24 Giugno 2018
Corriere della Sera

Beatrice Venezi: «Pantaloni? No grazie, sul podio meglio la gonna»

di Valerio Cappelli

Beatrice Venezi, lei è la più giovane direttrice d’orchestra in Italia? «È così». Ed è indicata da Forbes Italia tra le 30 persone under 30 più influenti? «Sì, ho 28 anni». Ha tenuto il primo concerto in assoluto, come donna sul podio, in Armenia? «Corretto. Mi è successo anche nei teatri d’opera in Georgia e a Sofia». Ma forse il vero tratto distintivo di questo giovane talento musicale, rispetto alle colleghe in pantaloni, è un altro: «Mi piace dirigere in gonna, ho diversi abiti da sera, mi piace il rosso. Non dobbiamo imitare gli uomini quando dirigiamo. L’omologazione non porta a nulla di creativo. Noi donne abbiamo una visione diversa».

Esiste una sensibilità femminile in musica? «È difficile definirla, non essendoci state grandi donne direttrici prima della generazione odierna. Non abbiamo modelli da seguire, ed è complicato definire una tecnica femminile. Le poche donne che ci sono tendono a reiterare comportamenti maschili. Di sicuro sul podio non esiste una gestualità femminile: esiste una gestualità personale». Gonne e ballerine ai piedi? «No! Porto tacchi comodi di sette-otto centimetri. Rivendico il mio essere donna in un mestiere storicamente appannaggio dell’uomo». Yuja Wang, la giovane brillante pianista cinese, suona in minigonna o con spacchi vertiginosi, e scorre la musica con l’iPad sopra la tastiera. «Ecco quello no, non credo sia sexy, né indice di femminilità suonare musica classica in minigonna». Si ferma, sorride: «Teniamo un po’ di suspence per il pubblico maschile. Però condivido il suo modo libero di porsi. Lo dico sempre: questa non è musica per vecchi. Io mi adopero sui social veicolando i contenuti, su Instagram racconto le trame delle opere agli adolescenti, che mi rispondono: Pensavamo fosse un genere noioso. Giulia, di 13 anni, a scuola sta preparando una tesina su di me collegandomi all’emancipazione femminile. Sono io che ringrazio lei».

Beatrice crede nella dimensione sociale della musica, non si ferma al rito del concerto, ha lavorato in tv con la campionessa paralimpica di scherma Bebe Vio («un esempio di energia per tutti») è testimonial della campagna Terre des Hommes che raccoglie fondi per proteggere le bambine sfruttate o abusate: «Nel pianeta più di 120 milioni di ragazze con meno di vent’anni hanno subito rapporti sessuali forzati. Per non parlare delle baby schiave e del fenomeno terribile in Africa delle mutilazioni genitali». Si adopera per abbattere le barriere elitarie, portando la musica a tutti: «Ma non con il cross over, non penso che aumenti gli spettatori. Seguo altre vie, a fine luglio dirigerò un concerto in piazza a Lucca, la mia città, nell’ambito del Summer Festival, dove lo scorso anno si sono esibiti i Rolling Stones. Sono io che vado con la classica verso il pubblico rock, ma senza cross over». Beatrice è giovane e molto graziosa, chissà se le hanno mai mancato di rispetto. «Il primo violino di un’orchestra mi disse che non si poteva suonare a quella velocità. Ho fatto presente che, in caso contrario, avrei soffocato le voci dei cantanti. Ci siamo chiariti. Adesso ogni volta che lo incontro, baci e abbracci. Non è semplice capire come relazionarsi, se fai la voce grossa diventi un dittatore… È una partita di scacchi. Io ho pur sempre 28 anni».

I pregiudizi: «Una volta mi hanno detto: sei bella, vuoi essere anche brava?». Le molestie: «Una sola volta, da parte di un direttore italiano di una certa età, un “barone” dal fisico corpulento; ero assistente, gigioneggiando mi propose di cenare insieme. Gli risposi: aspetti un attimo che invito il resto del cast. Però non fermiamoci alle proteste di un’attrice di cinema, pensiamo agli abusi a tutte le altre donne che fanno lavori normali». Ci può essere, al contrario, troppa indulgenza nei confronti di voi giovane donne, a prescindere dal talento? «Semmai da parte della critica c’è l’effetto contrario, mettono l’accento su come appari e ti proponi come se fosse una diminutio. Credo che il pubblico apprezzi la bellezza in generale, se viene espressa anche dal punto di vista visivo non ci vedo niente di male». Lucchese e dunque cresciuta «a pane e Puccini» (registrerà brani sinfonici del suo celebre conterraneo nel primo cd per la Warner), studi alla Chigiana di Siena, passata dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano alla Nuova «Scarlatti» di Napoli. A settembre debutto assoluto alla prestigiosa Suntory Hall di Tokyo: «Lavoro soprattutto all’estero, mi manca l’esperienza in un teatro d’opera italiano, purtroppo funzionano spesso le raccomandazioni, che non ho e non cerco».

La musica è di per sé un atto di seduzione. «La seduzione è convincere l’orchestra che sei nel giusto, portarla dalla tua parte, è una forma di convincimento. Credo nel dialogo, accetto suggerimenti, d’altra parte si fa musica insieme». Il Maestro Beatrice ha 28 anni e non si intende solo di musica.

(Corriere della sera, 24 giugno 2018)

Giulia, non confondere l’emancipazione con la differenza. Beatrice Venezi è un grande esempio del senso libero della differenza. (Nota della redazione del sito)

Print Friendly, PDF & Email