28 Gennaio 2018
#VD3

Darcy lotta insieme a noi

 

di Stefano Sarfati

 

Nel cercare di affrontare il tema della differenza sessuale, i registi di Hollywood mi ricordano Lord Sandwich mentre prova a inventare il panino imbottito, nella parodia di Woody Allen: una fetta di pane tra due fette di prosciutto, no; una fetta di formaggio tra una fetta di pane e una di prosciutto, no; tre fette di pane e una di prosciutto…

Tre manifesti a Ebbing Missouri per me è uno di questi falsi panini perché anche se è molto ben fatto, è un’insieme di diritti civili, di politicamente corretto e di idee che vanno di moda: Frances McDormand (bravissima bisogna dire) che cerca di ottenere giustizia per una figlia stuprata e uccisa; un cattivo trumpiano suprematista bianco, ma che secondo la moda attuale americana non è un vero cattivo bensì un uomo che soffre (vedi in cronaca: Sarah Silverman salva il suo hater Jeremy Jamrozy dicendogli «credo in te», gennaio 2018).  Per non farsi mancare niente c’è anche un poliziotto afro-americano buono.

Gli americani procedono così, per parole d’ordine, per mode, per diffusione di poche idee semplici. Certo, dal momento in cui le stelle del cinema hanno detto #metoo le denunce di soprusi sesso-e-potere si sono diffuse a macchia d’olio arrivando a scuotere perfino la magistratura italiana; però la mia idea è che gli hashtag non cambiano le vite delle persone, nel modo in cui invece è cambiata la mia per essere stato in fisica e prolungata presenza delle donne della Libreria delle donne. Sono convinto che il mutamento profondo delle persone non avviene soltanto con la propagazione virale di una parola o di un’idea, ci può essere una scintilla che accende, ma non basta, quello è un punto di partenza.  

Mi ricordo un intervento di Marirì Martinengo che diceva (parola più, parola meno) che l’Amor Cortese non erano uomini che si sono messi a fare i cortesi, ma che quel fenomeno è avvenuto in virtù della grande autorità che avevano quelle donne in quel momento. Ecco, dopo la scintilla del #metoo non può venire a mancare l’autorità e la capacità femminile di tessere relazioni di differenza.

Alla riunione di Via Dogana si è parlato di fine della sessualità tra uomo e donna e io ho detto che comunque non è la sessualità che conta ma l’erotismo. Può sembrare una dichiarazione comoda e di chi non ha presente da dove parla. Una donna potrebbe ben dirmi: «io lo so, ma tu lo sai?» È vero che noi uomini abbiamo una sessualità coatta (ed è questo il vero panino che Hollywood dovrebbe preparare) ma sono darwinianamente convinto che, se l’uomo vuole sopravvivere, deve adattarsi a questa nuova epoca, e sono altresì convinto che, siccome l’uomo è fatto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, come diceva Shakespeare, cioè siamo animali simbolici, un mutamento è possibile.

Ecco, nelle relazioni di differenza che ho in mente le donne guardano oltre, a un uomo che magari ancora non c’è. Del resto nemmeno uno figo come Darcy forse è mai esistito ma, per averlo concepito Jane Austen, esiste e lotta insieme a noi.

(Via Dogana 3, 28 gennaio 2018)

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