24 Luglio 2019
il manifesto

Ddl Pillon stoppato. Ma il senatore ne prepara uno peggiore

di Daniela Preziosi


Separazioni. Il testo oscurantista si ferma, ma solo momentaneamente. Sit in davanti alla camera, è una prima vittoria. Il Pd: M5S ambigui, caccino il relatore.


«È un tentativo per prendere tempo perché la tensione è troppo alta anche in altri ambiti della politica. Ma non ci incantano, continueremo senza farci prendere in giro, finché non vi sarà il ritiro del ddl Pillon e degli altri disegni di legge». Per Lella Palladino, presidente di Dire-Donne in Rete contro la violenza, l’annuncio dell’accantonamento del disegno di legge che modifica il diritto di famiglia e la tutela dei minori nelle separazioni in direzione regressiva è una buona notizia. Ma è una vittoria parziale, quasi l’annuncio del peggio. Le associazioni (tra cui Nonunadimeno, Differenza Donna, Dire, Casa internazionale delle Donne, Cgil, Arci) si sono date appuntamento ieri in piazza Montecitorio, alle tre del pomeriggio, con una temperatura torrida, per chiedere il ritiro del ddl Pillon.

Proprio mentre in commissione giustizia del senato il testo subiva una battuta d’arresto. Non sarà ritirato, come chiedono anche le opposizioni parlamentari, ma «superato», secondo la formula cerchiobottista a 5 stelle. «Accantonato». Ma solo per il momento. A settembre si ricomincerà dalla discussione generale. Il testo medievale confluirà, secondo gli annunci dello stesso senatore Pillon, in un nuovo testo unificato che conterrà, dichiara, gli altri cinque ddl presentati in senato e le osservazioni delle associazioni e dagli esperti espresse nelle audizioni.

Ma non ci crede nessuna e nessuno: il relatore sarà di nuovo lui, l’anima nera del Congresso della Famiglia di Verona, ultrà della cancellazione della legge 194, convinto assertore della cospirazione della «lobby gay» per sovvertire l’«ordine morale». Una velina leghista assicura che, in commissione, Pillon è stato «designato all’unanimità» per restare relatore. «È una fake news», attacca Monica Cirinnà, madre della legge sulle unioni civili. «Non c’è stato alcun voto, figuriamoci se avremmo votato lui. Sappiamo che il nuovo testo, che ancora ufficialmente non c’è, è stato scritto al Congresso di Verona. Per questo l’ostruzionismo del Pd continua: abbiamo già iscritto tutti i nostri 52 senatori alla discussione generale».

La prima battaglia quindi è vinta ma la guerra è tutta ancora da combattere. Lo sanno bene tutte le donne parlamentari e non che nel pomeriggio si sono date appuntamento alla sala Nassirya del senato per una conferenza stampa. Da lì hanno lanciato un appello a M5s per «uscire dall’ambiguità». «A parole sono contrari al testo Pillon. Allora sfiducino il relatore, che è il più oscurantista del parlamento: noi voteremmo di corsa con loro». Stessa richiesta quella di Anna Rossomando, vicepresidente dem del senato: «I 5 stelle avevano parlato chiaro: almeno una volta mantengano la parola oppure entrino nella Lega, tanto sono il voto utile al governo a trazione leghista».

Alla conferenza sono presenti deputate e senatrici dell’opposizione: Boschi, Madia, Fedeli, Cirinnà, De Petris, Laura Boldrini («andremo avanti compatti»), Muroni, Valente («li conosciamo, nessuna mediazione sarà possibile»). Applauditissima l’ex segretaria Cgil Susanna Camusso. Parlano anche alcuni uomini come l’ex presidente del senato Grasso e Fusacchia di +Europa.

Ma il fronte va oltre il perimetro della sinistra, incrocia i movimenti ma anche donne cattoliche come Paola Binetti (Udc), in altre stagioni vicina al cardinale Camillo Ruini. «Il ddl Pillon ha un approccio maschilista, che fa dei padri separati delle vittime da risarcire. Non voteremo mai un ddl che sia penalizzante per le donne e che non metta al centro gli interessi dei minori». Il fronte è ampio, ma dovrà essere allargato ancora. «Basta equiparare o peggio ancora declassare la violenza del partner a una lite in famiglia», dice Simona Lanzoni, vicepresidente di Fondazione Pangea Onlus, «Ma soprattutto basta negare i maltrattamenti e il vissuto traumatico delle donne e dei minori. Basta alla farsa delle donne che manipolano i figli quando invece cercano di proteggerli come possono».

Francesca Koch, presidente della Casa delle donne, rende pubblica una lettera inviata dalle associazioni alla Special Rapporteur sulla violenza contro le donne e alla presidente del Gruppo di lavoro Onu sulla discriminazione delle donne. Denuncia l’evasiva risposta del governo ai rilievi avanzati dalle due rappresentanti Onu sulle violazioni di diverse Convenzioni (Cedaw, diritti del fanciullo, Istanbul) contenute nel testo Pillon. Nero su bianco, negli argomenti del governo, si ritrovano imprecisioni anche gravi che dimostrano la disattenzione (ma è un eufemismo) dell’esecutivo sulla materia. Ed è un’altra ragione per capire che quella che riprenderà a settembre sarà una battaglia tutta in salita.


(Il manifesto, 24 luglio 2019)

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