21 Gennaio 2005

“Storie migranti, viaggio tra i nuovi confini” di Federica Sossi

Liliana Rampello

Bisogna dare atto alla testardaggine con cui Federica Sossi ha lavorato sulla politica e sulla lingua con cui si può affrontare il tema dell’immigrazione oggi in Italia, continuando a raccontare l’inferno dei famosi CPT (Centri di permanenza temporanea e assistenza) che lei chiama centri di detenzione, lager (e così ora sono in tanti a chiamarli, dopo di lei) visto che lì ci finisce non chi ha commesso dei reati, ma chiunque metta piede sul nostro suolo patrio da clandestino (ammesso che non sia prima morto in mare per naufragio della carretta che lo trasportava), privato di qualunque diritto, anche del più elementare, quello di essere un essere umano.
Dopo un primo libro, Autobiografie negate (manifestolibri,2002), Federica ora torna con Storie migranti, una serie di racconti che ci parlano di questa particolare tragedia del nostro presente, e lo fa appunto scegliendo ancora una volta di mettersi in gioco insieme alle storie che racconta, sottraendosi a qualunque sguardo disciplinare che si presuma innocente o neutrale rispetto al proprio oggetto.
E’ una lettura importante, avvincente, che vive di persone in carne e ossa, cui viene rubato un gesto, un colore, un tratto umano che lì riassume un intero destino. Da Belgrado alla Sicilia, tutto il Mediterraneo viene investito dalle voci di questi Altri/e che bisogna saper guardare da vicino, per poterli vedere. Questo sguardo di Federica li mette finalmente sotto i nostri occhi, attraverso una scrittura che fa intendere l’oltre, il di più di ogni singola vita, della vita di tutti quelli che la categoria “immigrati” violenta con la sua stessa pretesa riassuntiva, fino a che possiamo persino negarne l’esistenza o registrarla solo attraverso la nostra paura, il nostro bisogno di sicurezza. Questa paura e questi bisogni non vanno ignorati, ma capiti, e li si può capire solo alla luce vicina della relazione viva con chi altro patisce e vive.

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