21 Aprile 2017

Ci sono novità nel cantiere della differenza

di Luisa Muraro

Differenza di genere e differenza sessuale s’intitola il libro più recente, una raccolta di saggi, sulla svolta storica che ha aperto l’orizzonte di una possibile civiltà futura – sottotitolo: Un problema di etica di frontiera (a cura di Carmelo Vigna, Orthotes, Napoli 2017). La differenza sessuale, da sempre una messa alla prova per la specie umana, con la rivolta femminista è diventata un punto di leva per chi non vi inciampa.

Ci sono scoperte che non finiscono mai, s’intitolava una Via Dogana cartacea, riferendosi alla differenza sessuale, paragonata alla scoperta dell’America. “Ci hanno scoperti” dice il Selvaggio vedendo arrivare le tre caravelle di Colombo. Si dice “scoperta”, in effetti, ma che cosa vuol dire? Chi scopre che cosa?

La fabbrica del sesso, il saggio più notevole che io conosca sulla storia del corpo sessuato in Occidente, autore Thomas Laqueur (1990), ci risponde con due tesi sorprendenti ma ben documentate. La prima dice che, fino a pochi secoli fa, esistevano a tutti gli effetti uomini e donne, ma erano visti come realizzazione più/meno perfetta di un unico ente sessuato: l’Uomo, la donna essendo considerata un uomo imperfetto, e come lei tutta una serie di minoranze, quelle, per intenderci, che oggi ritroviamo in LGBT… La seconda tesi, ancor più sorprendente, ci informa che la scienza che si basa sull’osservazione dei fatti arriva a dire la sua, ma è seconda, terza, dopo che sono cambiate altre cose, per esempio la scoperta scientifica delle cellule femminile/maschile (ovulo/spermatozoo) è venuta largamente dopo che la cultura si fu convinta che i sessi sono due. Due, asimmetrici, incomparabili e… uguali. Da lì, problemi e discussioni che arrivano fino a noi, non senza esiti confusionari. Uno per tutti, che il termine “genere”, che doveva affiancare criticamente la metonimia sessuale, ne ha preso invece il posto, diventando una specie di nube metaforica.

Insomma, la differenza sessuale resta un cantiere aperto, dove neanche i fatti hanno l’ultima parola.

La domanda che può orientarci è semplice da formulare e, grazie agli studi storici, abbiamo sufficienti elementi per affrontarla: qual era la posta in gioco? E qual è ora?

Dal mondo classico fino a Hegel, la ragione dichiarata è sempre stata il fare Uno; la dava per buona anche quell’ottimo uomo di mio padre (che non faceva niente senza l’accordo di sua moglie), per giustificare il suo titolo di Capofamiglia. Avevano dei buoni argomenti, da Aristotele fino a mio padre, ma non dicevano tutto. Secondo Laqueur, il modello classico del patriarcato si è sviluppato intorno a una segreta domanda: che senso ha l’uomo, quello con la u minuscola? Darwin, nei termini suggeriti dalla sua stessa dottrina, avrebbe detto: perché ci vuole un individuo a sé stante per veicolare lo spermatozoo? Sono sprazzi di un’ancora incipiente consapevolezza, quella della differenza maschile che affiora fuori dal neutro universale, e vuole parlare per sé stessa, come si sente in questo titolo che per me riassume la domanda d’aiuto di un’intera civiltà centrata sul maschile: “L’homo erectus non si regge da solo”.

La posta in gioco, oggi, non è più l’Uno e va incontro alla differenza, in particolare quella maschile. Si tratta infatti, oggi, di dare vita a un nuovo circolo della mediazione tra l’essere corpo e l’essere parola, l’uno che interpreta l’altra e viceversa, ma senza rispecchiamento e tanto meno coincidenza, così che ci sia posto per il senso libero della differenza sessuale.

Il libro che ho citato in apertura a questo mio discorso, va in questo stesso senso, con la convergenza dei suoi diversi saggi circa l’impossibilità di azzerare la differenza sessuale e di liquefare il Gender, come si legge nella prefazione.

Tra i diversi contributi segnalo quelli di Riccardo Fanciullacci (La generazione della libertà femminile e la tessitura dell’universale) e di Stefania Ferrando (Oltre i paradossi della differenza: la pratica politica del simbolico). Li segnalo per la loro profonda conoscenza del pensiero della differenza sessuale, al quale non solo danno contributi notevoli e originali, ma anche l’impostazione indispensabile alla sua lettura storica. Ed è che la sua scaturigine coincide con il rigetto dell’offerta neutralizzante di emancipazione, fatta alle donne dalla borghesia e dal socialismo, respinta dalle prime femministe ai tempi di Carla Lonzi, nell’atto di una presa di coscienza e di parola a partire da sé. Fu l’apertura del cantiere per chi non ha paura del lavoro del pensiero, e l’invito a un nuovo tipo di agire politico, relazionale.

(www.libreriadelledonne.it, 21 aprile 2017)

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