9 Aprile 2013
L'Huffington Post

Egitto: gli abusi dei Fratelli Musulmani nelle vignette di Doaa Eladl, dalla violenza sulle donne all’infibulazione


 di Giovanna Locatelli


«La situazione in Egitto sta degenerando», incalza Doaa El Adl, nota fumettista del quotidiano nazionale Al-Masry Al-Youm. Nelle sue vignette satiriche racconta i mali dalla società egiziana, senza esclusioni di sorta: dalla violenza domestica contro le donne alle molestie sessuali per strada; dall’infibulazione ai matrimoni con le minorenni. Temi sociali e politici.

 image_1

È molto critica nei confronti degli islamisti al potere. «Prima la mia satira prendeva di mira Mubarak e l’eredità culturale che ci ha lasciato. Poi ho seguito da vicino il periodo di transizione (e non mi è piaciuto): le mie vignette hanno raccontato il Consiglio Supremo delle Forze Armate e trattato sia la Dichiarazione Costituzionale che il referendum. Oggigiorno mi occupo di Fratelli Musulmani e salafiti. E mi stanno molto a cuore i diritti delle donne che sono andati peggiorando: gli islamisti egiziani sono molto simili come mentalità ai talebani, soprattutto i salafiti. D’altronde fanno parte della stessa scuola chiamata ‘Wahabi’. Questo è un dato di fatto», esclama senza mezzi termini Doaa El Adl.

 

Doaa è l’unica donna fumettista in un paese dominato, specie nel suo settore, dagli uomini. «Alcuni giornalisti mi hanno aiutato nella mia carriera come per esempio Ibrahim Eissa, direttore di Tahrir News. Lui mi ha dato la possibilità di pubblicare i primi lavori. Poi ci sono colleghi, con una lunga esperienza alle spalle, che mi hanno trasmesso delle dritte importanti. Questi certamente sono esempi positivi. Ma non mancano ricordi negativi: soprattutto all’inizio, sia i lettori che i colleghi maschi mi guardavano in modo strano – e mi criticavano – solo perché sono una donna. Qui la cultura maschilista è dominante. Ma alla fine i miei disegni sono piaciuti al grande pubblico: questa è l’unica cosa che conta veramente».

image

Doaa è stata accusata di blasfemia ai tempi del referendum sulla Costituzione per un fumetto che ritraeva Adamo, Eva e un manifestante. Quest’ultimo, rivolgendosi ai primi due, dice: ‘se aveste detto sì al referendum, Dio non vi avrebbe cacciato dal paradiso’. «Mi è venuta l’idea perché ai tempi del referendum gli islamisti andavano in giro dicendo: ‘se voti sì andrai in paradiso, se voti no andrai all’inferno’», racconta la disegnatrice. Poi si ferma, sorseggia del tè e spiega: «I musulmani considerano Adamo un profeta e non vogliono che sia ritratto in un fumetto satirico. La cosa che fa riflettere, però, è che ad avere perorato la causa contro di me è stato il ‘Centro nazionale per la libertà’, un’organizzazione creata ad hoc dagli islamisti per controllare l’operato dei giornalisti, degli scrittori e degli intellettuali egiziani! Il centro fa l’opposto di quello che il suo nome lascia intendere», conclude Doaa accennando un sorriso amaro.

image_3

Poi mostra le sue vignette, sparse su un grande tavolo nel suo ufficio. Molte ritraggono le ingiustizie che gli egiziani hanno subito negli ultimi mesi: il carcere solo per aver espresso la propria opinione (contro il regime); i tribunali militari per i civili; gli arresti nei confronti dei bambini; anche i temi che riguardano i copti, minoranza bistrattata. «I copti spesso sono costretti dalla polizia a lasciare la propria casa (e quartiere) se sono soggetti ad attriti con altri cittadini, musulmani. È una prassi ingiusta ma molto diffusa. Poi, vedi, io sono musulmana, ma le donne che raffiguro nei mie fumetti non portano mai il velo: voglio rappresentare tutte le egiziane, musulmane e non».

 

Le sta molto a cuore il problema delle molestie sessuali durante le manifestazioni: «Penso che paghino criminali, per lo più adolescenti, per attaccare le donne a Tahrir. Un modo questo per dissuaderle a partecipare alla vita pubblica del Paese. Ma lo fanno anche per distorcere l’immagine della piazza, simbolo della rivoluzione di due anni fa». Tra i suoi fumetti ce n’è uno che ha fatto molto scalpore per la sua durezza visiva e concettuale: riguarda l’infibulazione, ancora oggi piaga della società egiziana. «È sempre stata praticata: sia prima che dopo la rivoluzione. Con la differenza che prima era considerata un crimine; oggi invece molti islamisti continuano a eseguirla senza che qualcuno si opponga veramente».

 

Doaa ha le idee molto chiare: pensa che la crisi sia solo all’inizio e non potrà che peggiorare. «Uno dei temi principali che tratto è la cattiva amministrazione del Paese da parte dei Fratelli Musulmani. Partendo da questo macrotema, ne derivano altri più specifici, come ad esempio: la mancanza di gasolio, i tagli alla corrente elettrica; il Sinai che è diventato il covo dei musulmani estremisti e l’insufficienza di pane per tutti gli egiziani. Gli spunti mi vengono dalla sofferenza quotidiana che il mio popolo sta affrontando, giorno dopo giorno».

 

È molto scettica e disillusa rispetto al futuro, scuote la testa, e afferma: «Se la politica non cambia, questo regime non durerà a lungo. Per due motivi. Innanzitutto è cambiato l’atteggiamento degli egiziani: la gente ora protesta e dice apertamente quello che non va bene. Secondo, la pressione sui cittadini sta diventando gradualmente sempre più forte. Presto esploderanno».

 

Ma è altrettanto certa che questo sia il momento migliore per fare satira in Egitto. «Forse corriamo più rischi, ma i nostri disegni fanno riflettere e continuerò su questa strada». Ci tiene, infine, a esprimere la sua solidarietà al popolare conduttore e comico Bassem Youssef, implicato recentemente in indagini giudiziarie per ‘minacce alla pubblica sicurezza’ e per aver insultato Morsi e la religione islamica. «Hanno preso di punta Bassem per azzittire tutti quelli che hanno idee diverse dai Fratelli Musulmani. Vogliono impaurire la gente ed evitare che il regime venga criticato apertamente. Poi sono meschini: lo fanno anche per soldi. Bassem ha dovuto pagare un’ingente somma di denaro per farsi rilasciare. Ma non ce la faranno a censurarci. E di certo non fermeranno la mia penna», tuona la fumettista.

Print Friendly, PDF & Email