29 Gennaio 2016

Bambini in orfanotrofio: forse è detto in buona fede ma è proprio sbagliato

di Clara Jourdan

 

In questi giorni di discussione sul disegno di legge che istituisce l’unione civile tra persone dello stesso sesso, mi è capitato di ascoltare per radio l’intervista a una simpatica bambina, figlia, con tre fratelli, di una «famiglia lesbica», che dopo allegre battute a un certo punto ha detto: «C’è bisogno della legge perché se la mamma S. muore, ci mandano all’orfanotrofio e noi non vogliamo andare all’orfanotrofio». Non è la prima volta che sento questo argomento a sostegno della legge, ma è la prima volta da una bambina e direttamente interessata. Mi auguro che chi le ha detto questa cosa sbagliata l’abbia fatto con ignoranza e non con sadismo, perché la legge sull’adozione attualmente in vigore (l. 184/1983, Diritto del minore a una famiglia) prevede espressamente (art. 44 c.1 a) che quando il minore sia orfano di padre e di madre possa essere adottato da persone unite al minore da preesistente rapporto stabile e duraturo, e in questi casi l’adozione è consentita anche a chi non è coniugato. Tant’è vero che non è questo il punto della legge sull’adozione che il ddl sulle unioni civili vuole modificare, ma il successivo (art. 44 c.1 b), per estendere alla “parte dell’unione civile” la possibilità che ha il coniuge di adottare i figli dell’altro coniuge. Quindi il pericolo dell’orfanotrofio non sussiste e la crudeltà di far soffrire creature piccole non può essere giustificata dallo scopo di spingere emotivamente verso l’approvazione di una legge necessaria. Detto questo – che vale in generale – io mi domando se non sarebbe un buon argomento a favore di questa nuova norma ricordare che secondo l’ordinamento vigente, come abbiamo visto, in caso di morte della madre “ufficiale” l’altra può adottare le creature. Ricordarlo per andare più avanti, per dire: perché aspettare la morte? Non sarebbe meglio permettere l’adozione quando sono ancora vive entrambe le mamme?

E dato che i bambini li fanno le donne, mi domando se non si potrebbe andare ancora più avanti rispetto a questo ddl che non fa la differenza. Non so come precisamente, ma ci sono autorevoli giuriste (SIlvia Niccolai) che sostengono che anche in Italia si possono trovare per le coppie di donne ipotesi interpretative che permettano di riconoscere-adottare la creatura della compagna, come avviene già in altri paesi, senza bisogno di modifiche legislative in tema di unioni omosessuali.

 


(www.libreriadelledonne.it, 29 gennaio 2016)

 

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