12 Gennaio 2016
La Stampa

Emma Watson lancia il club del libro femminista

di Alessandra Di Pietro

 

L’attrice femminista Emma Watson una ne pensa e dieci ne fa. La sua ultima idea appena realizzata è: Our Shared Shelf, uno scaffale di letture femministe su Goodreads (un social network con protagonisti libri e lettori) che ha coinvolto in soli tre giorni quasi 80 mila tra donne e uomini intorno al primo titolo suggerito dalla stessa Watson: My Life on the Road, ultimo lavoro di Gloria Steinmen, pilastro del movimento di emancipazione americano. Le lettrici e i lettori interessati hanno due settimane di tempo per leggere sottolineare e aggiungere commenti a margine, poi a fine mese Emma aprirà i giochi e tutti diranno la propria.

 

La creazione di un club del libro femminista è stata giocata da Emma Watson tutta sui social network. Il 6 gennaio ha tuittato la sua intenzione di avviare il gruppo e lanciato la campagna per un nome. Dopo aver ricevuto suggerimenti di ogni tipo da ‘Wats Up Fems’, ‘Watson Your Shelf’ and ‘Hermione’s Army’ sceglie il nome suggerito dalla giovane @emilyfabb: Our Shared Shelf, la nostra piattaforma condivisa.

 

I giochi sono fatti: aderiscono subito l’ex calciatrice americana Abby Wambach e tra emoticon e tuitter entusiasti si buttano dentro l’avventura l’attrice Sophia Bush e la cantante Kate Voegele. Poi con un delizioso selfie, Emma Watson decide il primo libro: Steinem appunto. Intanto su Goodreads parte il gruppo: Watson spiega che creare un club del libro femminsta per condividere tutto ciò che ha imparato e che ancora c’è da sapere. Obiettivo è un libro al mese.

 

Anche i tipi di Goodreads hanno celebrato l’evento, Gloria Steinem ne è felice. Emma Watson non è femminista per gioco né per convenienza. Attrice amatissima e premiata, ha esordito a dieci anni nel ruolo di Hermione, uno dei personaggi principali della saga di Harry Potter ma il successo mondiale non l’ha distratta dagli studi (è laureata in letteratura inglese) né ha stemperato il suo animo ribelle e attivista. Anzi. La fama è stato il trampolino ideale per lanciare lo scorso anno la campagna delle Nazioni Unite #Heforshe ovvero movimento di solidarietà e coinvolgimento di uomini di ogni età al fianco delle donne considerando le pari opportunità un obiettivo comune.

 

Il discorso con cui l’ha lanciato ha totalizzato almeno dieci milioni di visualizzazioni su youtube. Il prossimo film di Emma Watson è “Colonia” con Daniel Brühl diretto dal regista tedesco Florian Gallenberger. Da noi uscirà in marzo e racconta la storia racconta di Daniel, giovane artista rapito dai sostenitori del colpo di stato di Pinochet nel 1973. Confinato nella colonia di una setta, sarà rintracciato dalla sua ragazza, Lena (Qui il trailer).

 

L’operazione di Emma Watson è geniale. Nessuno avrebbe mai pensato che il libro di una femminista famosa negli anni Sessanta avrebbe mai potuto attirare l’attenzione di una pletora di giovanissimi tutti pronti a farsi un selfie con la copia di carta e desiderosi di leggere e confrontarsi. Invece, il successo è servito.

 

Certo che importa la fama di Emma Watson, ma lei lo riempie di un pensiero che a differenza di quanto spesso si crede in Italia non è antico né inutile, qui spesso le donne – famose e non – si risentono ad essere definite femministe. E invece forse sarebbe il caso di osare di più. Guardando all’America.

 

(La Stampa, 12 gennaio 20169

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