essere donne.

Per questo è nata una redazione composta da donne diverse per età e per storia, con differenti  sensibilità e modi di vivere il presente[2]. Da questa passione è sorto il sito, di cui siamo le webmaster o meglio, come diciamo noi, le webmater. Discutiamo sugli articoli da selezionare, li commentiamo senza accontentarci di risposte immediate, inseguendo un senso non scontato: il senso libero della differenza, che spiazza, sposta ogni significato comunemente dato.  Tentiamo di far affiorare, dalle nostre pagine web e dalle migliaia di pagine altrui che incontriamo, un’interpretazione inedita degli eventi. Nel farsi di questa esperienza c’è un continuo attraversare la soglia: essere dentro il medium, la tecnica, l’organizzazione; e guardare la passione politica che ci muove per vederne la fecondità.

La posta in gioco ci è apparsa alta e continuiamo a ritenerla tale: è possibile mettere in gioco la nostra pratica politica in internet? Una comunicazione priva di corpo annulla la differenza sessuale, il nostro essere donne in quel luogo?

La redazione ‘carnale’ del sito della Libreria è il luogo in cui affrontiamo l’impresa forte di fare politica in rete senza annullare la differenza sessuale, senza rinunciare al senso critico necessario di fronte alla velocità delle informazioni e senza rinunciare alla corporeità. La virtualità non basta. Dal movimento politico delle donne sappiamo che portare il proprio corpo e stare in presenza è fondamentale per la passione politica, e la pratica dei piccoli gruppi o della piazza è arricchita dalla presenza della rete.

Nel lavoro concreto e costante della redazione abbiamo compreso che la struttura a rete della comunicazione digitale è particolarmente adatta alla politica delle donne, perché non prevalgono ruoli istituzionali e di potere e perché si ha la possibilità di entrare in relazione con donne di città diverse. Ma anche qui c’è un rischio, quello della pluralità e dell’uguaglianza. Se si segue la “tentazione” della parità la proposta politica si sfilaccia, si va verso un pluralismo forzato e si può ambire alla creazione di un contenitore asettico senza un senso politico. Invece la sfida dovrebbe essere la creazione di uno spazio di incontro/conflitto in cui ci si possa mettere in gioco. Noi crediamo che la pluralità sia ricchezza, a patto che si presenti con un taglio. In altri termini, la potenziale ricchezza può manifestarsi solo se è possibile un netto confronto tra differenti soggetti politici, e se la posta in gioco è una sfida all’esistente. Nella costruzione del nostro spazio virtuale questa è una faccenda che cerchiamo di tenere all’attenzione, perché sappiamo bene che c’è una grande difficoltà a nominare la cosa che più preme e fare delle scelte radicali sul taglio da dare. Il mito della democrazia paritaria sembra incarnarsi nella rete. Seduce con la promessa che ogni cosa ha diritto di essere nominata, che per ogni diritto bisogna fare battaglia, e fa perdere la capacità di scegliere, cosa che inevitabilmente lascia fuori altro.

Abbiamo verificato negli anni che la scelta della radicalità in ciò che diciamo e mostriamo nel sito attira lettrici e lettori, che a volte si trasformano in “scrittrici e scrittori”, nonostante il mercato di internet con l’offerta infinita di informazioni, siti, blog e portali vari. Abbiamo sperimentato che è fondamentale che ci sia un taglio, il taglio della differenza sessuale: saper guardare il mondo, un mondo anche virtuale, in cui uomini e donne si muovono con curiosità e ambizioni differenti.

