17 Maggio 2013

Tre donne intorno al cor mi son venute.

di Liliana Rampello

 

Nota al libro di Nadia Fusini, Hannah e le altre, Einaudi 2013, pp.160

 

Questa è un semplice, breve nota che segnala un libro che ho letto in questi giorni con vera emozione.

 

Non entro nei contenuti, nei numerosi temi e problemi che si sollevano più densi o più leggeri e che meritano un’attenzione più lunga di queste righe, ma voglio raccontarvi alcuni motivi di una lettura che suggerisce molti pensieri, riflessioni, rilanci perché nasce da molti pensieri, riflessioni, rilanci. Una conversazione fra l’autrice, Nadia Fusini, e tre “stelle di prima grandezza”, Simone Weil, Rachel Bespaloff, Hannah Arendt, collocate in una stessa costellazione, il perimetro aperto di molte altre amicizie con poeti e scrittori (i vivi e i morti) che sembrano tutti sedersi intorno allo stesso desco, che altro non è che il cuore dell’intelligenza del mondo, della necessità di pensarlo, “per amore”. (“Che il pensiero sviluppi in conversazione lo capiscono perfettamente i poeti”.)

 

Legate da temi, problemi, coincidenze di lettura (Simone e Rachel leggono e scrivono dell’Iliade, il poema della forza, negli stessi mesi e anni, quasi contemporaneamente Hannah tenta di tagliare con il bisturi della sua ragione l’intricato nodo che stringe insieme potere e politica), queste pagine mostrano l’andamento della vita e del pensiero, gli scarti, le sorprese, gli incontri, lo sradicamento e molto altro in una forma di scrittura che mi sembra la forma trovata per una biografia pensante della relazione.

 

E infatti questo libro dentro di me ha funzionato come un detonatore di più ampia comprensione di tutto un tempo, il Novecento di allora e il nostro ora, e di desiderio di lettura e rilettura delle voci di queste  amiche “stellari”, perché la luce del loro pensiero è ancora e ancora necessaria. Al centro di tutto la lingua, la scrittura nel suo ruolo di “triangolazione centrale”, cui l’autrice corrisponde con la propria, netta, colta, precisa, pulita e brillante, quella che lei stessa ha imparato dalla sua “madre e maestra di ascolto”, Virginia Woolf.

 

Queste “antenate indimenticabili”, il loro ritratto nudo, a sbalzo, gli amici e le amiche che tessono la trama di tutto un tempo “presente”, sono ora esposte nuovamente al nostro pensiero e l’appuntamento mi pare inevitabile. Perché qui a pensare e a scrivere è la differenza di essere donna.

 

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