22 Marzo 2016
Corriere della Sera

Il sì all’adozione di un bimbo per la coppia di due papà

di Mariolina Iossa

 

Su questa materia, legiferare il meno possibile: come dimostra questa sentenza, c’è già la possibilità dell’adozione, valutando caso per caso. Quello che chiediamo alle giudici, ai legislatori, agli uomini che vogliono l’adozione, è che la madre non sia cancellata. (Nota della redazione del sito)

 

Nuova sentenza storica del tribunale per i Minori di Roma. I giudici hanno concesso l’adozione di un bambino, un maschietto di tre anni, figlio naturale di un uomo che vive stabilmente in coppia da oltre 12 anni, al compagno di quest’ultimo. I due si sono sposati cinque anni fa in Canada e sempre in Canada, dopo alcuni anni, sono tornati quando hanno maturato la volontà di avere un figlio, per ricorrere alla maternità surrogata. Hanno scelto il Canada, è scritto nella sentenza, perché «è il Paese che maggiormente garantisce i diritti alle coppie omosessuali e soprattutto proibisce la maternità surrogata con finalità commerciali, ammettendo solo quella su base volontaria».

Questa sentenza di adozione del figlio del convivente omosessuale l’ha firmata ancora una volta Melita Cavallo, presidente del Tribunale per i Minori di Roma fino a metà dello scorso gennaio. Lo ha fatto prima di andare in pensione ed è una decisione ormai inappellabile perché la Procura non ha fatto ricorso e sono scaduti i termini.

«Come sempre, abbiamo privilegiato l’interesse superiore del bambino, che nel caso specifico sta frequentando la scuola dell’infanzia in maniera del tutto serena – ha commentato la stessa Cavallo -. Mi auguro che la nostra linea continui a essere condivisa dal tribunale di Roma e da quello di altre città».

Il collegio ha fatto ancora riferimento alla legge sulle adozioni 184 del 1983, «come modificata all’articolo 44 (“adozione in casi particolari”) nel 2001». Ma anche alle Convenzioni internazionali a tutela dell’Infanzia, alla Convenzione di Strasburgo, alla giurisprudenza italiana che comincia a diventare robusta riguardo alla stepchild adoption, alle pronunce della Corte costituzionale.

Il bambino, riferiscono i Servizi sociali, la pediatra e le maestre dell’asilo, è sereno, ha un normale rapporto con gli altri bambini, ha una famiglia nella quale è stato da subito inserito, nonni di riferimento che si prendono cura di lui, una zia con due figlie piccole con le quali gioca, è stato anche battezzato e «può conoscere i diversi modelli di famiglia, non restando in alcun modo isolato o pregiudicato a livello emotivo». Sottrarlo al padre naturale, secondo i giudici, al suo compagno, alla sua famiglia e dichiararlo adottabile avrebbe prodotto in lui un grave trauma.

Ma soprattutto, è scritto nella sentenza, l’«esistenza di rapporti familiari già consolidati», depone a favore, anche da un punto di vista giuridico, «di ogni modello familiare» quando si accerta che questo è «luogo di sviluppo e promozione della personalità del minore». I giudici hanno ritenuto che la normativa sulle adozioni «debba poter essere interpretata alla luce delle emergenze sociali che sollecitano per il riconoscimento di nuove forme di genitorialità».

«Anche se la politica non decide il mondo va avanti comunque», ha twittato la senatrice Monica Cirinnà, promotrice del disegno di legge sulle Unioni civili che è stato approvato dal Senato e deve essere ora licenziato dalla Camera.


(Corriere della Sera, 22 marzo 2016)

 

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