6 Dicembre 2017
Repubblica

Time: le “Silence Breakers” scelte come “persona dell’anno” 2017

di Anna Lombardi

Riconoscimento della rivista americana alle donne che denunciano molestie e violenze personali. Sulla copertina Ashley Judd, Susan Fowler, Adama Iwu, Taylor Swift e Isabel Pascual.

ROMA – Time ha scelto: sono le “Silence Breakers”, le donne che hanno rotto il silenzio e denunciato le molestie sessuali – dal caso Harvey Weinstein in poi – la “person of the year”, la persona dell’anno 2017. E pazienza se, come in questo caso, si tratta di un intero movimento: quello delle tante donne che hanno trasformato l’hashtag #meetoo in momento catartico, “una sorta di resa dei conti collettiva: nata però come atto di coraggio individuale”, come ricordano a Time nella motivazione del riconoscimento

Sono cinque le donne che Time ha scelto di mettere in copertina, a rappresentanza delle tante altre che hanno trovato il coraggio di denunciare: l’attrice Ashley Judd, fra le prime a denunciare il potente produttore cinematografico Weinstein. E poi Susan Fowler, l’ingegnera di Uber la cui denuncia su un bloglo scorso agosto sul clima di molestie sessuali e misoginia nell’azienda portò al licenziamento del Ceo Travis Kalanick e di altri venti dipendenti. C’è Adama Iwu, la lobbysta di Visa che ha lanciato il sito “We said enough” per denunciare le molestie nel mondo del lavoro e della politica. Senza dimenticare la reginetta del pop Taylor Swift, che lo scorso agosto ha ottenuto la condanna in tribunale del dj David Mueller, che le aveva palpato il sedere durante un suo concerto a Denver nel 2013. E infine la raccoglitrice di fragole conosciuta come Isabel Pascual – ma non è il suo vero nome – che ha raccontato pubblicamente le minacce ricevute per aver denunciato molestie sul posto di lavoro.

 

“La galvanizzante azione delle donne che abbiamo voluto in copertina, insieme a quella di centinaia di altre e anche a quella di molti uomini hanno scatenato uno dei più veloci cambiamenti culturali dagli anni Sessanta ad oggi” ha detto il direttore della rivista Edward Felsenthal presentando la copertina in diretta al Today show su Nbc, sì, proprio il programma condotto fino a pochi giorni fa da quel Matt Lauer cacciato anche lui per molestie. “La scelta di quest’anno è particolarmente nello spirito della selezione della “person of the year” che Time fa fin dal 1927. Ci sono individui che ispirano il mondo e queste donne hanno spinto tutti a smettere di accettare l’inaccettabile”.

Per realizzare il numero appena arrivato in edicola Time ha fatto decine di interviste a donne e anche uomini che hanno subito molestie sul lavoro: compresa l’attrice Rose McGowan, anche lei fra le accusatrici di Weinstein e la giornalista Megyn Kelly che nel 2016 accusò di molestie l’amministratore delegato di Fox News, Roger Ailes. Ma anche di persone non celebri come Dana Lewis, cameriera al Plaza Hotel di New York che ha denunciato il celebre albergo per aver “normalizzato e banalizzato gli assalti sessuali verso le donne dello staff”.

Le donne hanno dunque battuto gli aspiranti maschi al prestigioso titolo di “persona dell’anno”: fra questi il presidente Donald Trump, già vincitore del 2016, protagonista nelle scorse settimane di un botta e risposta con il settimanale. Secondo lui, infatti, stavano per nominarlo di nuovo: “Mi ha chiamato Time per dirmi che sarei stato probabilmente nominato persona dell’anno di nuovo, ma che avrei dovuto rilasciare un’intervista e fare un servizio fotografico. Ho  rifiutato”. Ipotesi negata dal magazine: “il Presidente sbaglia su come avviene la nostra scelta della persona dell’anno. Time non rivela la sua scelta fino alla pubblicazione del 6 dicembre”. Nella lista dei papabili, c’erano anche il fondatore di Amazon Jeff Bezos, l’atleta Colin Keapernick che ha lanciato le proteste del “Take a knee”, gli inginocchiamenti durante l’inno alle partite di football. e perfino il principe saudita Mohammed bin Salman protagonista della campagna anticorruzione del suo paese.

Immediate le reazioni postive alla scelta: fra le prime persone a retweetare il suo entusiasmo l’attrice italiana Asia Argento, anche lei fra le prime a denunciare, sulle pagine del New Yorker intervistata da Ronan Farrow, il produttore Weinstein.

 

(Repubblica, 6 dicembre 2017)

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