4 Maggio 2010

Il Circolo della Rosa di Milano

di Alessandra De Perini


Il Circolo della rosa di Milano non è solo uno spazio pubblico, ma un’impresa di donne dove circolano danaro, idee. informazioni, relazioni, all’interno delle quali avviene uno scambio non solo politico e simbolico, ma economico.

L’aspetto economico del Circolo per molto tempo è stato messo in ombra, ritenuto secondario o banalizzato. Recentemente, durante un incontro al Circolo, Lia Cigarini ha chiesto di cominciare a riflettere sull’aspetto economico della politica delle donne. Loredana Aldegheri della Mag di Verona, presente in quell’occasione, mi ha chiesto di intervistare Laura Minguzzi, attuale presidente del Circolo, con cui sono in relazione politica e di amicizia, per saperne di più su come si articola la soggettività economica del Circolo.

Il Circolo si trova oggi in un ampio spazio, contiguo alla Libreria delle donne, ne è infatti una filiazione, ed è stato fondato nel 1990 da un gruppo di donne, alcune della Libreria e altre dell’UDI. All’epoca era collocato al terzo piano di una palazzina Liberty, in Carrobbio. Quando hanno preso la decisione di fondare il Circolo, queste donne hanno fatto dei conti precisi, calcolato costi, elaborato dei preventivi di spesa e sicuramente hanno valutato la qualità delle relazioni tra loro. Un’impresa politica ed economica di donne inizia, infatti, con una scommessa che nasce da relazioni solide, di fiducia.

Il Circolo non ha legami con le istituzioni, non gode di finanziamenti pubblici, punta fin dall’inizio sull’autonomia finanziaria come base imprescindibile di partenza.

Alle origini dell’impresa c’è stato un atto di generosità da parte di alcune socie che hanno donato fondi. Quel “dono” aveva il significato di scommettere sulla riuscita del progetto ed era dettato dalla convinzione che il Circolo rispondesse al bisogno profondo che molte donne sentivano di un luogo che fosse punto di riferimento quotidiano per incontrare altre donne, uno spazio sempre aperto, dove darsi appuntamento, prendere l’aperitivo, leggere i giornali, scambiare idee, godere con agio della libera conversazione (sul modello dei vecchi “salotti” delle “preziose” del secolo XVII che consideravano la conversazione un’arte raffinata).

Il Circolo è partito con 90 socie, poi, dopo alcuni anni, la frequenza cominciò a diminuire e si trovò sempre più in perdita per le troppe spese fisse. Alcune socie cominciarono allora a versare soldi in più per sostenere non solo politicamente, ma anche economicamente l’impresa. Una volta trasferite nella nuova e attuale sede di Via Calvi 29, le cose andarono meglio: l’affitto era minore e, insieme alle bollette, era diviso a metà con la Libreria. Si discusse a lungo su come utilizzare l’eredità di Bibi Tomasi (1) che, alla sua morte, aveva lasciato una cifra considerevole alla Libreria. Alla fine si decise di ristrutturare lo spazio per riprendere l’attività del Circolo. Stefania Giannotti e Corrado Levi (2) curarono la ristrutturazione. Sono stati così costruiti due bagni e il salotto, dove si fanno gli incontri e si gusta il buffet dopo le discussioni, è stato recentemente insonorizzato e fornito di ventilatori al soffitto per affrontare il caldo dell’estate. La sala del Circolo dà su uno spazio esterno che è stato arricchito di piante sempreverdi, di vasi fioriti e tavoli, in modo da consentire, quando è primavera o fa bel tempo, a chi lo desidera, di uscire in uno spazio esterno al Circolo che non è la strada. Il Luogo doveva essere bello e confortevole: questi i criteri che hanno orientato le scelte dell’arredo, dei tessuti delle poltroncine, dei quadri alle pareti, dei tavoli e delle sedie. La vetrina, curata da Donatella Franchi (3), è stata consacrata all’esposizione di opere di giovani artiste per promuoverne la conoscenza e l’apprezzamento al largo pubblico.

Il Circolo è il frutto di una pratica politica non separata da una pratica economica che mira anzi a ridefinire il valore del denaro. Le relazioni che sostengono il circolo sono relazioni politiche, in cui si contratta tra donne e si riconosce la necessità di consultarsi continuamente con l’altra, prima di prendere decisioni importanti.

