19 Dicembre 2018
L'Attacco

Il presente ha bisogno delle donne

di Antonietta Lelario (Circolo La Merlettaia di Foggia)

 

Cambio di civiltà, punti di vista e di domanda è il titolo significativo dell’ultimo Sottosopra, discusso oggi 19 dicembre 2018 a Foggia, Parco San felice, ore 18.30. La proposta politica è introdotta da Katia Ricci e Gemma Pacella, presenti alcune delle donne che vi hanno scritto, nomi storici del femminismo italiano: Lia Cigarini, Giordana Masotto e Alessandra Bocchetti.

 

I Sottosopra

Dalla metà degli anni ’70 i fogli periodici con il titolo di SOTTOSOPRA, pubblicati dalla Libreria delle donne di Milano, ci hanno accompagnati per aiutare una lettura della Storia che svelasse la presenza femminile. Non solo la Storia passata, ma quella presente, la cui lettura è tanto più difficile perché vi siamo immersi ed è tanto più necessaria perché senza un’analisi condivisa del presente non si dà politica.

Cambio di civiltà

Quindi molte di noi, del circolo la Merlettaia ma non solo, abbiamo accolto con particolare piacere quest’ultimo numero del Sottosopra Cambio di civiltà, punti di vista e di domanda del settembre 2018, che nasce dalla collaborazione di amiche della libreria di Milano e di Roma.

In questo numero c’è una rotazione dello sguardo che permette di vedere le cose più importanti in un’altra prospettiva. Vi si sostiene che non sono le donne ad aver bisogno di sfondare tetti di cristallo per farsi spazio, ma la società tutta ha bisogno delle donne per un cambio di civiltà. Essendo quella attuale a rischio di perdita di umanità.

È necessaria una svolta storica

In questo sottosopra Giordana Masotto invita le donne a non attardarsi più sullo scontro fra chi pensa che il patriarcato sia morto o vivo. Tutte verifichiamo che “è morente, ma pericoloso, ferito, ma trasformista e dunque rimane un campo di battaglia da cui non possiamo prescindere” e possiamo anche smetterla di dividerci fra quelle della parità e quelle della differenza. Possiamo invece far tesoro del fatto, dimostrato dal MeToo, che la parola delle donne ha credito e che la narrazione della realtà che le donne fanno può vincere su quella degli uomini. Piuttosto Lia Cigarini si chiede “se la pratica messa in campo dal MeToo possa avere efficacia anche nel lavoro e nella politica”. Questo è il desiderio che lei ci consegna nella consapevolezza che non è solo il suo. Ché anzi questa è la scommessa del nostro tempo.

Una visione femminista del mondo

Con slancio rinnovato questo sottosopra ci fa intravvedere il salto di civiltà a cui le donne stanno lavorando da anni. Perché “Le donne sono portatrici di un tale scardinamento dell’idea, della qualità e del senso del lavoro che non possiamo pensare di affrontare discriminazioni e segregazioni senza cambiare il punto di vista sul quadro generale. Le donne al lavoro ci vanno intere… il di più che portano chiede di ripensare il lavoro per tutti… perché il lavoro è tutto ‘quello necessario per vivere’, quello pagato per il mercato e quello di riproduzione sociale. Un insieme di denaro, tempo, senso, espressione di sé, relazioni”, aggiunge Giordana Masotto.

Quando presentammo alla CGIL il precedente Sottosopra dal titolo intrigante “Immagina che il lavoro” ci fu risposto che il problema è la carenza di lavoro, soprattutto al Sud. Avevano ragione se si rimane nelle logiche esistenti, altrettanta ragione se, nel leggere i mutamenti in corso, si vedono solo quelli determinati dal potere. Ma in questo modo contribuiamo anche noi a cancellare una seconda volta la soggettività femminile che invece nel frattempo ha posto sul piatto della bilancia le sue necessità e ha operato già importanti modificazioni. Occorre quella rotazione di sguardo per ricordare che non è scontato che esista l’attuale super sfruttamento né che venga ignorato il tempo necessario alla vita. La mancanza del tempo necessario per coltivare il senso di ciò che facciamo, per prenderci cura di coloro che amiamo, viene oggi considerata normale. È considerato normale dire che si possa andare al lavoro fino al nono mese di gravidanza. È considerato normale concedere 5 giorni all’anno ai padri per le necessità della crescita. Invece tutto questo normale non è, ma occorre che la narrazione femminile che conosce i tempi della cura, della crescita dei figli vinca sulla narrazione che vede il profitto come unico motore del lavoro, subordinandogli tutto il resto. È lo sguardo che deve allargarsi e riavvicinarsi alla vita! Questo sguardo ha bisogno delle donne perché ciò che è considerato secondario si riprenda invece il centro! Proprio l’attenzione ai corpi e al valore dell’esperienza fa riconoscere alle donne quell’annodamento di lavoro e cura che solo un pensiero astratto può illudersi di tenere separati. E, se lo fa, lo fa a patto di mutilare la realtà, e di separarsene irrimediabilmente.

