20 Maggio 2019
27esimaora.corriere.it

Le donne sempre più lontane dalla politica maschile ora puntano a fare impresa (trovando i soldi)

di Monica Ricci Sargentini


Se la politica parla sempre più solo agli uomini sbarrando il passo alla partecipazione e al pensiero femminile, le donne devono guardare altrove per cambiare le regole del gioco e fondare una nuova civiltà. La svolta potrebbe arrivare dal mondo del lavoro. Puntare alle imprese femminili, profit e no profit, che oggi sono il 25%, per dare spazio a un mondo del lavoro con tempi e modalità diverse da quelle attuali. Se ne è discusso sabato scorso a Milano al panel «Le belle imprese del desiderio: lavoro come politica e libertà» nell’ambito del Convegno Femminista Cambio di Civiltà: arte, lavoro, politica delle donne (madri comprese).

Economia circolare

«Credo che la rete ampia che ci sta tenendo insieme non dovrebbe limitarsi a organizzarci per resistere e combattere – ha spiegato Marina Terragni, giornalista, scrittrice e femminista storica – Il minimo comune denominatore dei nostri desideri è rompere l’attesa infelice ed essere il più possibile noi stesse, evitare che il più delle nostre energie sia speso in difesa con le spalle al muro a contenere i danni della politica maschile». La politica può essere altrove: «È inutile mettersi in gioco in politica se non c’è la possibilità di farcela, mettiamo alla prova la nostra competenza nella libera impresa, anche questo è politica». L’idea è quella di creare un’economia circolare che si avvicini alle logiche dell’economia domestica e che combatta gli sprechi. «Riportiamo l’economia a casa» dice Terragni.

L’accesso al credito

Come? Il problema per le donne è l’accesso al credito. «Dobbiamo accedere alle risorse che oggi ci restano precluse anche se tra gender pay gap, lavoro di cura gratuito che vale centinaia di trilioni, pink tax e il fatto che il risparmio delle famiglie lo realizziamo noi, siamo le maggiori produttrici di reddito del paese. Ma di tutti questi soldi non intercettiamo nulla. Ci tengono a difenderci da violenza e misoginia proprio per distrarci da questo. È venuto il momento di riprenderci quello che ci rubano» è il pensiero di Terragni. «In Italia solo il 3% dei fondi europei viene utilizzato» spiega Milena Gabanelli in un’intervista video. Mentre la media europea è molto più alta, con casi di eccellenza tipo la Polonia che grazie ai fondi europei ha preso 5 punti di Pil. «Dobbiamo imparare a parlare di soldi e a negoziare — ha detto Terragni —, tra fare tutto per soldi e non fare nulla per soldi ci deve essere una misura.La differenza di salario tra uomini e donne è stata definita  “il più grande furto della storia” da Anuradha Seth, consigliera per il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, oggi diamo questo titolo a una piattaforma di crowdfunding dedicata alle imprese femminili”.

Una società di mutuo soccorso tra donne

Per Alessandra Bocchetti, figura storica del femminismo,«sono le donne a fare il mercato. Abbiamo il Paese nelle nostre mani ce ne dobbiamo rendere conto. Non dobbiamo essere più povere». È venuta l’ora di uscire dal silenzio e agire. Insieme. «Aiutarci. Difenderci: difendere l’idea di noi stesse, da chi ci vuole povere, deboli. La libertà delle donne per gli uomini è disordine». Da dove partire? Da un progetto concreto: una società di mutuo soccorso tra donne. «Siamo 27 milioni in Italia, mettiamoci un euro ciascuna, paghiamoci i migliori avvocati, facciamo imprese, belle imprese. È ora di essere generose verso noi stesse. Basta calze bucate». L’appuntamento è il 6 ottobre a Roma per la presentazione ufficiale del progetto: «Spero che saremo in tante».

L’esperienza di un’imprenditrice
Adele Nardulli lavora da 30 anni nel settore delle traduzioni e ha fondato la societàLandoor partendo dal nulla. «Vi dirò che non è stato così difficile. Anzi, è stato anche piuttosto divertente perché lo stupore che si desta negli occhi degli uomini, soprattutto nei più anziani, quando facciamo qualcosa che “funziona” è tanto» ha spiegato sorridendo. Una ricetta sicura per riuscire non esiste ma ci sono una serie di linee guida che si possono seguire. Nardulli ne cita alcune. 1) Studia tanto. «Per portare avanti bene un’impresa devi avere una visione di insieme di tutte le sue funzioni: conoscenze legali, finanziarie, informatica, risorse umane, relazioni pubbliche, marketing, gestione». 2) Lavora tanto. «Quando la coscienza è a posto, quando senti di aver fatto tutto quello che era pensabile e anche l’impensabile, hai anche la forza interiore per pretendere di avere ciò che è giusto». 3) Agisci con la testa. «Procedi lentamente, cogli le occasioni che ti presenta il destino, ma lascia le mosse avventate agli uomini. A noi non saranno perdonate, a loro sì».


(27esimaora.corriere.it, 20 maggio 2019)

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