Caro Corriere della sera, prima della Legge viene la grammatica: si dice "la presidente della camera". La redazione del sito
16 Luglio 2013
Corriere della sera

«In tv donne mute o svestite Giusto dire no a Miss Italia»

Il presidente della Camera: tempi maturi per una legge contro il sessismo

di Paola D’Amico
I tempi sono maturi per una legge contro gli stereotipi sessisti. Ma nessuna norma ha senso se non cammina insieme a un profondo cambiamento culturale». Laura Boldrini, presidente della Camera, parla ad una platea di donne (tante) e uomini (pochi), alla Camera del Lavoro di Milano. Punta il dito contro un’anomalia italiana: «In altri Paesi non si usano donne seminude per vendere yogurt e valigie, né vedi lo spot con la famiglia seduta a tavola e la mamma che serve». E per promuovere la vendita di una macchinetta per il caffè non si ricorre allo slogan «te la diamo gratis». Due proposte di legge sono già state presentate e Laura Boldrini conta «su un Parlamento che più giovane e con più donne possa mettere il tema in agenda». Lo dobbiamo, insiste commuovendosi, a Fabiana Luzzi, l’adolescente bruciata viva dal fidanzato in Calabria e a tutte le donne uccise, «perché la loro autonomia era ritenuta insopportabile». A chi parla di clima da austerità bacchettona, la terza carica dello Stato ricorda le 60 vittime di femminicidio da inizio anno, una «strage che prosegue indisturbata». E, poi, sul segnale dato dalla presidente Rai Anna Maria Tarantola, con l’annullamento di Miss Italia e dell’Isola dei famosi in linea con il progetto di «puntare sulla qualità e non su sensazionalismo e tv del dolore», conclude: «Rinunciare è una scelta moderna e civile. Le ragazze italiane devono poter andare in tv, per farsi apprezzare, anche senza sfilare con un numero. In tv solo il 2 per cento esprime un parere, parla. La battaglia per libertà e inviolabilità della persona non è una censura moralistica». E immediata arriva la replica di Patrizia Mirigliani: «In tutto il mondo si valorizza la bellezza nazionale. Avrei piacere di incontrare la Presidente per renderla partecipe di quanto Miss Italia abbia fatto per le donne, ovviamente in un settore a lei poco conosciuto».È importante, aveva detto Graziano Gorla, segretario generale della Camera del lavoro, aprendo il convegno che la «spinta al cambiamento arrivi da Milano, capitale dell’editoria, della moda, della finanza». La pubblicità è spesso sessista, omofobica, classista, razzista. Virilismo e misoginia, come ha scritto Sandro Bellassai, in pubblicità vanno di pari passo. L’Italia è alla deriva, sorda ai richiami dell’Europa, perché quei messaggi discriminatori e degradanti fondati sul genere sono un ostacolo per creare una società moderna e paritaria. Non manca l’invito a Calderoli a dimettersi. «Ha offeso la ministra Kyenge due volte, in quanto nera e in quanto donna, smettiamo di trattare questi episodi come incidenti istituzionali», dice l’assessore ai Servizi Sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino. «Vorrei vivere in un Paese in cui non devo chiedere le dimissioni del vicepresidente del Senato, perché si sarebbe già dimesso da solo», aggiunge il segretario generale Cgil, Susanna Camusso, che poi trascina la platea in un lungo applauso ampliando l’orizzonte della violenza sulle donne alla vicenda di Alma Shalabayeva e della figlia: «Ma se non fossero state una moglie e una bambina le avremmo restituite a un dittatore?». Senza etica, c’è la barbarie, dice. «La condizione della donna è una misura della democrazia», conclude chiedendo che i centri antiviolenza escano dalla lunga stagione dell’emergenza fondi e siano riconosciuti come Livelli essenziali di assistenza.

(Corriere della Sera – 16 luglio 2013)

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