Maschi italiani, prendete esempio dal vicecancelliere tedesco.
6 Gennaio 2014
La Repubblica

Eppur si muovono

(il vicecancelliere tedesco)

di Andrea Tarquini

 

Successo e potere non bastano: un uomo è realizzato se sa anche essere davvero un padre presente, e trovare tempo per i figli. Magari a spese del tempo del lavoro. È la parola d’ordine del movimento trasversale dei maschi consapevoli, tendenza in crescita nella Germania della grande Coalizione. Lo ha lanciato nientemeno che il vicecancelliere, superministro dell’Economia e leader della Spd, Sigmar Gabriel. Die Neue Väter, i nuovi padri: il movimento fa proseliti in corsa, 91 papà di Germania su cento lo appoggiano.

Il suo simbolo è Marie, una tenera bimba di due anni. Figlia appunto del vicecancelliere e della sua seconda moglie, la dentista di Magdeburgo Anke Stadler. «Anke ha bisogno di tempo per il suo lavoro, dunque è giusto che io dia una mano», si è confessato il compagno Gabriel a Bild. «Mercoledì tocca a me andare a prendere Marie al Kindergarten, e occuparmi di lei, e ne sono felice». Scelta difficile, inevitabilmente concordata con un’altra donna, la cancelliera Angela Merkel, perché proprio il mercoledì si tiene a Berlino la riunione settimanalechiave del governo.

Come conciliare i ruoli di papà e di numero due del governo della prima potenza europea? Se necessario, Sigmar Gabriel si farà sostituire. Oppure, giocando con Marie tra altalene, scivoli e castelli di sabbia dell’asilonido, sarà in contatto con la cancelliera con lo smartphone, o esprimerà le sue scelte con sms o cinguettando su Twitter.

«Del resto parliamoci chiaro», spiega l’iperattivo, 54enne papà vicecancelliere, «non si governa né abbastanza né bene se non ci si rassegna a studiare dossier e consultare esperti anche in viaggio, se non si pensa a soluzioni dei problemi anche fuori del lavoro». E subito aggiunge: «Avere abbastanza tempo per i figli, e per aiutare la partner, è imperativo, così come è consigliabile andare a fare la spesa… altrimenti noi politici rischiamo di estraniarci dalla realtà, di perdere contatto e conoscenza del mondo reale in cui vivono i cittadini che ci eleggono».

Certo, obiettano scettici e maligni: quella del vicecancelliere che un giorno alla settimana lascia vuota la sedia al vertice per giocare con Marie accovacciato in grisaglia nella sabbia del Kindergarten è anche un’ottima trovata d’immagine e di pr. E altrettanto certo, nota malizioso Spiegel online, è che tante volte al Kindergarten e poi a casa papà Sigmar sarà sì accanto a Marie o passeggerà tenendola per mano, ma con l’altra mano terrà sempre lo smartphone all’orecchio per contatti continui con Merkel, e chi sa quante volte Marie gli dirà «Ma insomma, quand’è che infine giochiamo?». Però la scelta resta. E appare sincera, perché non è la prima volta che il compagno Gabriel antepone la famiglia alla leadership politica. Nel 2012, dopo la nascita di Marie, prese tre mesi di congedo parentale, e solo online, con lo smartphone e Twitter, fu dirigente del più antico partito di sinistra del mondo. Scusate se è poco.

Sono passati, nella moderna società tedesca, i tempi in cui i padri che dedicavano più tempo della media ai figli venivano derisi con disprezzo arrogante dai conservatori come “volontari dei pannolini”. Già 27 papà su cento nel paese hanno preso il congedo parentale per occuparsi dei bimbi, tendenza in aumento. E in dieci anni è raddoppiato (dal 10 al 20 per cento) il numero dei padri che hanno chiesto un orario di lavoro parttime in nome della prole. Per le piccole aziende è un problema, i big del made in Germany come Lufthansa invece appoggiano il trend: «Un padre vicino ai figli ha una sensibilità che serve anche a noi come azienda», afferma Bettina Volkens, capo del personale nella compagnia.

Gabriel non è il solo qui nell’establishment ad aver scelto i figli. Gli fa compagnia illustre Jörg Asmussen, fino a poco fa secondo tedesco al vertice della Banca centrale europea. Adorava quel lavoro, e il gusto di schierarsi con Draghi contro il compatriota falco Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. «Ma due figlie di sei e cinque anni contano di più, quindi sono divenuto sottosegretario al Lavoro per stare a Berlino accanto a loro, non più a Francoforte, e mi è indifferente se mi si giudichi un modello o uno scemo» afferma. Pazienza se “Supermario” si è dispiaciuto di perderlo.

 

(La Repubblica, 6 gennaio 2014)

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