5 Aprile 2019

L’influenza della rete nelle nostre relazioni

di Clara Jourdan


Ringrazio Laura Colombo e Laura Milani per l’articolo La rete toglie, la rete dà… (29 marzo 2019), che ha aperto sul sito della Libreria delle donne la riflessione su una questione molto importante e ormai urgente, la rete e noi, a cui vorrei contribuire analizzando alcuni problemi a partire dalla mia esperienza, perché anch’io non rinuncio alla rete, e cerco di agirvi la mia scommessa politica.

Premetto che sono d’accordo con l’affermazione di Laura Colombo e Laura Milani che anche quando c’è di mezzo la rete, “non è sensato dare tutta la colpa alla rete per singoli comportamenti umani violenti”: trovo giusto e opportuno sottolinearlo in questo sito, perché quando si tratta di relazioni tra donne, tra sé e sé e con le altre, ci sono millenni di patriarcato alle spalle, cioè di separazione dalla madre e assenza di società femminile, che ancora pesano nel nostro inconscio, adesso che il patriarcato è finito e abbiamo creato società femminile: ci sono ferite storiche profonde che non conosciamo abbastanza e che influenzano le nostre reazioni, agganciandosi ai meccanismi della rete e ampliandone gli effetti in maniera spesso distruttiva. Tanto che diversi episodi di questi ultimi anni mi fanno dubitare che sia realmente possibile praticare conflitti tra donne: non ne abbiamo esempi, né d’altra parte possiamo imparare dagli uomini, che come sappiamo si picchiano, si uccidono e addirittura sterminano intere popolazioni quando non vanno d’accordo. Tenerlo presente è necessario per cercare di non sottostare a quelle sollecitazioni delle nostre emozioni che ci tolgono libertà. Se possibile.

Il primo problema della rete per me è stato ed è tuttora l’evitamento a guardare sul serio i problemi della rete. Me ne sono accorta parecchi anni fa quando il nipote quindicenne di una mia cara amica perse la vita gettandosi da una finestra di casa in un “gioco” (non credo fosse davvero un gioco ma non so come chiamarlo) in internet e io ne parlai con una amica più addentro di me nella rete. Invece dell’aiuto a capire come avesse potuto succedere ebbi una risposta irritata, che quelle cose succedono anche senza la rete. Sbalordita da tale reazione, ho pensato che ci fosse qualche impedimento forte a ragionare sulla rete per chi la frequenta intensamente, tipo “non sputare nel piatto in cui mangi”. Adesso mi torna in mente una frase di Sara Gandini che ho ascoltato a un seminario di Diotima alcuni anni fa (cito a memoria): che riguardo alla rete ci sono gli entusiasti e i critici. Io mi sentivo di essere entrambi e continuo a pensare occorra tenere insieme entusiasmo e critica, ma mi rendo conto che la separazione è ancora vera. Oggi si leggono e sentono sempre di più analisi critiche su vari aspetti della rete, ne abbiamo parlato anche in Via Dogana 3, ma sotto sotto è come se restasse un aut aut, essere pro o essere contro. Un sospetto continuo che non aiuta. Perciò quando si vuole criticare la rete bisogna sottolinearne ogni volta la positività. In fondo sono solo una ventina d’anni che la usiamo correntemente. Non è come per i coltelli, che se vuoi dire che il coltello di ceramica può essere pericoloso non c’è bisogno di aggiungere che i coltelli sono utilissimi anzi indispensabili.

Il problema che più mi tocca in questo momento è l’influenza della rete nelle nostre relazioni. È difficile se non impossibile valutarne l’entità, siamo solo agli inizi dell’epoca digitale con la sua mutazione antropologica, ma penso che possiamo e dobbiamo fare uno sforzo di osservazione in noi stesse, nelle nostre relazioni, per vedere almeno il come accade. Nella posta elettronica in molte abbiamo notato come le cose negative vengano amplificate, a volte basta una sfumatura poco gentile a scatenare una reazione emotiva, quanto meno un fastidio, che a sua volta se espresso magari involontariamente nella risposta innesca un circolo vizioso. Mi è capitato un piccolo episodio del genere che si è risolto perché l’altra ha preso il telefono e ci siamo chiarite: è stata una fortuna, e le sono grata, perché io invece ero rimasta intrappolata nel diverbio email. Questo per dire che essere consapevoli dei rischi non impedisce di caderci. E ci sono stati raffreddamenti, perfino rotture di rapporti, anche tra donne a me vicine, che certamente hanno motivi importanti e pregressi ma che io sento legate a questo modo di comunicare che è scrittura ma nell’intenzione è parlare, e sostituisce il parlarsi, quel parlarsi che è all’origine del movimento delle donne e la sua grande risorsa. In rete si scrive come se si parlasse, ma senza la mediazione del corpo, della voce, della presenza fisica, l’effetto è quello della scrittura, e di una scrittura priva della presa di distanza caratteristica dello scrivere per farsi leggere: quindi risulta una comunicazione senza alcuna mediazione, incivile. Che resta: scripta manent. Può anche andare bene se si dicono cose belle, ma è assolutamente pericoloso per le critiche. Su questo problema so che si può intervenire, facendo attenzione innanzitutto al proprio modo di starci e tenendo presente la delicatezza delle relazioni tra donne. Io ho tre principi per usare al meglio le grandi opportunità della rete: 1) curare con precisione l’elaborazione dei messaggi, in particolare rinunciando alle tiritere e leggendo l’effetto che fa prima di spedire; 2) le critiche importanti farle a voce se possibile, se no metterle in positivo (la scrittura lo consente); 3) mai rispondere subito alle email (a meno che si tratti di informazioni brevissime e urgenti), questo evita la reattività e consente di dare una risposta più soddisfacente anche per me. Ne ho la conferma quando mi lascio scappare una risposta immediata, sia pure curata: poi me ne pento e mi viene in mente quello che avrei dovuto invece dire. Ed è un’occasione perduta, se non peggio, un danno. Proprio perché in rete agiamo politicamente. Questo di agire sempre politicamente e non reattivamente va tenuto come un punto fermo, in presenza del fatto che la rete favorisce al contrario come sappiamo l’usarla come sfogatoio immediato e pubblico delle frustrazioni, una rinuncia a pensare per le difficoltà a fare politica in questo mondo tanto ingiusto. Nella rete viaggia di tutto, ci sono personalità che si divertono con le provocazioni, gli insulti, e come ricordavo prima vengono fuori con crudezza i problemi delle relazioni tra donne ereditati dal patriarcato. Ma è possibile non farci intrappolare da quelle e da questi, ne sono convinta, perciò spero con fiducia che le donne che hanno praticato rotture in rete ci ripensino; abbiamo tutte tanti difetti, e facciamo sbagli anche gravi, ma sono molti anni che scommettiamo sulla tenuta delle nostre relazioni. Sarebbe davvero il colmo che quello che non ha potuto il patriarcato contro di noi lo possa la rete! Non sappiamo come è cominciato il dominio patriarcale ma sappiamo come è finito: non ha avuto più il credito femminile. Non diamo credito ai meccanismi distruttivi del neutro universale tecnologico, non lasciamo che la rete diventi questo per noi.


(www.libreriadelledonne.it, 5 aprile 2019)

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