Anna Maria Verna, già docente di Storia delle donne presso la facoltà di Scienze politiche dell’università di Torino, è autrice di numerose opere nel campo degli Women’s Studies. Nell’ambito di questo tipo di studi ha pubblicato: Donne e cultura, con un’intervista a Simone de Beauvoir (1977); Autonomie politique du féminism italien in «Les Temps Modernes» (1978); Patriarcato e potere nel pensiero politico di Thomas Hobbes e John Locke (1982), Jean-Jacques Rousseau e la nascita del ‘maternage’ (1988); Alterità. Le metamorfosi del femminile da Platone a Lévinas (1990); Donne del Grand Siècle (1994); Simone Weil. La provocazione dell’intelligenza (1999); Sara Kofman: le seduzioni del doppio (20039; è autrice della voce “Patriarcato” in Glossario. Lessico della differenza (2007). Con le edizioni Tufani ha già pubblicato Utopia e femminismo (2009) e Passioni, un saggio su Virginia Woolf, Vita Sackville-West, Marguerite Yourcenar (2011). Vive tra Torino e Parigi.

Anna Maria Verna

Stein Paris

Luciana Tufani Editrice 2014

pp. 246 - € 13

In questo libro, biografia e saggio critico nelle stesso tempo, rivivono la persona e l’opera di una scrittrice che è stata un mito nella Parigi tra le due guerre. Più ammirata che letta, per la qualità fortemente innovativa della scrittura che usa le parole per il loro suono e per il ritmo che conferiscono alle frasi, Gertrude Stein ha trovato in Anna Maria Verna una lettrice e una critica che sa restituire il senso della sua ricerca stilistica.

«Gertrude Stein si costruì una tecnica molto varia, a seconda dei periodi e dei progetti di scrittura. Le sue scelte stilistiche furono sempre precisamente pensate e perseguite, anche se non sempre esplicitate. Voleva che la bellezza, la musicalità non dovessero essere la causa dei sentimenti e nemmeno la materia della sua prosa e della sua poesia. Nemmeno i sentimenti stessi dovevano essere la causa della sua prosa e della sua poesia.»

La ripetizione è una delle modalità della scrittura steiniana che più ha sconcertato critici e lettori e per cui è più ricordata.

«Nei suoi scritti Gertrude è presente ovunque, la sua opera costituisce una completa autobiografia non solo nei testi esplicitamente auto-biografici. Il suo è un genere autobiografico inconsueto, con una voce solista ma di impianto corale dove i tutti convocati rimangono ognuno e ciascuno. Ripercorre gli eventi attraverso incontri, situazioni, emozioni quotidiane. Non costruisce teorie, non mette in moto grandi principi e non vuole affermarne alcuno astrattamente Racconta la vita di ogni giorno, gli oggetti di ogni giorno, il pensiero e la riflessione di ogni giorno su ciò che accade, su ciò che si guarda e si tocca, giorno dopo giorno. Il modo di essere degli altri e i loro modi di vita senza superiorità o inferiorità, con la genialità della scrittura.»

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