14 Maggio 2018

Arcilesbica espulsa dal Cassero di Bologna Richiesta di incontro con l’assessorato bolognese ai diritti LGBT


La convivenza tra ArciLesbica e Arcigay a Bologna, cominciata nel 1996 quando il Cassero era a Porta Saragozza e continuata alla Salara, viene conclusa dopo 22 anni con una mail, inviata venerdì scorso 11 maggio alla Segreteria di ArciLesbica dal Direttivo Cassero che comunica che «non è più possibile mantenere la vostra sede legale in v. Don Minzoni 18». Tutto questo senza un incontro politico, senza neppure una telefonata, ma con l’intimazione a restituire le chiavi e la specifica che «non sarà più possibile accettare corrispondenza per nome e per conto vostro: tale corrispondenza sarà pertanto respinta al mittente», poco importa se questo potrebbe causare anche danni fiscali e materiali ad ArciLesbica.

Perché?

ArciLesbica non si è allineata alla richiesta di legalizzazione dell’utero in affitto, promuovendo invece l’accesso alle adozioni; abbiamo denunciato l’assurdità di rivendicare farmaci bloccanti della pubertà per i bambini e le bambine con comportamenti non conformi alle aspettative di genere, chiedendo invece di lasciare libera l’infanzia di esprimersi al di là degli stereotipi di genere; abbiamo criticato l’assistenza sessuale alle persone con disabilità, chiedendo per loro il pieno inserimento sociale e la non mercificazione dell’affettività; abbiamo respinto lo slogan Sex work is work, perché non normalizziamo l’uso sessuale delle donne. Siamo insomma colpevoli di avere posizioni autonome che scontentano il gotha arcobaleno, dunque per noi non ci deve essere posto al Cassero LGBT Center. Gli autoproclamati femministi del Cassero, presenzialisti festeggiatori di ogni 8 Marzo, sedicenti lottatori contro la violenza sulle donne, ci cacciano senza preavviso. Non si accorgono di tradire la bandiera rainbow e di scrivere una pagina di storia dell’intolleranza con una mail improvvida alla vigilia dei pride 2018.

L’atto ha il significato simbolico di cancellare lesbiche che pensano diversamente, accogliendo solo quelle che accettano la linea politica egemonica; il gesto sottende un immaginario di annientamento e per noi è un atto di violenza.

Lo sbigottimento ci coglie alla lettura di: «vi comunichiamo che ogni accesso agli spazi, se non concordato, sarà considerato da noi e dall’amministrazione comunale, proprietaria dello stabile e informata della vicenda, come illegittima». Siamo sicure che l’Assessorato alle Pari Opportunità e ai Diritti LGBT ignori la strumentalizzazione del Cassero e che sia ignaro di questa epurazione, per cui chiederemo un incontro urgente con l’Assessore Susanna Zaccaria.

 

La Presidente Nazionale di ArciLesbica

Cristina Gramolini

347/93.08.006

 

(Facebook, 14 maggio 2018)

Print Friendly, PDF & Email