1 Agosto 2016
commo.org

Hillary Clinton for President

di Elettra Deiana

[…]

L’arrivo della prima donna alla Casa Bianca – che da molti punti di vista potrebbe essere considerato oggi un dato solo fisiologico, e io credo che in gran parte sia tale, visto che le donne sono ormai in competizione con gli uomini ovunque si aprano gli spazi per farlo, e in Europa Angela Merkel lo testimonia alla grande, ma non solo lei – non è invece solo un dato meramente fisiologico. Di tutto questo ha parlato con acutezza Ida Dominijanni su l’Internazionale e consiglio la lettura del suo articolo.

Io voglio sottolineare che oggi i modi in cui tutto questo è avvenuto intorno a Hillary Clinton non può non essere collegato alla strabocchevole dimensione della crisi non solo dell’ordine maschile delle cose ma del maschile stesso, come concreta esperienza individuale e delle relazioni che contano tra uomini. Della loro antropologia politica, pubblica, di capacità di stare e rispondere alle incombenze del potere. Del come loro vivono il rapporto tra il personale e il politico e non sanno come destreggiarsi. Parla di questo, vistosamente, la resa delle armi di tutti gli uomini britannici di punta che sono stati protagonisti della Brexit e davanti al verdetto popolare sono fuggiti il giorno dopo a gambe levate. E hanno lasciato che delle donne subentrassero al loro posto. E Theresa May, la nuova Prima Ministra conservatrice ha fatto il suo gioco assumendosi tutte le responsabilità senza battere ciglio. Ha dichiarato che la Brexit è stata decisa col voto popolare e non si tocca e che lei contratterà con l’Europa le migliori condizioni possibili per il Regno Unito. E la grande apertura – il sorriso della Regina che la stampa ha sottolineato – con cui la nuova Prima Ministra è stata accolta a Buckingham Palace – dice di un’intesa tra donne che comincia forse a funzionare. E che invece non funziona più come aveva sempre funzionato tra gli uomini ed era la forza, il cemento del loro potere sociale e simbolico. Barak Obama e Bill Clinton si sono trovati d’accordo a fare un passo a lato rispetto alla nuova candidata, perché la vicenda storica va in questo verso e loro lo sanno: questo è emerso molto chiaramente, così come è emerso il gioco di squadra che alcune donne importanti hanno voluto fare intorno alla sentimentale parola d’ordine “Hillary alla Casa Bianca”.

Lo ha fatto alla grande Elizabeth Warren senatrice del Massachusetts, uno degli idoli progressisti più amati dall’elettorato democratico, in un affollato comizio a Cincinnati (Ohio), che è stato tra gli eventi più riusciti dell’intera campagna elettorale di Hillary. Lo ha fatto Michelle Obama, in un memorabile discorso pronunciato all’inizio della convention, che ha mandato in visibilio il Presidente. “Ti amo”, ha twittato.

Hillary Clinton dunque in lizza e forse Presidente. Le implicazioni di tutto questo al momento sono soltanto che delle donne subentrano al posto degli uomini e fanno quello che fanno gli uomini. Non c’è nulla di diverso, se non che si conferma un ordine della “normalità” delle cose che, a ceti livelli, non può che incoraggiare le donne che aspirano a mettersi in gioco. Ma questo, in assenza di altre politiche e di altre trasformazioni delle cose, accentua gli elementi di crisi della contemporaneità, non li risolve. Così come non vengono messe in discussione le strutture profonde del potere, a cominciare da quella economica, che restano saldamente in mani soprattutto maschili. E anche questo non è robetta. Se eletta, e personalmente non posso che augurarmi che venga eletta, Hillary Clinton con tutti i poteri in campo saprà giocarsela piuttosto bene : ha le competenze, è ostinata e ambiziosa come poche per farlo, si è fatta le ossa sul campo da lungo tempo. Ed è lei stessa soprattutto una donna di potere, con alle spalle una storia femminile dove l’ambizione del potere si è fatta via via a complice del potere stesso, quale esso è, e si è misurata su modalità dell’agire in campo pubblico che non si scostano dalle dominanti pratiche del potere stesso. Il tutto è poi permeato dal tradizionale tratto femminile – che i cambiamenti scaturiti grazie al femminismo non hanno cancellato – di una accondiscendenza, adattività o vera e propria complicità femminile al potere maschile e alle sue regole. E anche furbizia – che è il corrispettivo femminile della capacità tattica maschile – nello sfruttare tutte le occasioni che si presentano come riserva per il futuro, come carta che può venir buona domani. Nella nota vicenda di sesso che coinvolse Bill Clinton con una stagista, lei pubblicamente lo salvò perché salvarlo era il modo di scommettere sul suo personale futuro. Lo scontro finale con Trump , la campagna elettorale vera e propria il prossimo autunno, non sarà certo un pranzo di gala. L’isolamento istituzionale del candidato repubblicano non corrisponde a un suo isolamento tra gli elettori. Tutto il contrario. Lo scontento dell’ordinary people, cioè dei ceti medi, che sono da sempre la colonna portante del sistema democratico statunitense, continua a essere esteso. La tentazione di colmare la necessaria non coincidenza . perché democrazia ci sia davvero – tra il potere esecutivo e il potere democratico – affidandosi all’uomo forte, è ormai una tentazione che trova in Trump un forte riferimento. Hillary Clinton avrà dalla sua un consenso popolare e un partito che sono stati attraversati dall’impetuosa ventata di sinistra impressa a tutta la campagna da Bernie Sanders e, al programma elettorale in sede di convention, dall’ agguerrita pattuglia di delegati dello stesso Sanders. Il che ha significato che il programma elettorale dei democratici che ne è uscito è quello più a sinistra degli ultimi decenni. Insomma quello che sta succedendo negli Stati Uniti ha da molti punti di vista tutti i segni per contare grandemente sul futuro di tutti i noi. Sarò il caso di farci attenzione con molta cura.


(commo.org, 1/8/2016)

Print Friendly, PDF & Email