12 Aprile 2007
la Repubblica

Tutte pazze per il collo

Una brillante raccolta di saggi di Nora Ephron sulle paure e i disastri estetici dell´età
Se un uomo è considerato vecchio sui 70 anni, una donna è già “matura” intorno ai 40
Natalia Apesi

Da sempre, persino da quando si è orgogliosi per le sbandierate pari opportunità, gli anni, implacabili, se ne fregano di ogni correttezza politica e ideologica e continuano ad essere soggetti a quella differenza di genere su cui si discute dottamente e inutilmente da decenni. Infatti nella tradizionale zucca maschile e quindi nella società, un uomo comincia ad essere considerato vecchio dopo i 70, a meno che sia un premier o un artista o Casanova, nel qual caso il fatto non sussiste neppure dopo il decesso per decrepitezza.
Una donna invece è già sospettosamente matura verso i 40, causa la natura matrigna (teoria ampiamente smentita persino dalla scienza), in pio ricordo dei secoli in cui, stremata dai parti e dagli aborti, schiantava quasi contenta prima della menopausa. Quindi Philiph Roth ha 73 anni quando scrive il suo funereo Everyman (Einaudi, pagg.123, euro 13,50), un romanzo venato di autobiografia su “vita e morte del corpo maschile”, con gli ultimi bagliori di rabbiosa ingordigia sessuale; mentre Nora Ephron ne ha 64 quando dedica ai disastri estetici dell´età, ma anche ai primi presagi di morte, la sua ultima raccolta di saggi mondani, intitolata mondanamente Il collo mi fa impazzire (Feltrinelli, pagg. 131, euro 10).
L´invecchiare, pur deprecato, sollecita i vecchi scrittori che su ogni acciacco, pacemaker, ruga o smemoratezza trovano spunto per nuovi romanzi o saggi o pamphlet: talvolta briosi e arguti (avere 80 anni è l´evento più divertente e ricco e sexy che possa capitare), talvolta toccaferro, tanto che chi legge si sveglia di notte immerso nei terrori di quel che lo aspetta. Rispetto agli uomini che si accorgono di essere vecchi in piena vecchiaia, le donne sono costrette a percepirsi matusalemme almeno un decennio o anche due prima, per esempio leggendo i giornali: «Anziana vedova di 52 anni scippa motorino». «Malgrado si avvicini ai 50 anni Sharon Stone è miracolosamente considerata piacente».
A settant´anni Gianni Vattimo si frega le mani contento e scrive a quattro mani con Giorgio Paterlini l´autobiografia Se fossi Dio, in cui dice: «Sconfitto in tutti i luoghi del mondo, non mi sono mai sentito così libero. Senza paura, senza mediazioni, senza ricatti possibili, senza creare dolore a mia madre, a Giampiero. Senza chiese, senza partiti». A 54 anni Simone de Beauvoir termina il terzo volume della sua monumentale autobiografia, La forza delle cose, terrorizzando le sue appassionate lettrici: «Rivedo la siepe di noccioli che il vento cullava e le promesse di cui ardeva il mio cuore quando contemplavo ai miei piedi questa miniera d´oro: tutta una vita da vivere. Le promesse sono state mantenute. Eppure volgendo uno sguardo incredulo su quella credula adolescente, posso rendermi conto, stupita, fino a che punto sono stata defraudata».
Meste, torniamo al collo di Nora Ephron ed anche al nostro di ilari signore in età, con cui si può convivere solo se, trovandosi sbadatamente davanti a uno specchio, si è abili nel distogliere velocemente lo sguardo. La crudele Ephron elenca gli orrori: «Ci sono colli da gallina, colli da tacchino, colli da elefante. Ci sono colli con bargigli e colli con pieghe sul punto di diventare bargigli. Ci sono colli magri e colli grassi, colli flosci e colli grinzosi, colli cerchiati e colli rugosi, colli fibrosi e colli cadenti, colli flaccidi e colli ricoperti di macchie. E ci sono colli che sono una stupefacente combinazione di quanto sopra».
Una tragedia solo femminile? No, ovviamente, ma chissà come i colli devastati degli uomini non comportano né disperazioni, né spavento, né anatemi, né libri. Li si osserva come tremule installazioni, come vizza body art, come il particolare geniale di un autoritratto del narcisista ottantacinquenne Lucien Freud (del resto adorato da amanti ventenni), insomma se non con entusiasmo, almeno senza fastidio.
