14 Giugno 2019
#VD3

A proposito di primati


di Luisa Muraro


Come ha fatto Giordana Masotto, anch’io attiro l’attenzione sul tema del soggetto a partire da quello che Laura Colombo fa dire a Luciano Floridi sulla condizione umana che oggi è onlife. Lo farò con una raffica di appunti (che sono un breviario del mio impegno di ricerca nel movimento femminista).

“Il primato del soggetto ha lasciato il posto al primato delle interazioni” dice Laura citando Floridi. Questa posizione, io dico, non ignora ma aggira la svolta politica e filosofica del 1970 che è all’origine del femminismo di oggi.

Chi è questo “soggetto” di cui parla Floridi e che ha perso il primato? È il moderno Soggetto fondato sul pensiero razionale (scienza) e sulla uguaglianza davanti alla legge (stato di diritto). È (o meglio: era) un soggetto universale senza corpo e senza sesso, di fatto maschile e occidentale, di fatto morto ben prima che Luciano Floridi costatasse che aveva perso il primato.

La fine del moderno Soggetto universale senza corpo, di fatto maschile e occidentale, è stata lunga ma non graduale. Ci sono state scosse di terremoto (Marx, Freud, Nietzsche). C’è stata la prima guerra mondiale, che ha messo rovinosamente fine alla modernità compiaciuta di sé. Tutto il secolo XX è stato occupato da tentativi di voltare le spalle al disastro o di riprendere criticamente il corso interrotto. Tre le risposte più notate, il nazifascismo e il comunismo. Tra le meno notate, il femminismo.

Il femminismo era iniziato ai tempi della Rivoluzione francese. Durante il Sessantotto, che voleva essere anche lui una Rivoluzione, il femminismo rispunta in una forma imprevista, che riguarda proprio l’idea del soggetto.

Intorno agli anni Settanta escono due testi che segnano la svolta che dicevo. Uno è Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi: il soggetto non è indipendente dall’essere corpo, che è sessuato, ma la dialettica servo/padrone non si applica al rapporto donna/uomo, la storia umana riprende con le donne come soggetto. L’altro testo è Il maschile come valore dominante del gruppo Demau, che scopre quell’aspetto fondamentale della condizione umana che è il simbolico (siamo animali parlanti), e inaugura così una politica che non mira alla presa del potere ma alla presa di coscienza. I due filoni si combinano e danno luogo a una vasta letteratura che va dalla poesia alla filosofia. Scelgo di citare il racconto della storia della Libreria delle donne, Non credere di avere dei diritti, cui le femministe Usa cambiano il titolo in Sexual Difference.

Il pensiero politico-filosofico di quegli anni ignora questi sviluppi e dice: il Soggetto è morto. Le femministe dicono: è morto il Soggetto neutro-universale senza corpo, insieme al patriarcato che lo teneva in piedi. E scrivono sul loro stendardo “Io sono una donna”. N.B. Le idee che qui riassumo in parole, nella realtà sono modi di vivere e di pensare, sono pratiche politiche.

Il pensiero politico-filosofico tradizionale continua a ignorare quello che capita e deperisce. Il sistema dei partiti nella cornice dello Stato va in crisi, il mondo si unifica all’insegna del mercato finanziario. Le donne entrano nel mercato del lavoro come una risorsa nuova e concorrenziale. La rivoluzione digitale entra in circolo con i cambiamenti e diventa una potenza.

Da internazionale il femminismo diventa globale ed entra nel campo di battaglia del cambio di civiltà in corso. Le donne sono incoraggiate da più parti a seguire lo stendardo dei diritti e della parità. I mass-media insistono a dire che questo è il significato del femminismo. Ma le femministe che non hanno dimenticato le origini non sono d’accordo. Sanno che le donne desiderano altro e di più. Perciò lottano per il senso libero della differenza sessuale nell’orizzonte di un protagonismo femminile a livello globale. Dicono: la posta in gioco è impedire la mercificazione della vita e del desiderio femminile, e si ritrovano così in risonanza profonda con l’ecologia che promuove la difesa dell’ambiente e del pianeta Terra.

Arriva un filosofo, un Cartesio dei nostri tempi, che vede nella rivoluzione tecnologica il punto di partenza per ripensare la condizione umana e dice: il primato del soggetto ha lasciato il posto al primato delle interazioni. Le femministe dicono: noi lottiamo per il primato del soggetto relazionale dotato di una sua interiorità, per noi il punto di partenza è la relazione materna, tutto il resto va bene ma viene dopo.


(Via Dogana 3, 14 giugno 2019)

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