27 Luglio 2014

Noi, come scienziate e scienziati, mediche e medici, non possiamo tacere mentre questo crimine contro l’umanità continua

di Sara Gandini

Ho conosciuto di persona, 20 anni fa, la fatica che vivono i palestinesi nel vivere sulla loro terra, nei territori occupati, a Gaza, a Gerusalemme. Ero andata con Ragazzi Salaam dell’Olivo a sistemare una scuola e a conoscere quel popolo lontano. Non era ancora iniziata la seconda intifada, eppure già allora era durissima. Ricordo i problemi con il rifornimento dell’acqua, le case distrutte e l’arroganza dei ragazzini israeliani ai checkpoint, armati di mitra più grandi di loro. I palestinesi dovevano andare a lavorare, o in ospedale, o a studiare ma dovevano aspettare ore sotto il sole, senza alcun motivo, perché i ragazzini erano ancora in età di bullismo.
E’ stato il mio primo lungo viaggio che riuscivo a pagarmi con il mio stipendio e mi sono innamorata di quella terra piena di contraddizioni e di passioni intense. In questi mesi anch’io fatico ad ascoltare le notizie di quella terra ma non posso permettermi il silenzio. Loro ci chiedono di esserci, con le nostre parole.
E così anche medici e scienziati di fama internazionale hanno preso posizione su Lancet, uno dei cinque giornali scientifici più prestigiosi al mondo, su cui un giorno sogno di pubblicare anch’io: “Noi, come scienziati e medici non possiamo tacere mentre questo crimine contro l’umanità continua”, si legge nel testo pubblicato . “Invitiamo anche i lettori a non rimanere in silenzio. Gaza intrappolata sotto assedio viene uccisa da una delle più grandi e più sofisticate moderne macchine militari del mondo”.
Come si scrive sul fatto quotidiano, “tra i firmatari ci sono molti medici che in qualche modo con la guerra hanno sempre avuto a che fare. Tra gli altri c’è Paola Manduca, genetista dell’università di Genova, esperta degli effetti delle guerre sulle persone (si occupò per esempio dell’uranio impoverito per conto delle commissioni di inchiesta parlamentari). C’è Ang Swee Chai, ortopedica, famosa per essere stata presente nei campi libanesi di Sabra e Shatila nei giorni della mattanza contro i profughi palestinesi. C’è Derek Summerfield, psichiatra britannico noto per i suoi studi sugli effetti delle azioni militari israeliane sulla salute dei bimbi palestinesi.”

[…] “Siamo persone informate; insegniamo l’etica delle nostre professioni, insieme alla sua conoscenza e pratica. Tutti noi abbiamo lavorato a Gaza e da anni conosciamo la sua situazione”, spiegano i firmatari che lamentano l’impossibilità di raggiungere il teatro di guerra per portare aiuto alla popolazione civile: “Anche quelli di noi che vogliono andare e portare aiuto non sono in grado di raggiungere Gaza a causa del blocco”.

La lettera finisce con un duro attacco al mondo accademico e medico israeliano interrogandosi sul perché i colleghi accademici israeliani non scrivono e non prendono posizione nei confronti del loro governo per fermare l’operazione militare contro Gaza.

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