7 Ottobre 2018
il manifesto

Non Una Di Meno: stato di agitazione permanente

di Shendi Veli

Incontro nazionale a Bologna. «Questo è un movimento maturo, che riconosce la violenza maschile come strutturale, capace di ricollegare i nessi tra sfruttamento, sessismo e razzismo, e che punta a una liberazione di tutte le soggettività oppresse. I migranti, e ancora di più se donne, lesbiche, trans e queer, sono oggi i più colpiti dalla torsione nazionalista e neoconservatrice che sta investendo l’Italia e il mondo»

Erano un migliaio ieri a Bologna per l’incontro nazionale di Non Una Di Meno. Numeri importanti che mostrano come, a due anni dalla sua nascita, la marea non accenni a ritirarsi. Tra le numerose presenze: la rete dei centri anti-violenza DiRe, la Casa internazionale delle Donne di Roma, collettivi femministi e lgbtq, sindacati di base, ma anche tante donne e uomini di tutte le età, che hanno aderito al movimento.

MOLTI I TEMI EMERSI; dopo un’estate tetra in cui femminicidi, aggressioni a migranti, omossessuali, e forme di vita non conformi, hanno segnato le pagine della cronaca, è stata ribadita l’urgenza di costruire una risposta trasversale alle politiche fasciste di questo governo che danno inevitabilmente l’imprinting ai provvedimenti legislativi. Come il disegno di legge firmato dal senatore leghista Pillon, tra i promotori del Family Day.

TRA LE COMUNICAZIONI più forti della giornata, la decostruzione delle politiche securitarie e l’antirazzismo, considerati il recente Decreto Sicurezza e l’arresto del sindaco di Riace. «Questo è un movimento maturo, che riconosce la violenza maschile come strutturale, capace di ricollegare i nessi tra sfruttamento, sessismo e razzismo, e che punta a una liberazione di tutte le soggettività oppresse. I migranti, e ancora di più se donne, lesbiche, trans e queer, sono oggi i più colpiti dalla torsione nazionalista e neoconservatrice che sta investendo l’Italia e il mondo» dice Beatrice, del nodo bolognese di Non Una di Meno.

ALTRA QUESTIONE affrontata dagli interventi è stata la critica alla proposta gialloverde di reddito di cittadinanza.

Uno degli slogan principali del movimento fin dai suoi primi passi è stato il «reddito di autodeterminazione», forma di sostegno universale e slegato dalla famiglia che garantisca alle donne l’indipendenza economica, base dell’emancipazione materiale e affettiva. Nel pomeriggio l’incontro si è articolato in cinque tavoli di lavoro: Strategie contro la violenza di genere, diviso in tre sottogruppi, Educazione, Norme anti-femministe e Spazi femministi. Gli altri workshop sono stati dedicati al Lavoro e Welfare, a Immigrazione e antirazzismo, a Corpi, ambiente e territori (campagna Rigeneriamoci), e infine a Salute e autodeterminazione.

ALLA PRESENZA DELL’ATTIVISTA Marta Dillon che ha portato i saluti delle compagne argentine, frequenti i riferimenti alla dimensione transnazionale del movimento, elemento innovativo che pone il femminismo al cuore della fase politica globale, come alternativa concreta al riemergere di sovranismi e confini. Una esigenza condivisa visto l’incontro del movimento femminista spagnolo, e – sempre ieri – l’imponente assemblea internazionale a Francoforte a cui hanno partecipato delegate dell’Ypg curdo e del movimento zapatista.

Oggi, nella riunione conclusiva, verranno discussi i report dei vari assi tematici, e si andrà verso il lancio di una grande manifestazione nazionale il 24 novembre.
Intanto è stato proclamato uno stato di agitazione permanente che seguendo varie tappe andrà a costruire la data dell’8 Marzo, collocandosi dentro lo sciopero femminista globale.

(il manifesto, 7 ottobre 2018)

Print Friendly, PDF & Email