Il sito della Libreria delle donne di Milano è divenuto nel tempo un luogo prezioso, insieme virtuale e virtuoso. È una miniera di idee facilmente attingibile, e questa ricchezza è accompagnata dal nostro costante lavoro di redazione: ecco le due facce del sito, una elettronica e l’altra carnale. La redazione si riunisce settimanalmente presso la Libreria delle donne di Milano, e le donne della redazione si incontrano in carne ed ossa per discutere e decidere gli aggiornamenti e i nuovi progetti sul sito. Il lavoro tecnico è svolto da alcune donne della redazione, ma molte altre contribuiscono con scansioni, letture, commenti, idee. Attraverso il lavoro di redazione, lottiamo contro la tendenza schiacciante della politica europea e americana di ingabbiare il femminismo in un problema di parità fra donne e uomini. Invece noi desideriamo far brillare l’originalità e la differenza dell’essere donna (che forse un giorno farà brillare gli uomini). Nel fare il sito ci muove il desiderio e il piacere delle relazioni tra di noi, e precisamente dalle nostre relazioni ha origine la nostra sfida: praticare la differenza sessuale nella realtà della rete. Il lavoro del sito è indirizzato a donne e uomini non competitivi verso l’altro sesso, che vogliono vivere il mondo con originalità personale capace di diventare politica, ossia cambiamento del mondo (e di sé). Ecco un frammento del nostro Chi siamo: “La Libreria è un luogo di discussione, o meglio è essenzialmente un luogo politico, per come noi abbiamo inteso la politica. Niente a che vedere con istituzioni, partiti o gruppi omogenei. La chiamiamo politica del partire da sé; nasce dalla riflessione sull’esperienza che ciascuna fa, dello stare insieme in un’impresa di donne ma anche nel mondo e si basa sulla relazione”.

Ora facciamo un passo indietro per riprendere il filo dell’idea originaria del sito e raccontare qualcosa che riguarda più da vicino noi due che scriviamo. Come abbiamo già detto, il progetto del sito, fin dal suo inizio, è stato strettamente intrecciato alla Libreria delle donne, o meglio, alle domande che ci siamo poste su quello che la Libreria rappresenta per noi, sull’eredità di questa esperienza politica femminista, su quello che noi vogliamo assumere e portare nel mondo con la nostra voce. Dobbiamo tornare all’inizio di questo millennio, quando, insieme ad altre venute dopo la rivoluzione del femminismo, ci siamo ritrovate – a partire dal numero di Via Dogana Le ereditiere[3] – a discutere sull’eredità del femminismo e della politica delle donne. Il senso di questa eredità non è lo “scambio tra generazioni”, ma un movimento di continuità/discontinuità di esperienze tra noi e le donne che ci hanno precedute. Ci sono alcune conquiste teoriche che le donne della Libreria hanno fatto partendo dalla loro esperienza (il partire da sé e la pratica di relazione, per esempio) che sono strumenti fondamentali anche per la nostra possibilità di comprendere noi stesse, gli altri e il mondo – ossia per fare politica. Tuttavia c’è anche un’esperienza nostra, che ci preme portare nella politica. Di più, vogliamo portare anche quello che non ci torna delle pratiche che altre hanno saputo trovare, perché condividiamo lo stesso presente insieme a quelle che ci hanno precedute, ma è uno spazio  allo stesso tempo differente, in quanto colto ed esperito da prospettive e punti di accesso diversi.

Ragionando su quello che rappresentava per noi questa eredità, abbiamo capito che ci interessava aprire un’ulteriore porta, uno spazio aperto all’altro, all’esterno, all’imprevisto, nel grande universo della rete. Volevamo darci la possibilità di sperimentare il presente in prima persona, per trovare una misura che fosse anche nostra. Così è nato il sito, la cui pratica costante ha portato a una differenziazione con la Libreria: questa è il luogo storico creato e pensato da alcune che hanno pratiche trentennali e una grande esperienza politica, il sito è invece qualcosa che ci appartiene più direttamente, pur essendo legato alla Libreria. Il collettivo del sito è composto anche da alcune donne che hanno fondato la Libreria, ma è indubbio che noi abbiamo rilanciato il nostro sapere e il nostro desiderio in una sfida tutta nostra. Solo quando abbiamo dato inizio a qualcosa abbiamo guadagnato una competenza sulla nostra esperienza, abbiamo imparato a parlare, a raccontare i nostri bisogni, le nostre priorità, a tentare risposte originali, semplicemente abbiamo imparato a partire da noi. Per noi ha significato guadagnare in prima persona la consapevolezza che l’origine non è l’inizio: l’origine che le donne grandi rappresentano per noi, non è l’inizio della cosa che interpella solo noi, le nostre contraddizioni più intime, le nostre speranze e progettualità, il bisogno di creare a nostra volta. Non è facile entrare in un movimento che esiste già, in una riflessione già creata e strutturata. Il sito ha rappresentato la nostra sfida per la politica. E’ una sfida che riguarda – oltre al desiderio di far politica – anche le nostre relazioni con le donne venute prima, con le quali lavoriamo e ci confrontiamo costantemente nel portare avanti questa impresa, affrontando anche le ombre che le relazioni di disparità si portano dietro, rispetto alla relazione con la madre. Quello che possiamo dire oggi è che far leva principalmente sulla nostra relazione ha cambiato la geografia delle relazioni in quel contesto, ci ha dato più forza e permesso maggiore libertà.

