2 Febbraio 2018

In ricordo di Anna Chiodi

di Mirella Maifreda

 

Si chiamava Anna Chiodi, aveva 59 anni, ed era “anche” una di noi.

Il 29 gennaio Anna si è spenta. Da tempo si sapeva della sua malattia, ma quando la notizia della sua morte ci ha raggiunte ci ha trovate impreparate, quasi sorprese e dire che dell’aggravamento delle sue condizioni eravamo informate da tempo; ma la rimozione è una tentazione troppo forte per potervi rinunciare.

Da oltre 10 anni faceva il turno come libraia alla Libreria delle donne di Milano. L’ultima volta che è venuta in libreria era la fine di novembre: ha comperato dei libri, abbiamo chiacchierato “così… con leggerezza”, appariva serena e distesa nei tratti. Non sapevamo, né lei né noi, che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo incontrate.

La Libreria delle donne per Anna era una parte importante di “parte” della sua vita, così come la sua fattiva militanza nell’ArciLesbica di Milano, così come la pratica della sua professione di pediatra, così come la disponibilità all’ascolto che è stata testimoniata con affetto e commozione da più parti.

Ieri, insieme ad alcune amiche della Libreria, ho partecipato al suo funerale; da tanto non sentivo che tale parola “partecipare” avesse un significato così potente, così pregnante.

Pregnante era nelle parole dei suoi familiari e nelle numerose e sentite testimonianze delle sue amiche e compagne di viaggio, politico ed affettivo.

Anna era una e molte; mentre ascoltavo i ricordi che si inanellavano pensavo che ognuna di noi conosce, ha frequentato e conserverà un pezzetto di lei unico e sconosciuto alle e agli altri.

Potrei aggiungere altro, ma io appartengo a quel genere di persone per le quali la morte impone pudore e silenzio.

Termino prendendo a prestito delle parole di Rossana Rossanda: «La presenza sensoriale è ciò che più dolorosamente viene a mancare con la morte, la ferita più acuta, più penetrante, più restia a farsi catturare dalla memoria. Colpisce ogni volta che affiora inattesa, eppure presente in sottofondo, come un taglio non destinato a rimarginarsi. È vero, sopravviviamo all’altro, e questo ci rassicura tanto da riprendere il cammino, talvolta con più energia e creatività, ma non siamo più gli stessi». In passato ho già incontrato queste frasi e mi tornavano alla mente mentre, tornando a casa, ci congedavamo da Anna.

 

(www.libreriadelledonne.it, 2 febbraio 2018)

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