26 Novembre 2015
La Sicilia

“Cancellato” il ratto di Proserpina

di Pinella Leocata

 

Hanno schermato la fontana della stazione con un telo verde per cancellare idealmente la scena centrale del gruppo scultoreo realizzato nel 1904 da Giulio Moschetti: quel «Ratto di Proserpina» che ripropone in forma mitologica la violenza sessuale su una ragazza. Hanno schermato la scena e cambiato simbolicamente il nome alla piazza dedicandola a «Cerere e Proserpina», spostando, dunque, l’attenzione ad un altro aspetto del mito, quello della solidarietà tra donne, della forza femminile, della relazione tra madre e figlia, apportatrice di vita. Proserpina, rapita da Plutone e portata agli inferi, grazie alla strenua lotta di sua madre Demetra, o Cerere, ottiene di potere ritornare sulla terra ogni anno, a primavera, e con lei la natura si risveglia e il grano rinasce, come la vita. La Ragna-Tela, «rete catanese di donne e uomini perché la violenza sessista abbia fine», ha scelto di celebrare con questa performance il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E ha voluto coinvolgere ragazze e ragazzi delle scuole perché s’interroghino sul loro modo di rapportarsi, sui modelli di comportamento improntati al potere e alla sopraffazione ancora diffusi e considerati «normali». Di qui la «cancellazione» del rapimento di Proserpina, «perché emana un messaggio negativo e normalizza l’idea che è possibile violentare una donna».

Una normalizzazione contro la quale chi ha partecipato all’iniziativa ha espresso la propria fantasia ridisegnando la fontana. Nei pannelli appoggiati agli alberi della piazza della stazione Plutone è scomparso, cancellato, mentre Proserpina, sola, si libra in aria gridando «libertà, libertà». E ancora Le Tre Grazie di Canova o Demetra e Kore o gli acroliti del museo archeologico di Aidone sostituiscono il gruppo scultoreo del Ratto. Altri, a sottolineare l’orrore e l’attualità della violenza, hanno coperto Proserpina con un burka, rapita e violentata, come migliaia di donne lì dove dominano i fontamentalisti.

Le studentesse del Lucia Mangano hanno scelto la forma del fumetto e fanno parlare le ninfe. «Il rosso – dicono – un tempo era il colore dell’amore, ora è il colore di tutto il sangue versato». E ancora. «Quando si violentano e uccidono le donne si violenta e uccide l’energia vitale del nostro pianeta». E c’è anche chi sceglie la chiave ironica con un Plutone, dapprima cortese, che dice a Proserpina: «Vi porto in braccio così non vi bagnate, mia signora». E lei, felice, risponde: «Come siete galante, mio cavaliere! ». Ma la scena successiva ha un altro tono e un’altra lingua: «Uora t’abbiu n’ta l’acqua!», annuncia un Plutone greve e violento. E lei, sfottente: «Ten’accura o lippu ca sciddichi macari tu».

Le ragazze leggono e sorridono, poi, allegre, inscenano il ritorno di Proserpina coprendosi con un grande telone leggero e pieno di buchi da cui escono le loro braccia danzanti e i volti radiosi. Sono loro la vita, il futuro, la primavera. Al microfono raccontano le proprie riflessioni, e così fanno i loro compagni di classe del Cutelli e del Lucia Mangano, guidati dalle professoresse Pina La Villa e Tommasa Pappalardo, e le rappresentanti dell’associazione Penelope, della Rete antirazzista, dei Cobas Scuola, della Cgil, del comitato Casa per tutti e, naturalmente, le promotrici della performance Anna Di Salvo e Mirella Clausi.

Prima di andare via due fidanzatini si fanno fotografare sullo sfondo della fontana mentre si baciano teneramente. La cancellazione più efficace del Ratto.


(La Sicilia, 26 novembre 2015)

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