3 Aprile 2016
Left

Senza perdere la tenerezza. Lo sguardo di Letizia Battaglia

di Monica Di Brigida e Simona Maggiorelli

«Ce la fai con questa luce? Puoi fotografare quello che vuoi, essendo io fotografa non impedirò mai a nessuno di fotografare», dice Letizia Battaglia seduta in penombra a un tavolino del Caffè di Villa Medici. «Non mi vorrai mica darmi del voi come al tempo dei fascisti? Dammi del tu. Lo sai, vero, che abbiamo poco tempo?». La sala conferenze dell’Accademia di Francia a Roma è già piena, tanti i giovani venuti ad ascoltare la grande fotografa italiana. A 81 anni Letizia non ha tempo da perdere e tanti progetti da realizzare, a cominciare dal Centro internazionale di fotografia a Palermo, che andrà a dirigere (gratis). La sua inaugurazione annunciata da tempo è stata, però, più volte rimandata. «Se non apre entro un mese mi trasferisco lì. Mi bastano una brandina, un po’ d’acqua e una tv», dice minacciando una pacifica occupazione. «Lavoro alla nascita di questo Centro da tre anni, ho sempre amato andare in giro a guardare il lavoro degli altri, dei giovani e poi dire la mia. Vorrei che diventasse un luogo dove ospitare le mostre di fotografi, di quelli grandi, non quelli solo famosi. Ci sarà una galleria di fotografi emergenti. Una parte di questi spazi disegnati dall’architetto Jolanda Lima sarà dedicata all’archivio della città di Palermo.

Quella dell’archivio è una parte che ti sta molto a cuore. 
Mi eccita particolarmente. Chiederò alle famiglie, ai vecchi fotografi, ai grandi fotografi che sono passati da Palermo di regalare alla nostra città una parte del passato e del presente. Mi piacerebbe fossero ripercorsi 130 anni di fotografia. Ci sarà un bookshop perché voglio che la gente legga. Mi ruberanno i libri, ma non importa. E poi spazio per i corsi di fotografia. Tutto questo in un grande padiglione, sarà il più bello di Europa.

Sarà un archivio accessibile?

Sarà aperto a tutti. Purché con rispetto per la memoria di Palermo.

Tu hai raccontato la vita della città. Come sei riuscita a non perdere la tenerezza, la bellezza nello sguardo avendo tutti i giorni davanti agli occhi persone uccise dalla mafia? 
Non ho perso la tenerezza, ma ho perso la testa. Questa voglia di bellezza è tenace in me. Nonostante tutto. C’è nella mia natura. Anche negli anni più duri, magari era successo qualcosa di molto grave, un uomo per terra insanguinato, ma poi incontravi per caso una bambina con gli occhi innocenti e la giornata non era solo il morto ammazzato, c’era tutta la vita della città… Io non ne posso più di essere considerata la fotografa della mafia.

L’intervista prosegue sul numero di Left in edicola. In cui troverete anche la presentazione della mostra Anthologia ( da cui sono tratte queste foto) aperta fino all’8 maggio nello spazio Zac all’interno dei Cantieri della Zisa a Palermo.La retrospettiva, curata da Paolo Falcone, ripercorre tutto il lavoro di Letizia Battaglia dal 1971 ad oggi.

(www.left.it, 3 aprile 2016)

Print Friendly, PDF & Email