10 Giugno 2019
Io Donna

Le donne a cena fanno rete 

di Benedetta Rossi


Un buon mix di invitate, un menu all’altezza, un clima informale. L’empowerment femminile, oggi, sempre più spesso si alimenta così: con aperitivi, tavole rotonde e serate dove ci si incontra, si parla di professione e vita privata. E soprattutto si costruiscono alleanze.


Metti tante donne diverse tra di loro davanti a un cibo preparato con cura. Aggiungi un calice di champagne. Dai loro un argomento. Falle parlare, ridere, confidarsi. Fai che raccontino le loro esperienze professionali e di vita. Che emergano i loro caratteri. Ti racconteranno dei loro talenti e anche dei loro errori. Di come hanno percorso la strada che le ha portate fino a oggi. Se provengono da altri Paesi, ti spiegheranno perché sono qui adesso, e cosa hanno imparato da questo viaggio. Vedrai che quando il clima si sarà scaldato di intelligenza femminile, di creatività e passione, avrai creato una delle serate più divertenti per te e per le tue ospiti. Che di questo incontro faranno tesoro, sviluppando nuove idee e intessendo nuovi rapporti di lavoro e amicizia. Aiutandosi tra loro.
Succede sempre più spesso, in Italia e all’estero, che il networking femminile si organizzi così, parlando, a tavola. Un modo “nuovo” di fare empowerment femminile, certamente meno “impostato” di come di solito lo fanno gli uomini (che adorano cimentarsi su competitivi campi da golf, ad esempio). La formula delle tavole rotonde per donne è un fenomeno felice, che a Milano ha trovato un terreno fertile, vuoi per la concentrazione di donne da tutto il mondo, professioniste in diverse discipline, vuoi per la famosa operosità meneghina che spinge i suoi abitanti “al fare”. E in questo caso a fare insieme, e per bene, come piace alle donne.
Sono un successo, ad esempio, le serate organizzate da Casa Canvas (galleria look & buy, di design e arte), presso il Brera Design Apartment, nel cuore di uno dei distretti più vivi del design.

Canvas Talks è la formula “a tavola” solo su invito, ideata da Thayse Viégas (creativa e designer di origini brasiliane e ideatrice di Casa Canvas) e da Silvia Matias (“storyteller grafica” portoghese con un design shop a Lisbona). Vi hanno già partecipato curatrici, architette, stiliste, graphic designer, esperte in pubbliche relazioni (alcuni nomi: Caroline Corbetta, Clara Bona, Paula Cademartori, Olimpia Zagnoli, Luisa Bertoldo…). Come spiega Thayse: «Un lunedì del mese invitiamo a cena 14 donne del mondo del design, della moda, dell’arte, dell’imprenditoria e del giornalismo, quattro ospiti speciali e una moderatrice. Una formula replicabile, pratica, che ho visto funzionare molto bene, per far rete, condividere idee e stimoli». Al cibo ci pensa Vasiliki Pierrakea, la chef-filosofa greca adottata da Milano, anima del ristorante Vasiliki Kouzina, che collabora al progetto. «Ogni appuntamento prevede un argomento connesso al “Costruire e Ricostruire”, tema assai comune nella vita delle donne. Basti pensare alla maternità o a come sappiamo “rimettere” assieme le cose della vita. Io da straniera a Milano l’ho dovuto fare così tante volte!».
L’argomento della serata diviene il canovaccio su cui intessere il proprio racconto. Un momento di libera creatività (come dipingere una tazza o un piatto bianco) lascia infine il “segno” di un passaggio creativo. Canvas Talks è femminile ma è nato in collaborazione con un uomo, Paolo Casati, creative director, nonché co-fondatore di Studiolabo e autore di fuorisalone.it e Brera Design District. «Perché» come dice ancora Thayse, «le donne sono inclusive, per natura!».