Se il collo di Nora Ephron sia un´apocalisse come sostiene lei non possiamo saperlo perché saggiamente sul retro del libro la sua fotografia ci mostra una simpatica signora dalla spessa frangetta, dagli occhi ridenti, che solleva il collo alto del maglione sopra il naso, come una provvidenziale jibab laica. Qualunque sia il suo stato attuale, in ogni caso sempre tenuto nascosto anche con sciarpe alla Katherine Hepburn settantacinquenne in Sul lago dorato, Ephron può permettersi di deprecarlo pubblicamente trasformandolo in un articolo di Vogue e poi in un libro, perché si tratta di un collo prezioso, un collo di successo, un collo ricco, un collo che ha vissuto benissimo i suoi anni migliori ed è stato molto amato e naturalmente anche molto tradito; il collo fresco di una ragazza stagista alla Casa Bianca ai tempi di J. F. Kennedy e che a 22 era già geniale giornalista del New York Post e poi di Esquire: il collo ancora liscio e saldo di una giovane signora incinta del secondo figlio, quando il secondo amatissimo marito, il celebre e seducente giornalista Carl Bernstein del Watergate (interpretato nel film Tutti gli uomini del presidente dedicato al caso da Dustin Hoffman), la tradì pubblicamente con Margaret Jay, moglie dell´ambasciatore inglese a Washington, e dalla Ephron sapientemente definita «una giraffa con piedi enormi».
Ma non tutto il male viene per nuocere, come si dice, e infatti da quella che lei definisce «la mia peggiore catastrofe romantica» nacque il suo primo romanzo di grande successo, Heartburn, pubblicato in Italia da Longanesi una ventina di anni fa, col titolo Bruciacuore, e diventato un film melenso con Maryl Streep e Jack Nicholson. Da quel momento, e mentre il suo collo lentamente ma inesorabilmente si afflosciava, ha sceneggiato, o diretto, o prodotto film fatti per riempire le sale soprattutto di signore avide di lacrime d´amore, come Harry ti presento Sally, Insonnia d´amore, C´è posta per te e Vita da strega con Nicole Kidman.
Ephron non ha lasciato nulla di intentato per arginare i disastri del tempo, tintura dei capelli, fondotinta, correttore attorno agli occhi, iniezioni di botulino, collagene e restylane nelle rughe e nelle grinze, ma «per il collo non c´è niente da fare. Il collo ti tradisce sempre. La nostra faccia è una bugia e il nostro collo è la verità». Precipizio senza rimedio? Sì, a meno che. «Se andate da un chirurgo plastico e gli dite, vorrei dare solo una sistematina al collo, lui vi risponderà chiaro e tondo che non può farlo senza intervenire anche sulla faccia. E non sta mentendo».
Ma la pur disperata Ephron preferisce «strizzare gli occhi davanti a questa povera faccia e a questo collo riflessi nello specchio che trovarmi di fronte a un´estranea che ha una somiglianza sospetta con una pelle di tamburo». Tanto a che servirebbe? La ressa di bellissime ragazze che riempiono televisioni e giornali appositi è tale da scoraggiare qualsiasi tentativo di contenere i guasti del tempo.
Soprattutto perché sono proprio quelle bellissime che a vent´anni già ricorrono al primo di decine di bisturi, a mostrarne i disastri: quelle impressionanti labbrone gommose tutte uguali delle protagoniste di Vallettopoli (anche di alcuni uomini), quei bignè impovvisamente spuntati sugli zigomi di attrici trasformate in capi Sioux, quella un tempo meravigliosa Taylor di Beautiful ora irriconoscibile, quella Sharon Stone che col lifting è passata da seduttrice malvagia a casalinga attonita.
Resta il fatto che se coraggiosamente Nora Ephron si tiene il suo collo (ma forse anche per questo l´ultimo capitolo, intitolato “Pensa all´alternativa”, pare una malinconica resa all´idea della morte), la televisione si riempie di magnifiche fiction, come Nip/Tuck, che hanno per protagonisti scatenati e fascinosi chirurghi plastici. Ormai il bisogno di non essere più sé stessi ma qualcun altro magicamente creato dai nuovi tecnocrati della bellezza e della giovinezza artificiali, intrappola sempre più anche gli uomini, che pure sarebbero tuttora avvantaggiati dalle opportunità dispari dell´età. E per esempio la copertina di maggio del mensile italiano Vogue Uomo è dedicata al dottor Sherrell J. Aston, “the aesthetic magician of the star system” (i Vogue italiani prediligono l´inglese, più chic).
Il medico ultrasessantenne e ovviamente ben conservato posa in marsina nera, panciotto, camicia con bottoncini da sera, cravattino bianchi, nella sua camera operatoria circondato da uno staff di bellissimi ambosessi più numerosi di quelli del pur geniale dottor House. E´ Aston, sono i chirurghi estetici (o cosmetici, come si dice adesso) i nuovi massimi divi dalle parcelle impressionanti. Quindi nella rivista apoteosi professionale e privata dell´inciuffettato luminare, con articoli colti e fotografie di immensi guardaroba con migliaia di camicie, moglie di nome Muffie per forza stupenda e pietrificata nella giovinezza senza scampo, appartamento tipo Versailles a New York. Molti suoi clienti sono uomini, celebrità della finanza, dell´industria, dello spettacolo, della cultura, da tutto il mondo.
Forse anche Nora Ephron cederà a tanto prestigio? Ci aspettiamo il seguito di Il collo mi fa impazzire: questa volta per la sua meraviglia.

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