4 Marzo 2013
Il Quotidiano della Calabria

8 Marzo celebrazione del narcisismo maschile?

Anna Di Salvo, Katia Ricci, Anna Potito, Franca Fortunato, Lina Scalzo

Siamo donne di diverse città, legate da relazioni personali e politiche e facciamo parte della rete delle Città Vicine che riunisce donne e uomini di associazioni, singole e singoli di città di varie parti d’Italia. In occasione della presentazione a Fondazione Betania della mostra mail art “Immagina che il lavoro…” a cui è seguito un dibattito interessante sul lavoro, siamo venute a conoscenza del comunicato stampa su questo giornale con cui Gerardo Frustaci, presidente dell’Unione dei Comuni del Versante Jonico, ha annunciato l’inaugurazione, per l’8 Marzo, del Centro antiviolenza “Mondo Rosa”. L’enfasi con cui ha dato la notizia e l’indicazione precisa del luogo ci ha particolarmente colpite in quanto contrastano con la necessaria riservatezza che un luogo come questo richiede per salvaguardare l’incolumità delle donne che eventualmente lì trovano rifugio e protezione. Ci teniamo a ricordare come la Giornata internazionale delle donne non può essere usata dagli uomini per autocelebrarsi anziché farne occasione per riflettere sulla propria sessualità e sull’origine maschile della violenza sulle donne. Così stanno facendo, da anni, tanti uomini come quelli dell’associazione Maschile Plurale, autori tra l’altro nel 2006 dell’appello “La violenza contro le donne ci riguarda”, a cui hanno aderito giornalisti, scrittori, intellettuali, artisti ecc., e come ha messo in evidenza anche Riccardo Jacona nella sua recente inchiesta a “Presa diretta”. Nel comunicato nulla abbiamo letto sulla gestione del Centro che ci auguriamo venga affidata esclusivamente alle donne, le uniche capaci di comprendere  e accompagnare con empatia nel loro percorso le donne che hanno subito la violenza maschile. La stessa denominazione data al Centro, “Mondo Rosa”, non ci sembra appropriata. Il rosa è un colore simbolico della gioia della madre e del padre per la nascita della propria bambina per la quale non si aspettano certo violenza e sofferenza. Riteniamo, come è stato condiviso da tutte le donne presenti all’incontro di Fondazione Betania, più adeguato intitolare il luogo a Barbara Bellerofonte, giovane donna di soli 19 anni, uccisa dal proprio fidanzato nel 2009 a Montepaone, uno dei Comuni partner del progetto.

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