30 Ottobre 2006

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di una donna che non vorrebbe rinunciare né al lavoro né ad occuparsi della sua bambina.

Gent.me, ho visitato il vostro sito e mi è venuta voglia di scrivervi per raccontarvi alcune cose.
Mi chiamo Margherita, ho 41 anni e vivo a Milano da sempre. Ho una bimba di 3 anni e mezzo e lavoro per una grande azienda nel settore comunicazioni da 9 anni. Ho un contratto a tempo indeterminato ma sono riuscita, praticamente “elemosinando”
anche tramite un amico della Cisl, ad ottenere dall’ufficio del personale un part time a 6 ore continuative (senza pausa pranzo) con rinnovi semestrali. Quest’ultimo rinnovo scade il 31/12 e dal 1 gennaio dovrei rientrare a 8 ore perché, dicono, in azienda non ci sono posizioni per concedere un part time definitivo.
A parte questo modo di fare che da parte di una grande e solida azienda è veramente assurdo, c’è il grandissimo problema di COME vengono trattate e considerate le MAMME che vanno in maternità e poi rientrano al lavoro!
Veniamo mobbizzate, spostate da una direzione all’altra, a volte non troviamo nemmeno la scrivania, i ruoli che ci vengono assegnati sono marginali perché si sa…una mamma non è come una giovane single rampante che ha una disponibilità totale nei confronti del “capo” e dell’azienda!
Ci stiamo muovendo col sindacato ma è molto, molto difficile risolvere i problemi e alla fine ci rendiamo conto, io e tante amiche mamme che lavorano qui, che c’è una chiusura totale da parte dell’ufficio del personale, dei responsabili delle direzioni e di fondo dell’azienda stessa.
Credo comunque che il problema sia a livello nazionale. Una mia amica separata con due figli a carico che lavorava presso un importante Tour Operator ed è stata licenziata perché, chiesto il part time più volte e ricevuto più volte il rifiuto da parte dell’azienda, faceva spesso malattia per la fatica di sopportare ritmi così stressanti e adesso è entrata in causa con l’azienda.
Parlando con tutte queste donne mi è venuto in mente: ma non si potrebbe cominciare a sollevare questa grave problematica organizzando che so una manifestazione, un banchetto davanti al Comune di Milano o altrove, scusate magari risulto ridicola ma non mi intendo di queste cose…..Mi piacerebbe chiamare i media, i giornali, far sentire un po’ di voce perché comunque una donna che diventa mamma non si “rincoglionisce” , non diventa uno scarto della società da mettere in
una buia scrivania senza niente da fare….a me è successo l’esatto contrario!! Dopo la gravidanza e la nascita di mia figlia sono RINATA, ho ritrovato me stessa e ogni giorno faccio dei passi avanti verso una nuova consapevolezza di me e della mia forza.
La forza delle donne!

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