13 Giugno 2019
Il Resto del Carlino

Nuovi diritti e vecchio sfruttamento

di Marina Terragni


Il 50 per cento di disoccupazione femminile è un bel problema: è in questa chiave che Cgil si attiva per consentire alle donne italiane di affittare l’utero a coppie etero e gay?

Il 19 giugno a Roma presso la Cgil nazionale saranno presentate ben due proposte di regolamentazione della cosiddetta gestazione per altri, in collaborazione con le associazioni Luca Coscioni, Famiglie Arcobaleno e altre.

La Corte Costituzionale ha sancito che l’utero in affitto «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane». La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha stoppato le trascrizioni alle anagrafi dei “genitori” non biologici dei bambini nati da utero in affitto. Per la Referente dell’ONU sulla vendita e lo sfruttamento sessuale dei minori, la Gpa è «nient’altro che vendita di bambini, qualunque siano gli artifici giuridici impiegati».

Del resto tutta la sinistra europea si schiera in modo inequivoco contro l’utero in affitto: dalla Svezia a Pedro Sánchez, che ha intrapreso misure durissime contro la pratica.

La Cgil-Ufficio Nuovi Diritti sembra invece affascinata dalle infinite possibilità offerte dall’autosfruttamento femminile, compreso il cosiddetto “libero” sex work (libero un accidente, ha chiarito la Corte Costituzionale): pochi mesi fa, ospite d’onore la “puta-feminista” argentina Georgina Orellano, in platea un’entusiasta Monica Cirinnà, si è discusso di un sindacato delle prostitute.

“L’interno del corpo femminile non è un posto di lavoro” dice la femminista inglese Julie Bindel. A quanto pare Cgil la vede diversamente.

Nel suo documento politico il Pride di Milano tuona: “Esigiamo… libero accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita”, uteri compresi. E Cgil prontamente risponde, anche se forse vi sarebbero altre priorità a cui dedicarsi.

La probabilità che passi una legge pro-utero in affitto è pari a zero: il divieto vige quasi in tutto il mondo salvo 18 nazioni su 206.

L’iniziativa Cgil offre piuttosto un ulteriore spunto di riflessione sulla deriva dirittistica, radicaloide e distopica della sinistra italiana. Deriva che peraltro, a giudicare dai numeri delle urne, non sta dando grandiosi risultati.


(Il Resto del Carlino, 13/6/2019)

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