6 Febbraio 2012

La pratica della storia vivente. Precisazioni.

di Marirì Martinengo, Laura Minguzzi, Marina Santini, Luciana Tavernini

A seguito dell’incontro al Circolo della rosa del 21 gennaio 2012 con Laura Biricolti e Marirì Martinengo, dedicato all’interrogativo Scrivere storia personale è scrivere storia?, che ha dimostrato come ormai è diffusa la consapevolezza che anche la storia personale è storia, alcune ci hanno rivelato la presenza di diversi fraintendimenti circa il concetto di storia vivente, sui quali è necessario fare chiarezza e per questo le ringraziamo.

 

Per noi storia vivente è pratica di storia vivente. Questa è nata dalla ricerca di Marirì Martinengo, pubblicata nel libro La voce del silenzio. Marirì era partita dal nodo problematico del silenzio familiare sulla nonna, che le creava angoscia e le poneva interrogativi; e proprio la scomparsa dei documenti concernenti la nonna l’ha portata all’invenzione di far parlare il suo corpo, la sua memoria e la memoria della memoria di altre, facendo di sé il documento principale. Avrebbe potuto rimanere complice del silenzio e accettare la contrapposizione violenta tra carnefici e vittime. Invece ha trovato la strada di una parola che sapesse redimere lei stessa, facendola uscire dalla complicità, e rendendo consapevoli i suoi familiari. Avrebbe potuto esserci un’opposizione sterile tra la femminista da una parte e i patriarchi dall’altra, nella quale la figura della nonna sarebbe scomparsa. L’accantonamento della contrapposizione ha reso possibile far emergere la figura nascosta, cioè fare storia.

La storica María Milagros Rivera y Garretas, nel XII Simposio dellAssociazione Internazionale delle Filosofe, (Roma, 2006), ha evidenziato l’importanza di dare nuovo inizio alla storia, mettendo in luce i nodi irrisolti della storica stessa, perché indagandoli, sciogliendo il non detto, è possibile trovare le parole che spiegano, in modo corrispondente a sé, l’esperienza femminile.

Da qui la proposta fatta, alla fine del 2006, da Marirì alle amiche della Comunità di pratica e riflessione pedagogica e di ricerca storica di iniziare un percorso, che le ha portate a cambiare anche il nome, trasformandolo in Comunità di Storia vivente.

La pratica della storia vivente consiste nello scavo, in relazione con le altre, dei nodi irrisolti che giacciono dentro di noi, privi di parola e di interpretazione. Insieme ci si aiuta con lo scambio, rileggendo più volte lesperienza dellaltra, a scoprire e nominare un simbolico originale femminile. Nel nostro cammino siamo state incoraggiate dagli scritti sulla storia di María Zambrano.

Nel corso di questi anni abbiamo indagato alcune possibili cause della difficoltà di parola pubblica femminile; ci siamo interrogate, partendo da forme di resistenza femminile -anche estreme-, sul valore per uomini e donne di ciò che viene considerato ‘sviluppo’, in relazione alla trasformazione dell’Italia da paese agricolo ad industriale; abbiamo messo in luce modelli di autorità femminile come quello delle ‘salvatrici delle situazioni impossibili’; abbiamo analizzato la differenza tra munificenza e ricchezza e l’ambiguità della preferenza.

Non si tratta di fare né autocoscienza, né analisi di gruppo, né autobiografia o autorappresentazione.

Non consideriamo la pratica della storia vivente l’unico modo di fare storia, tanto è vero che ciascuna di noi scrive altre forme di storia ad esempio Marirì con La signora del Monte ha scritto storia personale; Luciana e Marina si stanno occupando di storia contemporanea del movimento delle donne, basandosi su documenti e raccogliendo testimonianze. Capiamo che questo può aver ingenerato qualche fraintendimento.

La pratica della storia vivente è un lavoro in fieri. Infatti ora vi sono degli incontri allargati a donne, Graziella Bernabò, Gemma De Magistris, Laura Modini, Giovanna Palmeto che ci hanno chiesto più volte di partecipare, dimostrando un vivo interesse. In questo periodo stanno emergendo i nodi relativi alla ‘vergogna dell’origine’ e al valore dei luoghi da cui ricaviamo energia e al peso delle loro trasformazioni.

Per chi ne vuole sapere di più, può consultare l’intera sezione Storia vivente. I risultati delle nostre prime indagini sono stati pubblicati in spagnolo e catalano sulla rivista Duoda 40/2011.

Marirì Martinengo, La voce del silenzio. Memoria e storia di Maria Massone donnasottratta, ECIG, Genova 2005.

María Milagros Rivera y Garretas, Riscattare e redimere il presente, in Annarosa Buttarelli, Federica Giardini (a cura di), Il pensiero dellesperienza, Baldini Castaldi Dalai, Milano 2008, pp. 343-357.

Marirì Martinengo, La signora del Monte. Vecchie storie a Monforte dAlba, Edizioni Neos, Rivoli (To) 2011

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