3 Maggio 2018
ingenere

Marxilismo: nuova pratica in voga nell’accademia italiana

Redazione

I convegni e gli eventi tutti al maschile non sono una prerogativa degli ambienti conservatori, ma anche di una classe accademica maschile convinta di incarnare il pensiero della sinistra. Il bicentenario di Marx ci offre uno spunto per riflettere e diversi esempi. Auguri Karl!

Nel panorama accademico italiano è nato il Marxilismo: convegni organizzati per celebrare il Bicentenario di Karl Marx nei quali panel di soli uomini si dispongono a raccontarcene vita morte e miracoli. All’estero li chiamano All male panels, ovvero Manels, incontri o dibattiti all’interno di conferenze e convegni nelle quali uomini moderano uomini che rispondono a uomini, o, quando si voglia dare un tocco di colore, donne moderano uomini che parlano con uomini, al fine di dirigere il dibattito scientifico verso nuovi e inediti orizzonti. Il tema è ampiamente dibattuto all’estero. Diverse piattaforme on-line si propongono di dare conto delle conferenze monosessuate organizzate su scala globale. Scopriamo così, per esempio, che lo scorso 8 aprile a Helsinki Jared Talor, Greg Johnson, Millennial Woes e Paul Ramsey (tutti uomini) hanno partecipato a Awakening: the first ethno-nationalist conference in Finland; o che il 18 aprile nella TV polacca c’è stato un dibattito molto interessante sulla questione dell’aborto, anch’esso che vedeva la presenza di soli uomini. È effettivamente interessante osservare la diffusione dell’omosocialità nel mondo del dibattito giornalistico e accademico e come questi consessi maschili si facciano carico di risolvere questioni spinose riguardanti il futuro di tutti, discutendo appunto temi come l’aborto o l’immigrazione. Ma il Marxilismo italiano ha caratteristiche proprie: non coinvolge semplicemente le frange reazionarie della popolazione, come avviene all’estero, o i punti di vista più conservatori, ma più squisitamente la sinistra accademica, quell’agglomerato di studiosi uomini che da anni pensa di incarnare senza contraddizione la più raffinata critica radicale, sino ad auto-proporsi spesso come espressione universale del pensiero di sinistra.

Basta scorrere l’elenco dei membri del comitato scientifico e dei partecipanti al “Marx 2Day” la “Bicentennial conference”organizzata  da 2 al 4 Maggio 2018 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e all’Università Milano-Bicocca, da Riccardo Bellofiore (Università di Bergamo), Andrea Boitani (Università Cattolica del Sacro Cuore), Bruno Bosco (University of Milano-Bicocca), Aldo Carera (Università Cattolica del Sacro Cuore), Andrea Fumagalli (Università di Pavia), Luca Mocarelli (Università di Milano-Bicocca) e Sebastiano Nerozzi (Università Cattolica del Sacro Cuore). L’ambizione internazionale del convegno a ben vedere lascia spazio a un sequel di nomi più o meno noti di accademici maschi che parleranno tra loro, con un qualche nome di donna a introdurre o a moderarli. Riflesso, dicono gli organizzatori, di un problema squisitamente disciplinare (ci sono poche donne economiste che studiano Marx, mica si tratta di bieco sessismo), “Marx 2Day”  prevedecirca 40 interventi, inclusi chair e saluti istituzionali, con alcuni partecipanti (tutti uomini) che si sdoppiano in più ruoli, facendo da relatori e moderatori, e solo quattro nomi di donna. Portano i saluti di apertura, infatti, Lucia Visconti Parisio, Direttrice del dipartimento di Economia, Metodi quantitativi e Strategie d’impresa (DEMS) all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e Daniela Parisi dell’Associazione Francesca Duchini, studio del Pensiero Economico; compare poi il nome di Maria Cristina Origlia, giornalista del Sole 24Ore – nemmeno lei interviene nella veste di relatrice, ma modera un panel di sei relatori uomini. L’ultimo nome è quello di Elena Louisa Lange, dell’Università di Zurigo, l’unica effettivamente a profferir parola.  Pochi giorni dopo l’annuncio di questo convegno, ne è stato annunciato un altro, egualmente interessante. In questo caso, l’organizzazione spetta al Centro Studi F. Rossitto che terrà a Ragusa un convegno su Marx dal 10 al 12 Maggio. In questo caso, figurano 34 interventi e una sola donna, anch’essa incaricata di portare i saluti iniziali: Margherita Bassini, responsabile del comitato scientifico della Fondazione Luigi Longo di Alessandria. In questo caso, a difesa della rosa dei partecipanti, è in voga una tesi che evidenzia come la scelta dei partecipanti sia stata in buona parte circoscritta alla Sicilia, a indicare che, per problemi di budget, bisognava limitare gli inviti a individui poco distanti e in questo senso non si potevano invitare donne  – non ci eravamo accorti che la Sicilia fosse un’isola monosessuata.

Forse hanno ragione gli organizzatori di Marx 2Day, non c’è nulla di cui stupirsi. È da lungo tempo, infatti, che la crisi dell’autorevolezza maschile cerca conferma in una pomposa auto-rappresentazione che filtra in modo sistematico e rigoroso i punti di vista altri,  a partire dai punti di vista sessuati o situati nel pensiero post-coloniale, che pur nel modo più originale si sono confrontati con il pensiero marxiano. Il punto è proprio lo stato di stanzialità incancrenita della teoria e della politica in Italia, che pare, in questa triste celebrazione del bicentenario di Marx, cercare legittimazione e autorevolezza autoproclamandosi unico punto di vista legittimo e neutrale. Balza all’occhio, tuttavia, l’inadeguatezza di queste celebrazioni, specie se raffrontate alle conferenze organizzate in occasione del bicentenario all’estero – rimandiamo, in questo senso, al programma, ricco di punti di vista eterogenei e diversamente posizionati della conferenza sullo stesso tema che si terrà il 4-5 Maggio alla Maynooth University in Irlanda, The (re)Birth of Marx(ism): haunting the future.

Ci chiediamo come sia possibile rispondere, a tale situazione, così spesso interpretata alla luce del fatalismo e del “realismo sessista” – la tesi per cui “l’accademia italiana è così e che cosa ci possiamo fare”. Il dibattito all’estero, tuttavia, lo dice chiaramente: non c’è scusa per gli All male panels: le donne dovrebbero rifiutarsi di moderarli e gli uomini dovrebbero rifiutarsi di parteciparvi. Chissà se, tra tutti questi partecipanti, qualcun@ si sentirà a disagio ad essere considerato un nuovo esponente del Marxilismo.

(www.ingenere.it, 3 maggio 2018)

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