4 Agosto 2016

Barack Obama Says, “This Is What a Feminist Looks Like” – Traduzione integrale di Fiorella Cagnoni

Traduzione di Fiorella Cagnoni dell’articolo di Barack Obama su glamour.com

A esser Presidente, ci sono parecchi aspetti complicati. Ma ci sono anche alcuni vantaggi. Conosci persone straordinarie in tutto il paese. Hai un ufficio dove puoi fare la differenza nella vita della nazione. Viaggi con l’Air Force One.
Ma forse il regalo più grande, e inaspettato, di questo lavoro è stato vivere “casa e bottega”. Per molti anni la mia vita s’era consumata in lunghi spostamenti – da casa, a Chicago – a Springfield in Illinois quando ero senatore dello stato, e poi a Washington da senatore degli Stati Uniti. Il che spesso ha voluto dire dover lavorare molto di più per essere il marito e il padre che voglio essere.
Negli ultimi sette anni e mezzo invece quel pendolarismo s’è ridotto a 45 secondi – il tempo necessario per andare dal soggiorno di casa all’Ufficio Ovale. Perciò ho potuto passare molto più tempo a guardare le mie figlie crescere, – e diventare due meravigliose giovani donne, intelligenti, spiritose, gentili.
Osservazione che per certi versi non è facile, – per esempio vederle prepararsi a lasciare il nido. Ma una cosa che mi rende ottimista per loro è che questo è un momento straordinario, per essere donna. Il progresso che abbiamo fatto negli ultimi 100 anni, negli ultimi 50 anni e, sì, anche negli ultimi otto anni, ha reso la vita per le mie figlie enormemente migliore di quanto fosse per le mie nonne. E lo dico non soltanto da Presidente ma anche da femminista.
Nel corso della mia vita siamo passati da un mercato del lavoro che sostanzialmente confinava le donne a una manciata di posizioni spesso mal pagate a un momento in cui le donne non soltanto costituiscono più o meno la metà della forza lavoro ma hanno ruoli direttivi in ogni settore, dallo sport allo spazio, da Hollywood alla Corte Suprema. Ho visto come voi donne avete conquistato la libertà di fare le vostre scelte su come vivere le vostre vite – i vostri corpi, le vostre educazioni, le carriere, le finanze. Sono finiti i giorni in cui c’era bisogno di un marito per procurarsi una carta di credito. In realtà molte più donne mai prima d’ora, sposate o no, sono finanziariamente indipendenti.
Quindi non dobbiamo minimizzare quanto lontano siamo arrivati e arrivate. Farlo sarebbe un pessimo servizio a chi ha speso la propria vita combattendo per la giustizia. Nello stesso tempo però, c’è ancora un sacco di lavoro da fare per migliorare le prospettive delle donne e delle ragazze, qui e in tutto il mondo. Io continuerò a lavorare sulle buone politiche – dalla parità di retribuzione a parità di lavoro alla tutela dei diritti riproduttivi – ma ci sono alcuni cambiamenti che non hanno nulla che fare con l’introduzione di nuove leggi. In realtà il cambiamento più importante può essere il più difficile: è cambiare noi stessi.
Ne ho parlato a lungo nel mese di giugno al primo United State Summit delle Donne organizzato dalla Casa Bianca. Per quanto lontano siamo arrivati, siamo tutti ancora troppo spesso bloccati da stereotipi su come gli uomini e le donne dovrebbero comportarsi. Una delle mie eroine era la deputata Shirley Chisholm [1924 – 2005 NdT], prima (fra donne e uomini) afroamericana (e afroamericani) a correre per la nomination presidenziale di un grande partito [1972 nel Partito Democratico NdT]. Chisholm una volta ha detto: «Gli stereotipi emotivi, sessuali e psicologici sulle femmine iniziano quando il medico dice: È una bambina.» Sappiamo che questi stereotipi influenzano il modo in cui le ragazze vedono se stesse a partire da un’età molto giovane, facendo loro sentire che se non appaiono o non si comportano in una determinata maniera, sono meno meritevoli. In effetti gli stereotipi di genere ci riguardano tutti e tutte, indipendentemente dal genere, dall’identità sessuale, dall’orientamento sessuale.
Ora, le persone più importanti della mia vita sono sempre state donne. Sono stato cresciuto da una madre single, che ha trascorso gran parte della propria carriera lavorando per la crescita del senso di legittimazione e di autolegittimazione delle donne nei paesi in via di sviluppo. Ho guardato come mia nonna, che aiutava a crescermi, si è fatta strada in una banca soltanto fino a urtare il tetto di vetro. Ho visto come Michelle ha tenuto in equilibrio le esigenze di una carriera intensa e del metter su famiglia. Come molte madri che lavorano, era preoccupata per le aspettative e i giudizi sui modi in cui avrebbe dovuto fare mediazioni, sapendo che poche persone avrebbero invece messo in discussione le mie, – di scelte. E in effetti quando le nostre ragazze erano piccole io sono stato spesso lontano da casa, in servizio all’assemblea legislativa dello stato e contemporaneamente destreggiandomi con le responsabilità di professore di diritto. Adesso so guardare indietro e vedere che sì, davo una mano, ma per lo più secondo i miei orari e le mie scadenze L’onere, sproporzionato e ingiustificabile, è sempre ricaduto su Michelle.
