7 Ottobre 2006

Quando è troppo, è troppo Ricreare spazi di vita pubblica

Nei luoghi in cui lavoriamo, la scuola e l’università, è cresciuto un profondo malessere. Eppure in nessun paese come in Italia, le critiche all’impianto tradizionale sono state accompagnate da proposte nate dall’esperienza: oltre la resistenza alle riforme in senso aziendalistico, ci sono state buone pratiche che hanno rivitalizzato il senso dell’insegnare e dell’imparare. Lo testimoniano il ventaglio delle lotte di questi anni e la fioritura di libri scritti da insegnanti. E però. Le leggi producono cultura e così abbiamo visto diffondersi veri e propri virus letali come la progettite e la produttivite. Il loro linguaggio (obiettivi, debiti, crediti…) e le loro logiche (prevedibilità ossessiva di tutto: tempi, soldi, canali, competenze) hanno portato a comportamenti astratti e ossequiosi della pura apparenza. E’ stato fatto un uso distorto e quindi competitivo del denaro che ha finito per essere l’unico fine di tanti progetti, iniziative didattiche e assunzioni di incarichi. Non è questa la ricchezza che vogliamo. Se non c’è una risposta in termini di miglioramento della relazione con gli e le studenti, se la loro motivazione rimane povera, se la soggettività non viene nutrita, il solo tornaconto di un’economia ridotta a quantità e denaro non può bastare. Anzi, mortifica le passioni che animano e danno senso alla scuola e all’università.

Di tutto questo vogliamo fare racconto. Vogliamo raccontare gli effetti che le leggi producono e mostrare come la scuola e l’università siano state invase da un ipertrofismo legislativo, che pretende di entrare fin nel dettaglio della vita che vi si svolge. Per noi è imprescindibile disfare certi “orrori” recenti e siamo contenti/e che il nuovo ministro all’istruzione abbia immediatamente sospeso la sperimentazione della riforma Moratti alle superiori. Sentiamo, forte la necessità di un orientamento radicale in questo senso: togliersi dalla logica del troppo, portato avanti in nome di una “giustizia” fatta solo di regole e procedure, e prendere la difficile direzione del meno che ci possa restituire un altro senso dell’abbondanza. In questi anni abbiamo praticato la cura dei bisogni e delle dimensioni essenziali degli esseri umani, a partire da quel che accade a scuola e all’università ma guardando all’intera società. Chiediamo, allora, un atto di fiducia nei confronti di chi lavora e frequenta quei luoghi: non altre leggi, ma una riforma a levare che restituisca dignità e valore ai soggetti coinvolti e alla loro capacità di creare.

Per noi cominciare a mettere in parole tutto quello che è diventato troppo, – troppe regole, troppo insensate e cambiate troppo in fretta, troppo progettificio e troppo mercato, troppa ubbidienza e troppa indifferenza – significa interrogare politicamente i nostri stessi bisogni e ridare forza a percorsi di autoriforma già vitali. Come si ritrova una relazione creativa fra i soggetti coinvolti nella scuola e nell’università? Come si riguadagnano i tempi necessari ai nostri bisogni e desideri? Come ricreare spazi di vita pubblica nei nostri contesti? Come trasformarli in un sapere da condividere? Come si ricolloca il denaro, sapendo che non è l’unica misura delle cose? Quali sono le altre forme di abbondanza a cui attingere?

Ci vediamo a Roma

sabato 7 ottobre (15,00 – 19,00) e domenica 8 (9,00 – 13,00) 2006
facoltà di Architettura della Terza Università, aula Urbano VIII
via Madonna dei Monti 40, MM linea B – fermata Cavour

Quelli e quelle dell’autoriforma
della scuola e dell’università

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