Certamente la nostra competenza tecnica è essenziale al progetto. Ma è soprattutto la nostra relazione duale a essere fondamentale. “Relazione duale”, detto in parole semplici, significa riconoscimento reciproco della capacità, della forza, della possibilità di pensare insieme. Lì al sito, più cresceva la relazione tra noi due, più eravamo forti e questo ha aperto nuovi giochi, anche con le donne che sono venute prima di noi. La cosa scardinante è che mettiamo in primo piano la relazione tra noi due, che siamo figlie del femminismo, e la mettiamo davanti anche a una presunta relazione privilegiata con quelle venute prima, con le madri del femminismo. In questo modo si ridisegna uno nuovo gioco di figure simboliche in cui cerchiamo di far circolare l’autorità fra di noi, senza per questo togliere luce alla madre. Questo ci ha permesso di poter affrontare anche i conflitti con le figure autorevoli con più forza e signoria. Abbiamo trovato essenziale evidenziare una certa discontinuità, la possibilità di avere uno spazio separato, altro. Il fatto che la cosa importante sia la nostra relazione è visibile, e fa accadere delle cose là dove siamo. È una questione di autorità e di competenza simbolica: per il sito è successo che, avendo noi le competenze per realizzarlo, l’autorità si é giocata in modo diverso. E questo è potuto accadere perché tra noi due c’è un gioco di sostegno reciproco, di rilancio, di scambio, di riconoscimento delle capacità e dell’autorità dell’altra. Nutriamo le relazioni con quelle venute prima con la relazione tra noi, anche se a volte è faticoso ed è una lotta continua. Inoltre il sito crea una mediazione perché è la cosa oggettiva che c’é fra noi tutte che lavoriamo alla redazione. Avere questa mediazione permette di rilanciare il conflitto sulle questioni politiche che ci premono e di avere una misura nelle situazioni più difficili, quando il conflitto può diventare uno scontro distruttivo.

Concludendo possiamo dire che il sito rappresenta per noi un laboratorio politico, innanzi tutto per quello che accade tra noi, ma anche per la possibilità di aprirci ad altri linguaggi e nuovi modi di fare politica. Inoltre la possibilità di non identificare completamente il sito con la Libreria delle donne – nonostante il legame stretto tra le due realtà – , ha rappresentato per noi un’occasione di libertà e la possibilità di far politica in prima persona.



[1] Facevano parte di quel gruppo Francesca De Vecchi che in quegli anni era libraia alla Libreria delle donne, Tiziana Vettor, Sara Gandini, Laura Colombo, Laura Milani ed Elisabetta Marano.

[2] Dalla fine del 2001 la redazione del sito comprende anche donne che hanno fatto la storia della Libreria come Luisa Muraro, Clara Jourdan, Vita Cosentino. Nel corso degli anni molte donne e qualche uomo hanno frequentato la redazione, e negli ultimi mesi altre giovani donne, Laura Milani, Valeria Spirolazzi, Serena Fuart e altre, lavorano con noi agli aggiornamenti del sito.

[3] Via Dogana, Le ereditiere, n. 44-45, settembre 1999.

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