19 Aprile 2019
Filosofemme

I corti capelli di Agnès Varda

di Martina Peruzza


Agnès Varda ci ha lasciate il 29 marzo di quest’anno (2019). Ci ha lasciate ma ricche, con tanti tesori della sua molteplice opera e il ricordo di una donna libera e simpatica. (Ndr del sito della Libreria delle donne)


Un paio di mesi fa mi sono tagliata i capelli da sola.

Li volevo un po’ più corti perché le mezze lunghezze non mi piacciono, quindi ho fatto una coda e, zac, con un colpo di forbice ho ottenuto un carré non perfetto, ma comunque abbastanza soddisfacente. Non credevo che mettere mano ai propri capelli fosse una gran cosa – ma stando al feedback di amiche e amici, a quanto pare lo è. I capelli sono importanti e se te li tagli da sola, qualcuno esclamerà con sorpresa e parallela presa di distanza “Che coraggio!”.

La chioma sancisce il modo in cui ci presentiamo al mondo e non sorprende che tante ragazze si disperino per una tinta uscita male, un taglio anzianotto o uno shatush che separa con linea di demarcazione un po’ troppo manichea il castano dal biondo. I capelli ci espongono, dicono qualcosa di noi e se li tagliamo, molto spesso, è per trovare in un gesto esteriore una forza interiore di cui vogliamo finalmente appropriarci.

A diciotto anni la giovane Arlette, nata a Bruxelles il 30 Maggio 1928, cambia nome: d’ora in poi sarà Agnès, Agnès Varda.

A diciannove anni, come a convalidare la sua identità, si taglia i capelli. Adotta un caschetto peculiare e dichiaratamente fuori moda, che diventerà il suo tratto distintivo. A France Culture dichiara: «era pratico non cambiare. Mi permetteva di non lottare per essere bella, essere giovane, fare meglio delle altre. Ho provato a essere così, a fare quello che dovevo fare». E di cose ne ha fatte, Agnès.

Fotografa, cineasta, artista – Agnès Varda non ha dato un taglio rivoluzionario solo ai suoi capelli.

A venticinque anni si mette a lavorare alla sua prima sceneggiatura: non ha studiato cinema, non è un cinefila, ha visto sì e no una decina di film. «Ho imparato dalle letture e dal mio gusto per la pittura, per i musei che frequentavo assiduamente. Nella pittura c’è una scelta di colori, di forme, un’idea di ciò che si vuole rappresentare, e molto presto ho capito che il punto non è cosa raccontare, ma come lo si racconta».

Nel 1954 esce La Pointe Courte, film sperimentale realizzato con pochi mezzi, in ambientazioni naturali, minimalista nei dialoghi. Agnès Varda entra così nel novero dei réalisateurs della Nouvelle Vague e comincia a dare voce alla sensibilità femminile nel cinema d’avanguardia. Cléo de 5 à 7, L’une chante, l’autre pas, Réponses des femmes, sono il frutto di un femminismo sottile e ragionato, critico e propositivo, sicuro di sé e proprio per questo capace di essere avanguardista.

Non è una donna che parla di donne o per le donne attraverso il cinema. È una donna, individua, che fa cinema e ne oltrepassa i confini: Ulysses, del 1983 è una narrazione documentaristica che prende spunto da una sua fotografia; il recentissimo Visages Villages, girato insieme allo street artist JR, è un documentario, un diario di viaggio, una performance artistica itinerante.

Agnès è un’artista, prima che una femminista. O forse le due cose vengono insieme: l’arte nasce dal genio individuale e nel genio individuale è compreso uno sguardo diverso. «La questione non è parlare delle donne o di altro, la questione è che lo sguardo delle donne – la loro sensibilità – è diversa». È un’ispirazione, una voce nel coro di quelle che, come Giovanna d’Arco, ci invitano a tagliarci metaforicamente i capelli, prendere la forbice, fare quello che vogliamo fare.

Arte, cinema, letteratura, scienze, politica, economia – tagliare i nostri lunghi capelli, prendere in mano il nostro destino e i nostri talenti è una fatica, una conquista personale, ma d’altra parte anche una responsabilità di genere: «sono unica, ma sono tutte le donne – scrive Agnès – e ora le cose cambieranno».

Se la femme di Godard esita (j’hésite, ultima scena di Masculin Feminin), la femme di Agnès Varda, contraltare del mito di Sansone, si mette una scodella in testa e dice: tagliate.


(http://www.filosofemme.it/2019/04/01/i-corti-capelli-di-agnes-varda/, 1 aprile 2019)

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