10 Dicembre 2013
Il Quotidiano della Calabria

Ci sono certi giudici in Calabria…

di Franca Fortunato

Che cosa sta capitando intorno a noi? Dico questo pensando alla sentenza della Cassazione che ha annullato la condanna a 5 anni di reclusione, inflitta per ben due volte a Pietro Lamberti, 60 anni, impiegato presso i Servizi sociali di Catanzaro, per aver avuto una relazione con una bambina di 11 anni, con la motivazione che c’era “amore” tra i due. Una sentenza incredibile, assurda. Vorrei fare notare che stiamo parlando di una bambina e di un signore anziano. Davvero un uomo adulto è uguale a una bambina? Davvero avere 11 anni è la stessa cosa che averne 60? Una bambina ha bisogno di difesa, di protezione, di amore. Una bambina di 11 anni è una creatura che sta ancora crescendo e il suo corpo porta i segni di una sessualità acerba e in boccio. Una bambina è un essere umano da accompagnare nella crescita con rispetto e cura dei suoi sentimenti e delle sue ingenuità. È questo che la madre si aspettava nei confronti di sua figlia da quell’uomo a cui l’aveva affidata e di cui si fidava, forse, perché l’essere anziano, sposato e con figli lo rendeva rassicurante. Una madre ferita che non ha esitato a denunciare l’uomo quando ha capito che cosa aveva fatto alla sua creatura. Come mai la notizia non è arrivata sulle pagine dei maggiori giornali nazionali? Come mai nessun commento è seguito su questo giornale? Se n’è discusso, e molto, invece, su alcuni blog di donne come Sud-de-genere di Doriana Righini e Maschile/Femminile di Marina Terragni. È da loro che riprendo il post di Lorella Zanardo, autrice del video Il corpo delle donne, perché profondamente vero e dice l’essenziale. «L’uomo condannato – lei scrive – oggi viene riabilitato perché la Cassazione ritiene ci fosse “Amore” tra i due. Amore perché la piccola gli scriveva messaggi d’amore e gli chiedeva “ma tu mi ami?”». Ma, chiede Zanardo, «avete bambine di 11 anni? Ne avete conosciute? E allora sapete che a 11 anni, anche se hanno un piccolissimo accenno di seni o si atteggiano a grandi, le bambine a 11 anni sono bambine. Piccole. Sono appena uscite dalla scuola elementare. Sono delle creature innocenti e aperte al mondo, come è giusto che sia (…). Io credo che la piccola calabrese amasse il signore di 60 anni. Perché no? Posso immaginare come ci si aggrappi a un uomo adulto che si occupa di te, quando la famiglia alle spalle, per ragioni diverse, latita. Amore nel senso più bello: ti amo perché mi vuoi bene, avrà pensato la piccola che chiedeva rassicurazioni a questo signore che si prendeva cura di lei. E se amo dunque mi fido. E se lui che amo mi dice che lo devo toccare, io lo farò. E se lui che amo mi dice di fare delle cose, io le farò. Perché no? Di lui mi fido». Zanardo lancia a questo punto un’ accorata richiesta: «Ora vi prego di considerare questa vicenda con tutto l’amore possibile per questa bambina. Non serve gridare al mostro. Serve spiegare a questa Italia allo sbando, a questi giudici di un Paese smarrito e feroce verso gli innocenti, cosa significhi essere bambine e bambini». E incalza: «Siete consapevoli di cosa sta accadendo? Centinaia di ore in tv, nelle scorse settimane dove nei salotti discutevano delle matrone e dei canuti signori delle responsabilità di 14 e 15enni nel “concedere i loro corpi”, mi riferisco al caso Parioli. Nessun riferimento alle colpe degli adulti. Una cattiveria feroce si riversa sulle bambine: lo vedete? Modelle di 12 anni, soubrette appena maggiorenni col compito di attizzare vecchi corrotti, pubblicità che sfruttano ogni singolo pezzo di carne di corpicini in sviluppo. Il mercato in affanno che dilania le giovanissime, target ambito. E uomini impauriti che abdicano al loro ruolo di padri, per fingere di essere eterni adolescenti. Dalla parte delle bambine». Fermiamo questa ferocia. Facciamo capire che c’è una questione che riguarda gli uomini e la loro sessualità nel rapporto con le donne e le bambine. Spostiamo lo sguardo dalle vittime agli uomini violentatori e stupratori. Chiamiamo le cose col loro vero nome, al di là delle sentenze. Diciamo allora che violare il corpo di una bambina di 11 anni, carpire e sfruttare il suo bisogno di amare e di essere amata, è un atto spregevole, uno stupro e una violenza inaccettabili.


(Il Quotidiano della Calabria, 10.12.2013)

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