Dunque mi piacerebbe pensare d’esser stato io abbastanza consapevole delle sfide uniche, eccezionali, che le donne affrontano – è questo ad aver formato il mio femminismo. Ma devo anche ammettere che quando sei il padre di due figlie diventi ancora più consapevole di come gli stereotipi di genere pervadano la nostra società. Vedi i segnali sociali – sottili, e non-così-sottili – trasmessi attraverso la cultura. La senti di più, l’enorme pressione cui sono sottoposte le ragazze per apparire, comportarsi e persino pensare, – in un determinato modo.
E quegli stessi stereotipi hanno riguardato la mia consapevolezza di giovane uomo. Crescendo senza un padre ho passato tantissimo tempo cercando di capire chi ero, come il mondo mi percepiva, e che tipo di uomo volevo essere. È facile assimilare tutti i messaggi della società sulla mascolinità, e arrivare a credere che ci siano un modo giusto e uno sbagliato, – per essere un uomo. Ma quando son diventato più grande ho capito che le mie idee sull’essere un tipo duro, o un tipo freddo, – semplicemente non erano me. Erano una manifestazione della mia gioventù e della mia insicurezza. La vita è diventata molto più facile da quando ho cominciato a essere nient’altro che me stesso.
Ecco, abbiamo bisogno di abbattere queste barriere. Abbiamo bisogno di continuare a cambiarlo, l’atteggiamento che educa le ragazze a essere pudiche e i ragazzi a essere assertivi, che critica le nostre figlie per aver parlato e i nostri figli per aver versato una lacrima. Abbiamo bisogno di continuare a cambiarlo, l’atteggiamento che punisce le donne per la loro sessualità ma premia gli uomini per la loro.
Abbiamo bisogno di continuare a cambiare l’atteggiamento che permette molestie di routine alle donne, sia quando camminano per strada sia quando osano andare online. Abbiamo bisogno di continuare a cambiare l’atteggiamento che insegna agli uomini a sentirsi minacciati dalla presenza e dal successo delle donne.
Abbiamo bisogno di continuare a cambiare l’atteggiamento che si congratula con gli uomini perché hanno cambiato un pannolino, che stigmatizza i papà a tempo pieno e penalizza le madri che lavorano. Abbiamo bisogno di continuare a cambiare l’atteggiamento che nei luoghi di lavoro dà valore a modalità sicure, competitive, e ambiziose – a meno che tu non sia una donna. Allora sei troppo prepotente, e all’improvviso le qualità ritenute necessarie per il successo finiscono per trascinarti indietro.
Abbiamo bisogno di continuare a cambiare una cultura che illumina d’una luce particolarmente spietata le donne e le ragazze di colore. Michelle ha parlato spesso di questo. Anche dopo aver raggiunto il successo, e per meriti e capacità proprie, lei aveva ancora dei dubbi; doveva chiedersi se era vestita nel modo giusto, se si comportava nel modo giusto – se era troppo assertiva, o troppo “incavolata”.
Come madri e padri, aiutare i bambini e le bambine a superare questi vincoli è un continuo processo di apprendimento. Michelle e io abbiamo educato le nostre figlie a far sentire la propria voce,  quando notano due pesi e due misure, o quando si sentono ingiustamente giudicate per il loro sesso o per la loro razza, o quando si accorgono che ciò accade a qualcun altro o qualcun’altra. È importante per loro vedere nel mondo modelli di ruolo salire ai livelli più alti di qualsiasi campo abbiano scelto. E sì, è importante che il loro papà sia femminista, perché così adesso è quello che loro si aspettano da tutti gli uomini.
È una assoluta responsabilità anche degli uomini, combattere il sessismo. Come mariti e partner e fidanzati, dobbiamo lavorare sodo e essere decisi nel creare relazioni davvero alla pari.
La buona notizia è che ovunque io vada, in tutto il paese e in tutto il mondo, vedo uomini e donne che respingono ogni datato presupposto sui ruoli di genere. Dai giovani maschi che hanno aderito alla nostra campagna per porre fine alle violenze sessuali nei campus universitari, alle giovani donne diventate le prime Army Rangers nella storia della nostra nazione, – la vostra generazione si rifiuta d’esser confinata da vecchi modi di pensare. E ci state aiutando tutti a comprendere che costringere le persone ad aderire a modelli identitari fuori moda e rigidi non è un bene per nessuno e nessuna, – uomini, donne, gay, etero, transgender, o altro. Questi stereotipi limitano la nostra capacità d’esser semplicemente noi stesse e noi stessi.
In autunno ci avvieremo verso una elezione storica. Duecentoquarant’anni dopo la fondazione della nostra nazione e quasi un secolo dopo che le donne hanno infine ottenuto il diritto di voto, per la prima volta è una donna – ad avere la candidatura presidenziale d’un importante partito politico. Indipendentemente dalle vostre opinioni politiche, questo è un momento storico per l’America. E è soltanto un esempio ulteriore di quanto le donne siano andate avanti nel lungo viaggio verso la parità.
Voglio che tutte le nostre figlie e tutti i nostri figli capiscano che questo, anche questo, fa parte della loro eredità.

[Manca qui la frase originale “I want them to know that it’s never been just about the Benjamins; it’s about the Tubmans too” perché il gioco di parole tra i biglietti da 100 $ con l’immagine di Benjamin (Franklin) e i (futuri) biglietti da 20 $ in cui (Harriet) Tubman spodesterà Andrew Jackson mi pareva, data l’ora e la stagione, troppo complicato e troppo inutile  da tradurre. NdT]


(www.libreriadelledonne.it, 4/8/2016)

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