10 Ottobre 2019

Greta Thunberg. Questa volta Giovanna d’Arco non la metterete sul rogo

di Giuliana Giulietti


Sono vecchi, per lo più filosofi, politici, giornalisti gli uomini che si sono scatenati contro Greta Thunberg. E la attaccano con delle armi spuntate. Senza nessuna argomentazione, ma solo con il loro livore, la loro rabbia, il loro odio, la loro invidia. Alcuni di essi le augurano la morte. Feltri si augura che Greta “si disintegri”. Arron Banks, ricco sostenitore della Brexit, ha auspicato che un incidente distruggesse la barca su cui Greta viaggiava verso gli Stati Uniti.

Altri la deridono. David Dance, attivista britannico di estrema destra, se l’è presa con “la petulanza di questa arrogante ragazzina”, e Massimo Cacciari, dall’alto della sua filosofia, invita Greta a tornarsene a scuola a studiare e ad ascoltare gli scienziati (!) che loro sanno le cose e lei no.

Suzanne Moore in un articolo pubblicato su The Guardian (1° ottobre 2019), «La sfida di Greta sconvolge il patriarcato. Ed è meraviglioso», arriva al nocciolo della questione. I vecchi parrucconi sono spiazzati e sconvolti dal fatto che una giovane donna rifiuti di essere sessualizzata. Greta butta all’aria tutti i loro schemi o stereotipi della “femminilità”. Questa ragazzina che si rifiuta di sorridere, di agghindarsi, di compiacerli e di far loro da specchio, li terrorizza. Non sanno come afferrarla, imbrigliarla, catalogarla. Così André Pivot, filosofo 84enne, si chiede che cosa abbia a che fare Greta con le sexy ragazze svedesi della sua giovinezza. Pascal Bruckner, 70 anni, ha detto che il viso di Greta «è spaventoso e che ostenta il suo autismo». Michel Onfray, 60 anni e pure lui filosofo, sostiene che Greta «ha l’età e il corpo di un cyborg».

E mentre i vecchi parrucconi traballano incattiviti davanti a questa incantevole, tenera, risoluta e serissima adolescente, entra in circolo, dalla parte di Greta, l’autorità femminile. Rebecca Solnit, attivista e scrittrice statunitense (autrice del libro Gli uomini mi spiegano le cose. Saggio sulla sopraffazione maschile) le scrive su The Guardian una lettera: «Cara Greta, grazie per aver viaggiato attraverso l’Atlantico per venire negli Stati Uniti e aiutarci a fare il lavoro più importante del mondo […] siamo al tuo fianco, cerchiamo di realizzare gli obiettivi che la crisi climatica ci impone, di creare un mondo sostenibile per chi è oggi giovane e per chi ancora deve nascere e per la bellezza del mondo che è ancora qui con noi».

Anche Joan Baez le ha scritto una lettera aperta di ringraziamento e ammirazione che potete trovare su Facebook. Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane deputata degli Stati Uniti e che ha presentato al Congresso una proposta di legge che ha chiamato “new deal verde”, dialoga con Greta a distanza (su Internazionale, n. 1324).

Alexandria e Greta si scambiano le loro esperienze e le loro speranze. La giovane donna più grande dice alla giovane donna più piccola: «Quando ho ascoltato il tuo discorso mi sono emozionata, perché qui negli Stati Uniti, anche durante la mia campagna elettorale, la gente diceva che non c’era nessun bisogno di insistere tanto sul tema del clima, che era un atteggiamento troppo radicale […]. Sentirti sostenere convinzioni che sono anche le mie mi ha emozionata e confortata. Perciò volevo ringraziarti per il tuo lavoro e per il tuo impegno […] quando arriverai a New York sarai accolta come una regina».

Questi vecchi tremuli misogini non vogliono rendersi conto che contro l’autorità femminile, la libertà, il coraggio e la forza delle donne, piccole e grandi, non c’è partita. Greta, con il suo semplice esserci e agire, li rende per così dire superflui, li rimpiccolisce. Lei va avanti per la sua strada con le ragazze e i ragazzi della green generation.


(www.libreriadelledonne.it, 10 ottobre 2019)

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