Nel 2000 Renata Sarfati, allora presidente del Circolo, propone a Laura di assumersi la responsabilità dell’impresa economica del Circolo. Aveva visto in lei entusiasmo, partecipazione continua alle iniziative e voglia di mettersi in gioco. Laura accettò e da quel momento tornò a sperimentare una modalità di fare politica che aveva conosciuto da bambina, quando frequentava con suo padre la “Casa del popolo” e a volte vi si recava con sua madre per ballare. Anche al Circolo della rosa, infatti, si fa una politica legata al vivere quotidiano, non separata dai rapporti, dal piacere legato alla convivialità, allo scambio che prosegue a tavola dopo le discussioni politiche.

Attraverso il Circolo promuovere libertà femminile: questo è il progetto in cui Laura si riconosce che consiste nel far crescere desideri, ascoltare le donne che frequentano le iniziative, far da levatrice nel cercare mediazioni, individuare le relazioni giuste per realizzare i propri desideri.

Chi frequenta il Circolo diventa “socia” o “socio” con una quota partecipativa annuale di 260 euro. La quota è elevata perché il Circolo, per le spese ordinarie e straordinarie di manutenzione, non gode di finanziamenti pubblici. Quei soldi vanno considerati un investimento sul proprio desiderio. Il danaro, secondo Laura, è funzionale alla politica delle donne e non viceversa. Il danaro non è il fine dell’impresa, ma solo un mezzo per realizzare desideri, progetti. Il gesto di farsi socia, è un atto politico molto importante, perché consente di realizzare un’impresa femminile grande e di darle continuità nel tempo. Investire nel luogo, dare contributi in termini economici all’impresa comune significa rendere possibile la sua esistenza e riconoscerne l’importanza. Che ci sia o non ci sia non è indifferente. Quel luogo fa vivere meglio, più intensamente, ti arricchisce, ti dona preziose occasioni di incontro e di scambio, spesso anche conflittuali. Per Laura è importante non accontentarsi di andare alle riunioni, di partecipare alle iniziative, limitandosi a prendere idee ed energia, ma impegnarsi a far circolare, insieme alla propria esperienza, alle idee, alle reti di relazione, anche soldi e beni materiali. Mettersi in gioco nella politica delle donne, essere generose, significa anche questo: mettere in campo non solo ciò che si può, ma “di più”, perché è proprio questo “di più” che fa crescere la vera ricchezza della politica delle donne, che consente di partecipare al progetto con la fiducia che, se si dà generosamente, prima o poi vi sarà restituzione, in termini di visibilità e di credito. Le paure, espresse a volte da alcune, che il luogo sia separato dal resto della città, non abbastanza riconosciuto, secondo Laura, vanno tenute in conto, ma poi è l’atto di impegnarsi concretamente, che fa superare le paure e regala preziosi momenti di essere.

Il Circolo, di fatto, è nel mondo, parte viva della città, centro di incontri e cambiamenti, di attività, ricerche e iniziative pubbliche che hanno risonanza a livello non solo cittadino, ma internazionale. Ad ogni iniziativa pubblica sono presenti 50 o 60 persone, più donne che uomini.

Da alcuni anni Laura cura il rapporto con il gruppo di cucina relazionale “Estia”, fondato nel 2004 da Ida Faré, urbanista e docente al Politecnico di Milano che, insieme con Clelia Pallotta, Rossella Bertolazzi, Stefania Giannotti, Anna Maria Rigoni e Laura Sarfati preparano ricchi aperitivi e buffet. Ida Farè ha portato la novità dei cibi completamente freschi e di stagione. Stefania e Ida hanno introdotto al Circolo un discorso politico sul “cucinare in relazione” e sul valore simbolico dell’alimentazione, legato al rapporto con la madre, alla cura di sé e della vita di relazione. Mentre si cucina si parla, avvengono cambiamenti soggettivi, si prendono delle decisioni importanti, si hanno delle intuizioni e idee impreviste. In cucina è stato installato un microfono in modo da consentire alle socie impegnate a preparare i cibi di ascoltare la discussione pubblica che avviene nel salotto.

