26 Marzo 2019
Corriere della Sera

Lucetta Scaraffia: «Pesa il racconto sulle suore vittime degli abusi di preti: qui vogliono solo persone che possono controllare» 

di Gian Guido Vecchi


Ha pesato la denuncia degli abusi sessuali commessi da preti e vescovi sulle suore? «Per la verità davamo fastidio già prima. Le donne pensanti danno fastidio. Poi, certo, con il racconto degli abusi abbiamo dato loro la prova che avevano ragione a diffidare…». Lucetta Scaraffia sorride, ha imparato a prenderla con ironia. Dopo il Sinodo sulla famiglia scrisse un libro, Dall’ultimo banco, che raccontava la sua esperienza di donna ai margini dell’assemblea, senza diritto di voto.

Perché è successo?

«Perché non ci volevano. Vogliono solo persone che controllano. All’inizio c’è stato un tentativo di commissariarci, di mettere Monda anche come direttore di “donne chiesa mondo” perché partecipasse alle riunioni. Abbiamo detto che se fosse avvenuto ci saremmo dimesse. Rientrato il progetto, ci hanno lasciate libere di lavorare ma è iniziata una forma di delegittimazione strisciante».

Ha scritto della volontà di controllo degli uomini che vogliono «donne affidabili».

«Ci hanno lasciate libere di lavorare, ma sull’Osservatore sono apparsi articoli sui nostri temi che seguivano una linea opposta. Il nostro giornale è nato da un’iniziativa di donne, è stato un laboratorio intellettuale, un’esperienza bellissima.

Hanno creato una seconda voce delle donne, però ammaestrata. Hanno messo donne contro donne».

Ne ha parlato con il prefetto per la Comunicazione, Paolo Ruffini?

«Sì, all’inizio. Volevano che la comunicazione vaticana fosse compatta e univoca, mi ha detto. E io: va bene, fatemi partecipare alle riunioni».

E lui?

«Si è messo a ridere. Come fosse una pretesa inaudita».

Come sono considerate le donne in Vaticano?

«Malissimo. Non esistono».

Eppure il Papa ripete che «la Chiesa è donna».

«Bello, ma è un modo per trasformarci in una metafora. Vogliamo esser ascoltate, contraddette, discusse come si fa con gli uomini, non diventare metafore. Essere riconosciute come interlocutrici nella nostra diversità: io, ad esempio, sono contraria al sacerdozio femminile».

Resiste la mentalità per cui le suore devono lavare i calzini ai preti?

«Ah sì, quella è rimasta intatta. L’anno scorso pubblicammo un’inchiesta sullo sfruttamento delle religiose. Ci sono arrivati moltissimi biglietti di suore. Senza dire chi erano, ci scrivevano: grazie. Una cosa commovente».

A Loreto, il Papa ha parlato di Maria come «figlia, fidanzata, sposa e madre», punto.«Era una donna di grande coraggio che, giovanissima, ha sfidato la società. Una ragazza che ha accettato questo figlio e rischiava di essere lapidata. Nessuno ne parla».

Le donne potrebbero aiutare la Chiesa ad uscire dalla crisi dei preti pedofili?

«Certo, un vero coinvolgimento delle donne è l’unico modo per uscirne».

Quanto sono diffusi gli abusi sulle suore?

«Molto. Io credevo fosse solo in alcuni continenti, America Latina, Asia, Africa, e invece accade anche in Europa. La vaticanista Valentina Alazraki ha detto ai vescovi in Vaticano: «Vorrei che la Chiesa giocasse all’attacco e non in difesa, com’è avvenuto nel caso degli abusi sui minori». «Non so cosa farà. Per il momento la Chiesa non gioca, ha deciso di non giocare».

Come ha reagito finora?

«Col silenzio. Perché c’è la questione aborto che rende tutto ancora più complicato e drammatico rispetto alla pedofilia. Ci sono vescovi e preti che hanno fatto abortire le donne di cui hanno abusato».

Il vostro mensile come è stato accolto in Vaticano?

«Abbiamo avuto l’appoggio dei Papi, Benedetto XVI e Francesco, e anche della Segreteria di Stato. Per il resto, non ci leggevano. O almeno dicevano di non farlo, di considerarci una lettura per cameriere».

Chi lo ha detto?

«Lasciamo perdere… Vivono in un mondo maschile nel quale non è concepito che entrino le donne. Non riescono neanche a pensarci, per loro le donne non esistono».


(Corriere della Sera, 26 marzo 2019)

Print Friendly, PDF & Email