Una verità incontrovertibile

Il presente ha bisogno delle donne anche per affermare un ruolo della tecnologia che appunto liberi tempo o protegga la salute o permetta quel meraviglioso miracolo avvenuto qualche giorno fa per cui in una donna con la sindrome di Mayer è stato trapiantato un utero donato da una donna morta ed è nata una bambina. La tecnologia deve essere al servizio della nostra umanità non stravolgerla, come sostiene nel Sottosopra Luisa Muraro. C’è un punto limite nel tradimento del corpo a cui rischia di giungere la società attuale. Dobbiamo saper dire “no”: il corpo gravido non è un contenitore del nuovo nato come se la creatura fosse un prodotto che può essere venduto o regalato.

In questi anni noi donne abbiamo conquistato ancora più coscienza, non solo di avere un corpo la cui integrità va rispettata, ma soprattutto di essere il nostro corpo nel quale sono iscritte le nostre relazioni, nel quale avviene il colloquio intimo con noi stesse, che ci accompagna sulla scena sociale, che attraverso l’agire quotidiano mostra ciò che pensiamo e sentiamo. “In ogni corpo c’è anche l’anima” dice Alessandra Bocchetti nel monologo, presente all’interno del Sottosopra, contro la prostituzione, ispirato al libro di Rachel Moran, Stupro a pagamento. Questa è per noi una verità incontrovertibile.

Naturale non significa banale

Al circolo La merlettaia abbiamo lavorato a lungo su questa concezione unitaria del corpo, In molte siamo insegnanti e sapevamo di aver portato il corpo a scuola e di esserci lasciate guidare nell’insegnamento da ciò che sentivamo, dal bisogno di dare possibilità di esistenza alle soggettività di ragazze e ragazzi, di aver introdotto una modalità di conoscenza che passa per i corpi e le esperienze, di aver voluto restituire spazio alle relazioni e all’imprevedibilità che esse portano con sé. Sapevamo che questa concezione unitaria del corpo è la bussola che ci ha permesso di agire e nello stesso tempo di immaginare un altro modo di lavorare. Questo sapere “naturale” che è di tante insegnanti, che rimette insieme ciò che era stato artificialmente separato intellettualizzando i saperi e considerando muto il corpo, ha ancora bisogno di essere narrato, sottratto al rischio di banalità, come si dice in questo Sottosopra.

Proprio il riferimento all’esperienza ci fa riconoscere quell’annodamento di lavoro professionale e cura che solo un pensiero astratto può illudersi di tenere separati. E su questo la narrazione femminile è appena cominciata, ha ragione Lia Cigarini.

Ora è il tempo

La grandezza di questo Sottosopra sta proprio nel far vedere i punti a nostro vantaggio da cui partiamo. Come si è detto intanto c’è il credito che le donne si sono conquistate e poi il modo in cui se lo stanno giocando, assumendosi la responsabilità di indicare una nuova civiltà per tutti. In una riunione di Libera poco tempo fa si denunciava il meccanismo del potere che funziona cooptando dall’alto i suoi simili e omologando ogni differenza, per cui l’apertura alle donne, anche quando c’è, non lo scalfisce. Molto opportuna ho trovato quindi la sottolineatura di Giordana Masotto: “gli uomini non possono più accontentarsi di fare spazio alle donne e alla loro differenza, ma devono farsi carico di un cambiamento che riguarda la natura stessa del potere”. C’è discrepanza fra ciò che è ormai maturo nella coscienza ed è una necessità per tutti, da una parte, e l’immobilismo sociale e politico dall’altra. Questo è causa di sofferenza, ma sta anche suscitando una potente presa di parola femminile.

Inoltre devono cambiare i presupposti della società moderna iscritti nel contratto sessuale, stipulato fra uomini per l’accesso al corpo femminile, basti pensare al rito del matrimonio in cui il padre conduce la sposa all’altare e la affida al futuro marito. Certo quel contratto sta già crollando, ma questo non basta, si sente la mancanza di una teoria della libertà femminile. Le donne l’hanno praticata e agita nell’impensabile, ma ora le loro vite e il loro racconto l’hanno resa pensabile e hanno reso possibile porla come limite inviolabile agli uomini. Quando una donna dice no, è no. La libertà inoltre non agisce solo come limite per l’altro, agisce anche come tensione per il di più che vogliamo. In questi anni, e in passato secondo ciò che ci dicono grandi figure di donne, la libertà femminile si è espressa mostrando un desiderio di altro che usciva dai contesti smarginandoli. Sia sull’ascolto del no femminile che su ciò che le donne desiderano la narrazione è appena cominciata. Manca una concezione diffusa della natura dell’Infinito a cui tende il desiderio delle donne È possibile dargli corpo senza una teologia della donna? Luisa Muraro ci pone di fronte a questa domanda. Punti di vista e di domanda è infatti il sottotitolo di questo Sottosopra. Sapremo esserne all’altezza tutte e tutti? L’incontro del 19 è una buona occasione per parlarne.

(L’Attacco, 19 dicembre 2018)

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