Se ci sono anche straniere, è meglio
Brillanti e orientate agli affari sono anche le cene – su invito, non placée e con una frizzante energia cosmopolita – a casa di Natasha Slater, imprenditrice a capo di un’agenzia di pubbliche relazioni, di natali anglo-italiani, che periodicamente raccoglie un gruppo di donne. La formula di Dinner Conversations è giunta al suo quarto appuntamento e ogni volta ha ospitato partnership con nomi della moda, del lusso e della comunicazione con una forte impronta femminile, come il duo stilistico Archivio, la designer di luxury prêt-à-porter “equestre” Miasuki, il brand di orologi e gioielleria Piaget. I risultati sono tangibili: dopo queste serate nascono idee e collaborazioni. «Voglio creare una piattaforma utile per condividere esperienze di business e di vita personale» racconta Natasha. «Il tema forte è quello dell’equality: le donne, anche in ruoli manageriali, sono ancora pagate di meno, ci sono settori con leadership solo maschili. Voglio dare il via a un dialogo tra donne già affermate. Ecco perché ho coinvolto marchi con un punto di vista “femminista”, come Piaget, dove tutti i ruoli apicali sono ricoperti da donne. E poi ho cercato di creare gruppi con una buona quota di straniere perché a volte Milano è troppo chiusa con chi parla solo inglese. Mi piacciono le donne forti, che si reinventano, che non hanno paura. Sono una mamma single, un’imprenditrice, ho dovuto lavorare tanto su di me per avere la vita che ho».
Anche il settore del food si sta muovendo in questo senso: da Plato, il primo locale milanese dedicato ai “superfood” (cibi naturali ricchi di vitamine, minerali, antiossidanti e fibre) si sono tenute a marzo le Inspiring Women Talks, tavole rotonde aperte al pubblico nate per celebrare storie di successo al femminile, con la partecipazione di esperte (come il medico chirurgo e nutrizionista Michela Speciani), imprenditrici (come Vera Drossopoulou, ceo del brand di calzature Manebì), life coach e avvocatesse esperte di diritto alimentare. Il cibo qui diventa lo spunto filosofico per parlare di realizzazione personale, di cambi di vita, di intuizione, di salute. E quindi di felicità.

Tra gli ospiti speciali, anche gli uomini
Persino le top manager scelgono la via informale della serata “insieme”. Sempre a Milano, Silvia Pietrarolo, giornalista e manager, con lunga esperienza nell’organizzazione di convegni, da due anni ha messo a punto un format di incontri di networking femminile. A cadenza bimestrale, le Alumnae del corso di Alta formazione per professioniste nei Cda IntheBoardroom-Valore D (Silvia fa parte del Comitato) si ritrovano con ospiti di spicco del mondo dell’economia e della cultura che parlano di sé e delle loro esperienze. Ciascuna di loro può portare un’amica. Come racconta Silvia: «Il corso era finito e per non perderci di vista ho organizzato delle serate in sedi prestigiose. Ho scelto Palazzo Bocconi, Villa Necchi Campiglio. O l’ottocentesco Clubino di Via degli Omenoni, luogo dove peraltro le donne non erano ammesse fino a un decennio fa. Il format prevede una cena e un ospite d’onore, al di fuori della nostra cerchia, che ci racconti qualcosa di interessante. La partecipazione è stata subito entusiasmante: lo spirito è quello gioioso di un gruppo che ha condiviso qualcosa d’importante, con un riconoscibile senso di appartenenza. Da notare che non abbiamo pregiudizi sugli uomini, tant’è che molti tra gli ospiti lo sono stati!». Il gruppo, di circa 40 donne, è molto eterogeneo, per età (dai 35 ai 60 anni), per provenienza e per esperienza professionale. «Siamo top manager, imprenditrici, giornaliste, avvocati, commercialiste, ad, ceo, presidenti, consoli, pro rettori di Università» continua Silvia. E prosegue: «Ogni ospite racconta qualcosa di sé. Stefano Boeri, architetto e presidente della Triennale, ci ha parlato della madre Cini Boeri, grande designer in un’epoca in cui le donne al suo livello non erano molte. Il suo amore per il bello gli è stato trasmesso “in punta di piedi”: con l’esempio».
Il networking ne guadagna, sempre, tant’è che alcune Alumnae sono diventate socie tra loro, chi clienti, chi collaboratrici. «Nel gruppo ci sono anche direttrici del personale e questo non guasta mai. Fare rete tra donne è fondamentale. Noi lavoriamo per promuovere il talento e la leadership femminile». Le Alumnae credono in alcuni principi base, come il “non chiedere, ma dare”, senza calcoli su cosa si avrà in cambio. Un’idea sana che se messa in atto, produce positività. «La generosità personale e professionale crea un circolo virtuoso, aumenta lo spirito di fiducia e le contaminazioni positive sono molteplici. Moltissime di noi senior consigliano le più giovani nei loro percorsi di crescita e sono anche impegnate in attività di beneficenza e solidarietà».


(www.iodonna.it, 10 giugno 2019)

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