Per il buffet si paga un prezzo assai modico (le ospiti pagano un po’ di più) e il vino è a parte. Non c’è obbligo di scontrino, dal momento che si tratta di una associazione affiliata alla Libreria che ha la forma giuridica della cooperativa, la “Sibilla Aleramo”. Le quote del Circolo servono così per l’affitto dello spazio, le bollette della luce e gas, il rimborso spese per le ospiti, le spese per le iniziative pubbliche del Circolo, come la proiezione di film a regia femminile proposti dall’associazione “Lucrezia Marinelli” (4) o da Donatella Massara, che ha curato vari cicli di film e documentari, come “I mercoledì di Immagine-storia” rarità a regia femminile sulle vite di donne importanti per la scienza, l’arte ecc, ma sconosciute (4bis) o dal Trust “Nel nome della donna”, fondato da Fiorella Cagnoni insieme ad altre (5), oppure mostre fotografiche e d’arte o incontri con scrittrici, giornaliste, pensatrici, studiose straniere.

Il Circolo nasce ispirandosi ai “club” privati inglesi e, all’inizio, era aperto solo alle donne. Dal 1999 sono ammessi anche soci maschi (prima gli uomini erano solo “ospiti”): sono amici, colleghi, mariti, compagni, figli delle socie, uomini quindi “mediati” da donne che se ne fanno garanti, uomini che sanno la differenza, disponibili ad imparare dalle donne la politica delle relazioni, interlocutori attenti e intelligenti del pensiero femminile.

La vita del Circolo si articola in questo modo: la riunione per decidere il calendario bimensile delle iniziative del circolo, curato da Luciana Tavernini e Marina Santini (i programmi del circolo vengono pensati con attenzione particolare all’attualità, non con il sentimento di riempire uno spazio vuoto), il gruppo di “Storia vivente” il “Gruppo lavoro”, il “Gruppo dell’Autoriforma della Scuola” frequentato da numerose maestre e insegnanti, il gruppo della redazione del Sito della Libreria, ideato da Laura Colombo e Sara Gandini (6), che si incontra tutti i giovedì da vari anni, il gruppo di cucina relazionale “Estia”.

Tutta la vita del Circolo passa per le relazioni. L’investimento vero è sui desideri e i guadagni sono politici, prima che economici. Qui è in gioco la capacità di far vedere a chi entra per la prima volta la differenza di un luogo come questo, nella sua capacità di orientare lo sguardo, di dare forma ad uno scambio simbolico che passa per il cambiamento di sé. Laura non nasconde anche la fatica di questa pratica.

Le relazioni che reggono il circolo sono relazioni di disparità, nel senso che ognuna si avvantaggia del “di più” dell’altra, nessuna cerca di sostituire l’altra e ci si consulta prima di prendere una decisione. La pratica della disparità fa risparmiare tempo ed energie, aiuta ad affrontare gli inevitabili conflitti e, in tanti anni di vita del Circolo, si è rivelata la forma più adatta per realizzare una buona economia e dare continuità nel tempo al Circolo.

Il luogo è aperto alle donne di tutte le età e provenienza politica e culturale, non è connotato ideologicamente, secondo i soliti schemi perché è e vuole continuare ad essere un luogo di libertà femminile, investe sulla libertà che nasce dalle relazioni tra donne e sugli scambi di qualità: un “circolo virtuoso” per l’appunto.

Chi diventa socia o socio del Circolo sostiene, in termini di tempo, di disponibilità all’ascolto, a mettersi al lavoro praticamente, a dare danaro, la politica della differenza; punta su un capovolgimento di civiltà, sulla ricerca di un simbolico di origine femminile che vale per tutti, si riconosce in quell’amore che non è solo un sentimento, ma una forza che agisce a livello profondo ed è in grado di orientare e governare il mondo.


Note


1) Bibi Tomasi

Scrittrice italiana (1925 – 2000). Inizia a scrivere racconti e poesie a partire dall’esperienza di amore e dal dolore della perdita; dopo la guerra, diventa giornalista; nel ’70 incontra il femminismo nascente e nel 1974 firma con Liliana Caruso I padri della fallocrazia, uno dei testi fondamentali del femminismo italiano; è una delle fondatrici della Libreria delle donne di Milano, di cui per trent’anni è stata instancabile animatrice, coltivando relazioni e consigliando, durante il turno del giovedì, i libri che più amava.


2) Corrado Levi

Amico e socio della Libreria delle donne di Milano, artista e curatore di mostre, è autore di numerose pubblicazioni sull’architettura che, insieme all’arte, all’insegnamento, alla scrittura e alla politica, considera una chiave per intravedere nel mondo contemporaneo spiragli di libertà. Ha curato la quarta vetrina del Circolo della Rosa fino ad oggi, promuovendo giovani artiste ed artisti o invitando al Circolo grandi artisti e artiste italiane e straniere. Da quando si è trasferito a Marrakesh, regala saltuariamente alle socie e ai soci del Circolo gradevoli ore di intelligente conversazione e profonde osservazioni su mostre, eventi e personaggi dell’arte. Recentemente ha pubblicato una raccolta di articoli intitolata È andata così. Cronaca e critica dell’arte (1970 – 2008).


