26 Marzo 2020

Di diverso e di più

di Silvia Motta


Cosa faremmo noi donne di diverso e/o di più di quello che tante e tanti stanno già facendo da quando il coronavirus ha fatto irruzione nel mondo degli umani?

Questa domanda si insinua continuamente nella mia mente ed è quasi un pensiero molesto perché mi sembra di fare torto a quella grande quantità di donne e uomini che oggi sono in prima linea nella sanità, nella politica, nell’economia, nei servizi indispensabili.

La foto che ha fatto il giro dei giornali e del web, quella di Elena Pagliarini, l’infermiera dell’ospedale di Cremona che alla fine del turno si addormenta stremata sulla scrivania, mi si para di fronte quasi come un rimprovero. Sembra dirmi: cosa ne sai tu? Ti permetti di criticare?

Poi però mi viene in mente la scienziata Ilaria Capua che in un’intervista video per La Repubblica.it dice: «Le donne che già hanno vita difficile senza la pandemia, durante la pandemia hanno vita ancora più difficile».

Sì, per molte donne la vita diventa ancora più difficile. E penso subito alle tante “mancanze” che una visione prevalentemente maschile perpetua anche in questa situazione indubbiamente nuova.

Eccone (solo) alcune:

– Non basta dire “state a casa”. Bisogna, in contemporanea, fornire una via d’uscita per quelle donne che nella coabitazione forzata si troverebbero a tu per tu con uomini violenti o privi di capacità di sopportazione dei disagi. Per esempio– lo apprendo da La Repubblica di domenica 22 marzo – il governo regionale delle Canarie ha preso un provvedimento che tiene conto di questo. Con il nome in codice “Mascarilla 19” (“mascherina 19”) ci si può recare in farmacia e il farmacista sa di dover avviare immediatamente un protocollo di emergenza. Bisogna escogitare qualcosa di simile anche qui da noi.

Si sta ignorando il surplus di lavoro a cui le donne chiuse in casa sono sottoposte: bambini da accudire, anziano da curare, spesso mariti da assistere o da sopportare. Andrebbe prevista la babysitter o un’assistente domestica o a scelta un congruo contributo in denaro per tutte, non solo per le donne che abitualmente lavorano furi casa (le uniche riconosciute anche dai sindacati come “lavoratrici”).

– Andrebbero preparate delle linee guida per uomini disorientati dall’inedita convivenza con la famiglia e con i suoi bisogni. A questo proposito è illuminante la gag che gira tra i numerosissimi (e benvenuti) messaggi sdrammatizzanti di questi giorni. Lui dice: “Io è da ieri che sto in casa con la mia famiglia… sembrano brave persone!”

– Non è bello che le informazioni importanti in TV siano date tutte da maschi, quando si sa che le donne sono centrali nella gestione del contagio. Non dico che ci vorrebbero delle quote, dico che ci vorrebbero le donne. Non mancano certo le donne con esperienza, competenza e speciale intelligenza, ma l’apparizione pubblica rispecchia le gerarchie e occupare i piani alti nelle agenzie, nelle aziende e nei servizi è molto difficile. Difficile in tutto il mondo e in Italia di più.

– È ridicolo che nell’ambito della scienza e si interpellino quasi solo i maschi, quando le scoperte notevoli sul coronavirus sono state fatte da donne (le ricercatrici del Sacco, le scienziate dello Spallanzani, l’anestesista Annalisa Malara che da vera creativa ha pensato “l’impossibile” e ha scoperto la prima persona italiana con il coronavirus). Senza trascurare che nei laboratori dove si fanno queste scoperte ci sono tante giovani donne, preparatissime, precarie, malpagate e sottovalutate.

Insomma, anche all’epoca del coronavirus, più o meno consapevolmente, si rischia di rendere invisibili le donne. Oggi però siamo dappertutto, in una certa misura anche in ruoli influenti. E abbiamo cose importanti da dire.

Tra le cose importanti da dire ecco alcuni stralci di una bella intervista di Felice Cimatti a Manuela Fraire, nota psicoanalista e femminista, nella trasmissione “Uomini e profeti. Il tempo del perturbante” andata in onda su RAI 3 domenica 22 marzo.*

L’intervistatore le chiede: In Italia la parola “casa” fa pensare a qualcosa di caldo, femminile, materno, ad aspetti belli. C’è qualcosa di bello in questo appello del ritorno a casa, qualcosa che risuona in questo luogo?

Manuela Fraire: «Ho letto una notizia… non si capisce perché è così più bassa la percentuale di donne che non contraggono il virus. Non si sa il perché. Ma quando lei dice “casa” io penso che casa è una prima roulotte, il mezzo di trasporto che noi sperimentiamo nella vita ed è il corpo pregno, il corpo della donna incinta. Quella è la casa. La prima immagine che abbiamo è di un luogo che ci fornisce ciò che serve per la sopravvivenza e che resta in vita esso stesso, un luogo che vive la propria vita tanto da poter alloggiare la nostra vita. […] Questo cosa vuol dire, che dobbiamo dedicare tutto alla maternità? No, ma al modo come la nostra specie digita per la prima volta l’interno di un altro e come viene digitato dall’altro. Forse che non possiamo dire che la nostra è una specie che vive attraverso uno dei soggetti della specie che è abitato da un altro? Allora la donna dice ‘io sono l’altro’ che fa l’esperienza di avere dentro un altro che per di più cresce e si sviluppa a prescindere dalla mia volontà. È l’altro. Molte fantasie di donne incinte sono di avere un bambino desiderato che può diventare un alieno dentro… la gravidanza potrebbe non andare bene. Quell’oggetto desiderato diventa un virus, un mostro. […] Questa è un’esperienza che facciamo continuamente.

Ci rendiamo conto di che opportunità è questa per chiederci qualcosa? Lo possiamo dire perché siamo in un momento in cui la scienza e la tecnica sono dalla nostra parte, finalmente le possiamo utilizzare non per alienarci».


* L’intervista integrale dura quasi un’ora, tocca altri temi interessanti come il silenzio delle città, l’esperienza di non potere avere contatti, il virus come l’altro invisibile tra noi e l’altro, la novità di poter entrare nelle case degli altri a distanza, come avviene per molti tipi di lavoro (insegnanti, analisti, impiegati ecc.).


https://www.raiplayradio.it/audio/2020/03/UOMINI-E-PROFETI–Il-tempo-del-perturbante–d46b792d-9eb7-4b44-87df-0475c9dc524a.html


(www.libreriadelledonne.it, 25 marzo 2020)

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