12 Febbraio 2006
Via dogana n.75

Impulsi matricidi?

lettera di Lorena Melchiorre

Carissime,
durante l’ultima riunione allargata di Via Dogana Ida Dominijanni ha espresso una sua preoccupazione: da un po’ di tempo avverte una certa ostilità da parte delle trenta-quarantenni, ostilità accompagnata da un rifiuto o da una ostentata indifferenza rispetto al percorso compiuto in questi anni dal femminismo italiano e dal pensiero della differenza. Ma perché ostilità, rifiuto e indifferenza, tanto da far dire che si stia consumando una sorta di matricidio? Perché le trenta-quarantenni prendono le distanze da chi le ha precedute? Perché questa interruzione di corrente nelle relazioni tra le donne, per le quali sarebbe invece auspicabile un passaggio di conoscenza e di esperienza da chi ne ha un po’ di più a chi un po’ di meno? Perché i vasi non sono più comunicanti? C’è mai stata o è solo un mito la complicità tra donne, il sostegno e il reciproco rilancio nel nostro affacciarci al mondo?
Io so solo una cosa, perché mi sta davanti agli occhi tutti i giorni: noi trenta-quarantenni siamo tristi, deluse, amareggiate, frustrate, affaticate e alcune di noi anche alcolizzate.
Siamo la generazione di Co-co-co ora co-co-pro. Siamo le interinali. Siamo quelle che ogni giorno spediscono curricula, ma non ricevono risposta. Siamo le lavoratrici a progetto, sottopagate e ricattabili. Siamo le laureate che fanno fotocopie. Non anche fotocopie, solo fotocopie. Siamo quelle del lavoro sempre più flessibile, sempre più precario sempre più mutante ossia senza diritti e senza pensione. Siamo quelle che non possono avere figli, perché altrimenti perdono il lavoro. Siamo quelle che non possono comprare casa e che neanche la desidererebbero se non avessero l’incubo della scadenza del contratto d’affitto. Di quanto può aumentare un affitto di questi tempi? Di un terzo? Del doppio? Mai mettere limiti alla fortuna.
Siamo quelle senza portafoglio. Quelle dei discount. Quelle dei punti fragola dell’esselunga. Siamo quelle che programmano la visita dal dentista mesi prima. Siamo quelle per cui è un lusso vivere da sole. Quelle che cercano il fidanzato o la fidanzata uso foresteria.
Siamo quelle senza progetti per il futuro, impantanate nella noiosa coazione a ripetere del quotidiano. Siamo quelle per cui il futuro suona come una minaccia: cosa farò se mi ammalo? Come vivrò quando sarò anziana? Come farò senza pensione? Dove vivrò senza una casa?
E intanto per le strade e negli uffici vediamo voi signore cinquanta-sessantenni, professionalmente affermate, alcune volte sfruttatrici, più spesso indifferenti e senza problemi economici. E sappiamo che ciò che avete non è stato solo per meriti e capacità personali, ma anche per una congiuntura socio economica favorevole, un vero colpo di fortuna. Siete entrate nel mondo del lavoro quando ancora c’era prosperità economica, vi siete affacciate alle prime esperienze col corpo altrui, quando si parlava di liberazione sessuale e non di sindrome da immunodeficienza acquisita, vi siete fatte le prime canne e le piste di coca quando la droga non era un problema sociale. Se siete state furbe avete acchiappato al volo la baby pensione. Avete potuto formulare progetti personali e condividere ideali collettivi. Oserei dire che avete sognato insieme, mentre noi ci raccontiamo gli incubi comuni davanti al distributore di caffè. Siete scappate col portafoglio e vi siete portate via anche l’ottimismo, la fiducia verso il futuro. Senza calcolate intenzioni avete contribuito a rubarci sogni e desideri.
Abbiamo impulsi matricidi?
Le mani al collo le avete messe prima voi.
O forse è la solita storia dell’incomprensione generazionale.

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