19 Luglio 2005
il manifesto

Una passione priva di retorica

L’autrice di Approssimato per difetto, molto nota anche per la sua passione politica, si è spenta domenica mattina nella sua casa di Milano per i postumi di un ictus che è anche al centro del suo ultimo libro, Càpita, di prossima uscita per Garzanti
Lisa Masier

«Raccontare è stato per me una seconda maniera di essere, una risposta istintiva al bisogno di espressione per impadronirmi del mondo, attraverso un tipo diverso di conoscenza»: così Gina Lagorio – scomparsa domenica mattina nella sua casa di corso Monforte a Milano per i postumi di un ictus che aveva segnato i suoi ultimi due anni di vita e che è al centro del suo prossimo libro, Càpita, di imminente pubblicazione per Garzanti (ne trovate in questa pagina una breve anticipazione) – aveva una volta definito le ragioni della sua scrittura. Scrivere, dunque, era, prima di tutto, per l’autrice piemontese, uno strumento necessario per apprendere, per meglio definire e capire gli spazi del proprio universo. Nata a Bra, vicino a Cuneo, nel 1922, in una famiglia borghese di origini contadine, l’autrice sarebbe rimasta profondamente legata alla sua terra per tutta la vita, e avrebbe più volte descritto nelle sue opere narrative i paesaggi piemontesi che facevano da sfondo alla tenuta di famiglia. E non a caso, avrebbe spesso citato fra gli autori che maggiormente avevano segnato il suo stile, i nomi di Cesare Pavese e, più ancora, di Beppe Fenoglio: proprio su Fenoglio, del resto, aveva pubblicato nel 1970 una monografia, fra i primi testi critici che siano stati dedicati allo scrittore di Alba.

Figlia unica («ho cominciato a scrivere a dieci anni, era una forma di colloquio con i fratelli che non avevo», avrebbe dichiarato in una intervista), Gina Lagorio trascorse l’infanzia e la giovinezza a Savona da cui si allontanò negli anni dell’università per laurearsi in letteratura inglese a Torino e dove poi continuò a vivere ancora per diverso tempo, fino al 1974. Anche la Liguria, del resto, rappresenta uno dei luoghi letterari privilegiati nella scrittura di Gina Lagorio: centrale, in modo particolare, è stata l’amicizia con il poeta Camillo Sbarbaro, a cui si sentiva particolarmente affine per l’atteggiamento sempre antiretorico, e a cui dedicò nel 1973 una biografia, Sbarbaro controcorrente, che sarebbe poi stata ripubblicata nel 1981 con un titolo ancor più significativo, Sbarbaro. Un modo spoglio di esistere.

Dopo avere insegnato per una ventina d’anni nelle scuole superiori («ero esigentissima, ma avevo un rapporto umano straordinario con i miei alunni, insegnavo cultura liberatoria come era stata insegnata a me») e avere collaborato alle pagine culturali di diverse testate, Gina Lagorio esordì nel 1969 con un romanzo, Un ciclone chiamato Titti, dedicato a una delle due figlie. Nel 1964 la sua vita era stata sconvolta dalla morte del marito Emilio Lagorio, protagonista della Resistenza. Intorno alla sua figura la scrittrice avrebbe costruito quella che resta come una delle sue opere più importanti, Approssimato per difetto (Garzanti, 1971), in cui la voce di un uomo, Renzo, narra la propria vita e le proprie relazioni con gli altri, alla luce della malattia e della morte imminente. (E ancora la figura del marito ritorna in un altro piccolo libro, Raccontiamoci com’è andata, edito da Viennepierre nel 2002).

Nel 1974 Gina Lagorio si trasferì a Milano, dove intraprese la carriera politica, battendosi per i diritti delle donne e sposò in seconde nozze l’editore Livio Garzanti, la cui casa editrice pubblicò quasi tutti i suoi libri. Nel 1987, fu eletta al parlamento, per una legislatura, come indipendente di sinistra.

Nel corso degli anni Gina Lagorio ha alternato scrittura narrativa, saggistica e teatrale. Fra i romanzi, oltre a Approssimato per difetto, si ricordano Il polline (1966), La spiaggia del lupo (1977), Fuori scena (1979), Tosca dei gatti (1983), Golfo del paradiso (1987), Tra le mura stellate (1991), Il silenzio (1993), Il bastardo, ovvero gli amori, i travagli e le lacrime di Don Emanuel di Savoia (1996), Inventario (1997), L’arcadia americana (1999). Tra le opere di saggistica, invece, vanno citate fra l’altro Fenoglio (1970), Sui racconti di Sbarbaro (1973), Sbarbaro: un modo spoglio d’esistere (1981), Penelope senza tela (1984), Russia oltre l’Urss (1989), e il bel volume dedicato al Decalogo di Kieslowski (1992). I suoi testi teatrali sono raccolti nel volume Freddo al cuore (1989).

I funerali di Gina Lagorio saranno celebrati questa mattina da don Luigi Ciotti, nella Basilica di Santa Maria della Passione a Milano.

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