3) Donatella Franchi

Artista bolognese, associa, da molti anni, la pratica artistica alla pratica politica delle relazioni. Il suo ciclo di lavori, Cartografia dei Sentimenti, ispirato alla Carta del Paese di Tendre di Madeleine de Scudéry, è stato esposto in varie città italiane, a Washington (Istituto Italiano di cultura, 2001) e a Barcellona (convento di San Agustìn, 2004). La sua ultima opera è Viatico, 2008, ispirato al lavoro di cura per la propria madre. Ha partecipato a diverse rassegne di libri d’artista, la più recente è The Book as Art: Twenty Years of Artists’ Books from the National Museum of Women in the Arts, October 27, 2006 – February 4, 2007,Washington. Alcune sue opere fanno parte della collezione della Rhode Island School of Design (Providence, U.S.A.) e del Washington Museum of Women in the Arts. Organizza incontri seminariali e produce scritti aventi per tema il cambiamento di prospettiva che il pensiero delle donne, a partire dagli anni ’70, ha generato nelle pratiche artistiche e nella storia dell’arte. Ha scritto Louise Bourgeois: il coraggio di attendere, Via Dogana, n. 65, 2003; con Barbara Verzini: Il pensiero della ferita nella Body Art, in La Magica forza del negativo, Liguori 2005; Lavinia Fontana, pittora bolognese tra Cinquecento e Seicento, in Pensare il mondo con le donne, a cura di Franca Cleis e Osvalda Varini-Ferrari, associazione Dialogare – Incontri, Lugano 2007. Ha curato Matrice, pensiero delle donne e pratiche artistiche, Quaderni di Via Dogana, Milano 2004, La donna-ago, in Il pensiero dell’esperienza, a cura di Annarosa Buttarelli e Federica Giardini, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2008.


4) Lucrezia Marinelli

Associazione di donne unite dalla passione per il cinema delle registe; ha realizzato un Centro di Documentazione con videoteca e archivio di schede biofilmografiche aggiornate costantemente; ha pubblicato un Dizionario delle registe di tutto il mondo dal 1996 ad oggi. Le donne dell’associazione, in particolare Nilde Vinci, Laura Modini, Zina Borgini sono contattate come consulenti da biblioteche, istituzioni, scuole, centri sociali e sindacati per la realizzazione di singole proiezioni o rassegne cinematografiche.


4bis) Donatella Massara, i ha curato oltre a Immagine storia del 2007 varie proiezioni di film a volte  sottotitolati, per esempio, Il principe Achmed di Lotte Reininger,  le proiezioni dei film di Milly Toya, The Beauty Academy of Kabul, oppure Venuz- boys, L’altro ieri di Gabriella Romano etc, ha organizzato il Ciclo “Di madre in figlia come le registe
guardano alla relazione”, con Laura Modini, nel 2006 http://www.donneconoscenzastorica.it/film/occhio/dimadreinfiglia.html e le proiezioni del Festival itinerante a Milano Esperienza di libertà femminile, nel 2008.


5) Fiorella Cagnoni

Nel 2004 insieme a Giovanna Foglia, Serena Foglia, Rosamaria Lettieri, ha costituito il Trust “Nel Nome della Donna”, fondazione di diritto inglese che finanzia progetti di libertà femminile, tra i quali il Festival itinerante del 2008 abbinato al Concorso Internazionale del Cinema Indipendente delle donne con a tema “Esperienze di libertà femminile”. Scrittrice nota per il genere “giallo”, cura la collana di letteratura femminile “La Chiocciola”.


6) Laura Colombo e Sara Gandini

Informatica l’una e ricercatrice l’altra, appartengono alla generazione delle trenta/quarantenni che spendono la loro passione politica nella libreria delle donne di Milano. Sono le “Webmater” del sito della Libreria e considerano il Web uno strumento importante per entrare in relazione e fare politica. Laura Colombo ha scritto “Tecnologie e relazioni: un matrimonio possibile?” (in Duemilaeuna – Donne che cambiano l’Italia, Pratiche Editrice 2000)

Print Friendly, PDF & Email