28 Febbraio 2013
Metro

Del senno di poi son piene le urne

Luisa Muraro

I sondaggisti sono lavoratori e io non sono d’accordo con quel tale che ha detto: aboliamo la professione. Ma hanno fatto previsioni elettorali sbagliate a raffica. Il capo di una grande agenzia si è così giustificato: il dato cruciale, quello che ha sconvolto il quadro, era imprevedibile. Si riferiva al travaso di voti dalla sinistra al movimento cinque stelle: un votante su dieci, secondo lui, è entrato nel seggio e solo lì avrebbe deciso di votare Grillo. Sono in condizione di smentirlo. Sabato ho partecipato a una specie di veglia elettorale, in un luogo non partitico frequentato da simpatizzanti di sinistra e lì è emerso che una percentuale non esigua si era convertita alle cinque stelle.
Ma devo essere onesta: sul momento mi sembrò un caso capriccioso, dopo ho visto il suo vero significato. Potrei portare altri esempi di esperienze il cui significato mi è diventato chiaro soltanto dopo. Uno almeno: io stessa tempo fa ho cominciato a provare un definitivo senso di discredito per il nostro parlamento che, dopo anni e anni di pressioni, non ha ridotto il numero dei suoi membri né i loro cospicui privilegi. Basta! Io ho votato con buon senso (e per senso del dovere) ma quel basta! che ha sconvolto le previsioni elettorali mi ha fatto piacere, non posso negarlo.
Il senno del poi serve poco nella vita e in politica, dicono. A me serve: starò più attenta ai segnali della realtà che cambia, anche quelli dentro di me. Vorrei che servisse anche alle donne e agli uomini della sinistra: è gente intelligente, mediamente, ma la democrazia è anche una questione di umiltà, scusate la parola.

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